Diario minimo del mio personale NapoliTeatroFestival
Questa città per un mese ha saputo, ancora una volta, essere magica. Davvero. Per chi ha voluto – come sempre è una scelta – c’è stata (e c’è ancora) una rassegna teatrale come poche in Europa – e forse al mondo. E perdersela è un delitto. Verso se stessi prima di tutto.
Un viaggio nel possibile, nel probabile. Nel provabile. Nell’immaginabile.
Io ho fatto un mio personale viaggio. Che finisce qui. E ve lo regalo.
Non avrei potuto cominciare meglio questo viaggio che con Romeo e Giulietta. Un amore “impossibile” eppure emblema eterno del vero amore possibile. La forza contro ogni altra forza per la realizzazione di se stessi nell’altro.
Ho continuato con i calci magici de “el diego”. Quella voglia di superare e superarsi. Farcela, andare avanti, e segnare. Anche contro tutto e tutti. Portando una squadra ed una città oltre se stessa.
È stata la volta di “Elettra” (Romani). Con la sua straordinaria “storia comune”. Perché dietro una storia eccezionale resta un’umanità spesso dimenticata, non letta, non conosciuta, non affrontata, non raccontata… che il mondo non vede o non vuol vedere…
Non avevo ancora apprezzato il mio viaggio…
Ecco “les adieux”. Storia del dramma della famiglia “anni ottanta” Il nostro tempo infondo. Il dramma del figlio rifiutato. Il dramma della famiglia anaffettiva – in cui non si pesa la carezza non data. La paura di un amore vero. La follia della violenza.
Ed ecco “Brat” – storia da un lontano-vicino-senza-tempo e quotidiana. Un cantiere in movimento…
…e infine “i Demoni” Una intera giornata di teatro. Con il pranzo e la cena e le pause. E parlarsi. E esserci. Vicini, poi lontani, poi di nuovo vicini. Ma… …i demoni…. Che se non li affronti, annulli, uccidi, allontani… ….allora tornano… E distruggono tutto fuori. E distruggono tutto dentro. E restano, vincenti, sempre loro.
Il mio viaggio finisce qui. Questo viaggio personale. Questa scoperta che alle volte solo il teatro aiuta, con un sottile suo filo rosso, a delineare e disvelare.
Forse Alla fine del viaggio Non sono stati – tra i moltissimi – spettacoli “venuti lì a caso”…
Ed anche di questo Ringrazio la magia di questa città E saperla cogliere Nel nostro tempo.
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Chi sa Chi ha saputo Chi c’era Attore o spettatore di questo viaggio Sappia andare oltre queste poche righe E accogliere l’imperfezione Di questo io narrante
Poche righe Infondo Per accompagnare Nel silenzio Un sipario che si chiude.
[21 giugno 2010]