la separazione
Una delle mie abitudini, quando viaggio, è quella di portare con me dei libri "lasciati in sospeso".
Credo sia perchè in fin dei conti ogni viaggio ti aiuta in qualche riflesione, e comunque a chiudere e ripensare dei percorsi.
E chiudere dei "libri" aiuta - uno come me - ad avere il ricordo dei "punti" che mettiamo alle "frasi" che compongono i capitoli del libro della nostra vita.
Tra i quattro libri che mi hanno accompagnato, ne ho terminati due.
E anche in questo caso - non tanto per scelta, quanto per istinto, la scelta è "capitata bene".
Uno in particolare l'ho finito con questi due brani... esattamente dopo un ultimo sms alle 2.12 in una stanza di albergo...
...di quelle che poi la mattina lasci e non ci tornerai più, a meno di non chiederla esplicitamente.
E' un libro che mi ha regalato Alberto Vito due anni fa.
Dopo lunghe e preziose chiacchierate che mi hanno fatto crescere con me stesso.
Il libro è "vicende familiari e giustizia" - e a me - da tempo - mancava l'ultimo capitolo - intravisto spesso, ma mai affrontato, a firma di Luisa Errico.
Quello che mi ha fermato sono state le prime righe di Luisa... L'ottica che fin qui ha accompagnato gli articoli che precedono tiene conto...dei sentimenti.
E adesso, che ho concluso il mio libro, sui "figli della comunicazione" credo che istintivamente qualcosa mi abbia detto che ero pronto.
In realtà - le sorprese - come accade spesso nei libri - sarebbero state due.
Più che indicate.
E ve le regalo - come a me le ha regalate Luisa che li ha citati - e come a tutti le hanno regalate Diego da Silva e Mc Ewan.
Le separazioni vivono di lontananza, sono vecchiaie che vanno accompagnate per mano, gli si resta vicino ed è tutto quello che si può fare, un sorso d'acqua, una carezza ogni tanto, rendergli meno infelice la morte, aspettare che venga il momento in cui il rumore degli estranei che ti passano accanto diventi un suono tollerabile e il ricordo di quei giorni insieme soffochi sotto il peso del tempo, perchè è quello che bisogna fare ingrossare e diventare massa, lasciare che si dilati e chiuda quante più vie è possibile, in modo che il profilo che hai amato si intacchi almeno un poco e si confonda con quello di chiunque altro, diventando un profilo qualsisi composto dagli stessi pezzi reperibili su mille altri corpi e non più l'irripetibile, riservata bellezza che è sempre stata per te; e l'odore suo e suo soltanto, che impastava la mente ed appannava la vista appena lo sentivi nell'abbraccio, una mattina si ritrovi in un'essenza contenuta nel più insignificante degli oggetti, magari in una saponetta o in una stoffa, e somigliando a quella si declassi a odore come tanti e smetta di farti male, e così tutto il resto, le mani, gli occhi, le unghie, il sesso, ...le parole dette e negate, le coincidenze raccontate mille volte, ogni prezioso dettaglio si disperda nella moltitudine indifferenziata delle cose simili sino a morire senza proteste, facendoti dire che forse è stato meglio così, e comportarti come se ci credessi.
...smetti di domandarti che cosa ci ha rovinato e perchè, lo sai come si comporta il dolore, non puoi parlarci, non sente ragioni e non le riconosce, ne fa carta stracia e dopo ti morde soo con più voglia, ...allora lascialo fare, aspetta che si stanchi, aspetta...
"...com'è morto?.... Credo si sia semplicemente lasciato andare, ... desiderava la sicurezza dell'infanzia, la mancanza di potere, l'obbligo all'obbedienza e la libertà che ne consegue: libertà da denaro, decisioni, progetti, esigenze: diceva sempre di voler fuggire dal tempo, dagli appuntamenti, dagli orari, dalle scadenze. l'infanzia per lui era l'assenza di tempo... diceva di avere delle responsabilità precisenei riguardi dei propri desideri e di dover fare qualcosa in proposito prima che il tempo rendesse tutto impossibile. Può darsi che gli sia stata negata un'infanzia..."
e con queste righe mi sono addormentato.
spegnendo il cellulare.
non volendo più rispondere a niente.
nè... sentire nulla...