Anche in Campania una proposta di legge in favore dei “giovani professionisti”
Dopo la Toscana, finalmente arriva anche in Campania una proposta di legge in favore dei “giovani professionisti”.
L’aspetto interessante della legge proposta da Antonio Marciano è nell’articolo 3 dove si legge testualmente tra i fini “valorizzare la rilevanza economica e sociale della professione, quale risorsa prioritaria dell'economia della conoscenza; favorire il pieno sviluppo della persona umana, le sue libertà e dignità, nonché l'effettiva partecipazione dei professionisti all'organizzazione politica, economica e sociale del territorio regionale; agevolare e favorire l’esercizio della professione da parte dei giovani professionisti…”
Che finalmente ci si renda conto della rilevanza economica – ed ancor più sociale – della risorsa professionale?
Un parallelismo che possiamo fare con la legge regionale toscana è che mentre questa prevede misure “specifiche” in termini finanziari per i professionisti, nel testo di legge proposto in Campania si “estende” – forse anche “troppo” – ai professionisti quanto previsto per le imprese.
Nello specifico si legge all’articolo 7: 1. I provvedimenti regionali che introducono agevolazioni o incentivi diretti a favorire lo sviluppo dell’occupazione e gli investimenti non possono escludere dalle categorie dei destinatari di tali benefici coloro che esercitano attività professionali.
2. La legislazione regionale e la programmazione comunitaria che dispongono finanziamenti, agevolazioni e incentivi, di qualunque natura, per le imprese devono essere riformulate, al fine di estenderle, per quanto compatibile, ai professionisti, con particolare riferimento ai giovani.
3. Saranno privilegiate le aggregazioni tra professionisti e interprofessionali costituite in prevalenza da giovani e quelle che costituiscono sedi operative all’estero nei principali mercati emergenti.
4. La Regione si impegna ad estendere alle aggregazioni professionali tra giovani professionisti i crediti d’imposta riconosciuti alle imprese.
Così fu “introdotta” la legge toscana del 2008:
«Pur avendo l’idea giusta, a molti ragazzi – ha affermato l’assessore alle riforme istituzionali Agostino Fragai – mancano le risorse e lo start-up per aprire, ad esempio, uno studio. La legge toscana, innovativa nella sua formulazione, non prevede peraltro solo prestiti a tirocinanti e giovani professionisti: centinaia i possibili beneficiari. Dà vita infatti a una commissione regionale, dove ordini ed associazioni esprimeranno il loro parere sui provvedimenti che interessano le professioni intellettuali e dove potranno avanzare anche proposte alla Regione. E crea una struttura multidisciplinare pensata come raccordo e cabina di regia per la formazione, a servizio dei professionisti ma anche degli utenti. In virtù di un emendamento presentato dall’opposizione sarà istituita inoltre presso la Regione una camera di conciliazione per controversie che si possano aprire tra professionisti e enti pubblici: un’alternativa al tribunale amministrativo».
La differenza sostanziale tra i due testi risiede nella equiparazione in Campania tra Professionisti e Imprese.
Ad una prima lettura il parallelismo farebbe storcere il naso a molti economisti, che partirebbero da alcune considerazioni sui “fondamentali” che differenziano le categorie interessate: dimensione, patrimonio, fini, capacità produttiva e di sviluppo territoriale…
Con tutti i rischi che certamente possono esserci nel momento “applicativo” di questa legge, però vorrei rispondere a queste obiezioni ed “accompagnare” questa legge con alcune considerazioni.
In Campania, come nel meridione d’Italia in generale, l’attività professionale è spesso sostitutiva ed integrativa della carenza di altri percorsi lavorativi, ed è la strada per “restare” nel territorio d’origine.
Se guardiamo al dimensionamento reale/medio delle imprese, spesso non si distanziano da un medio studio associato di professionisti, sia in termini di unità lavorative, sia in termini di fatturato, sia in termini di incidenza sul PIL locale.
In Campania in particolare le attività “intellettuali/professionali” costituiscono circa il 25% della “produzione di ricchezza” ad esempio.
Sempre sul piano della applicazione “reale” di un intervento legislativo del genere, equiparare imprese e professionisti, amplia la capacità di controllo sull’intervento di finanziamento, con maggiori garanzie e una maggiore capacità di “legame” tra misura di intervento e obiettivo da raggiungere (e questo ad esempio a differenza dei vari interventi quali il prestito d’onore).
Da ultimo, uno degli aspetti che viene spesso sottovalutato, è quella che dovrebbe essere la vera “forza/motore” delle attività professionali/intellettuali – in particolar modo quelle integrate e associate – ovvero la capacità di progettazione e di attrazione di investimenti e risorse.
Forse sarebbe esattamente questo il punto programmatico vero su cui fare una scelta di sviluppo organico e strutturale nelle nostre regioni: investire sull’aggregazione e sulla integrazione, per favorire il rafforzamento dei professionisti e facilitarne l’interlocuzione nazionale ed internazionale, agganciando gli interventi non solo a obiettivi di crescita “interna” ma anche alla capacità di attrazione e di sviluppo di progetti industriali e di produzione terziaria.
Che qualcosa in questi termini ed in questa direzione cominci a muoversi, è e resta un bene, anche in termini di apertura della discussione e declinazione delle possibili aree di miglioramento, augurandoci che tra le mille puntualizzazioni che potranno esserci, non si perda di vista l’obiettivo costruttivo e di prospettiva che dovrebbe accomunare ogni attività legislativa.
E non stupisce – di certo non mi stupisce – che una buona proposta di legge da cui partire – venga da un giovane consigliere di esperienza, come Antonio Marciano, che da sempre ha dialogato proprio con il tessuto produttivo regionale, e con lo stesso ha ragionato in termini di prospettive di sviluppo.
[il testo della proposta di legge]