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Michele Di Salvo
08 Nov

E tuttavia, questo è un giorno di vittoria.

Pubblicato da micheledisalvo  - Tags:  Appunti di viaggio, Pasolini, Standard

Nell'epoca in cui tutto è conflitto, ed in cui il conflitto e lo scontro vengono usati come "mezzo" per il consenso politico, in cui siamo spinti a "vincere" ad ogni costo, e conta solo quello, in cui nessuno ti insegna il valore dell'impegno, il senso del saper perdere, il "lavoro" di costruzione come ricchezza indipendente dal risultato finale, e questo nella sfera lavorativa, sociale e purtroppo anche privata e relazionale, mi è venuto in mente questo bellissimo testo di Pierpaolo Pasolini.

Poco letto, poco conosciuto, da cui Cisco Bellotti ha tratto una bellissima canzone qualche anno fa.

So che è un pò "lungo" - ma "sta qui".

Come tutte le cose... nella piena libertà e disponibilità di chi volesse... quando più gli aggrada...

...io ci ho pensato perché...

spesso stiamo lì...

e diciamo e ascoltiamo frasi come "ho vinto"...

ma nessuno chiede mai "cos'è vincere...?"

e io...

guardo il cielo... e vedo il sole...

e mi dico...

boh...

forse per me questo è aver già vinto...

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La vittoria (P.Pasolini)

Dove sono le armi?

Ho solo quelle della mia ragione

e nella mia violenza non c'è posto

anche per la traccia di un atto che non è

intellettuale. E 'ridicolo

se, suggerito da mio sogno su questo

mattino grigio, che i morti possono vedere

e altri morti vedranno, ma anche per noi

è solo un altro mattino,

Io urlo parole di lotta?

Chissà cosa sarà di me

a mezzogiorno, ma il vecchio poeta è "gioia ab"

che parla come un'allodola o uno storno o

un desiderio giovane per morire.

Dove sono le armi? Ai vecchi tempi

non tornerà, lo so; il rosso

Aprils dei giovani se ne sono andati.

Solo un sogno, di gioia, può aprire

una stagione di dolore armati.

Io che era un partigiano disarmato,

mistico, senza barba, senza nome,

ora ho il senso della vita orribilmente

seme profumato della Resistenza.

Al mattino le foglie sono ancora

come una volta sul Tagliamento

e Livenza, non è una tempesta in arrivo

o la notte cadere. E 'l'assenza

della vita, contemplando se stesso,

le distanze da se stesso, intento a

comprensione quei terribili ancora sereno

forze che ancora riempirlo-aroma di aprile!

un giovane armato per ogni filo d'erba,

ciascun volontario un desiderio di morire.

. . . . . . . . .

Buona. Mi sveglio e, per la prima volta

nella mia vita, voglio prendere le armi.

Assurdo dire che nella poesia

E di quattro amici di Roma, due di Parma

Chi mi capisce in questa nostalgia

idealmente tradotto dal tedesco, in questo archeologico

calma, che contempla una soleggiata, spopolata

Italia, patria di partigiani barbariche che scendono

Alpi e Appennini, giù le antiche strade ...

Il mio furore arriva solo agli albori.

A mezzogiorno io sarò con i miei connazionali

al lavoro, a pasti, in realtà, che solleva

la bandiera, oggi bianco, dei destini generali.

E voi, comunisti, i miei compagni / noncomrades,

ombre dei compagni, estranei cugini di primo grado

perso nel presente così come il lontano,

giorni inimmaginabili del futuro, è, senza nome

padri che hanno sentito le chiamate che

Pensavo fossero come il mio, che

ora bruciano come fuochi abbandonati

freddo in pianura, lungo sonno

fiumi, sulle bombe cave montagne. . . .

. . . . . . . . .

Prendo su di me tutta la colpa (il mio vecchio

vocazione, non confessato, il lavoro facile)

per la nostra debolezza disperata,

per cui milioni di noi,

tutte con una vita in comune, non poteva

persistono fino alla fine. E 'finita,

cantiamo insieme, Tralala: Sono in calo,

sempre meno, le ultime foglie di

la guerra e la vittoria martirizzati,

distrutto a poco a poco da quello che

sarebbe diventato realtà,

non solo di reazione cari, ma anche la nascita di

bella socialdemocrazia, Tralala.

Colgo (con piacere) su di me il senso di colpa

per aver lasciato tutto com'era:

per la sconfitta, per la sfiducia, per lo sporco

speranze degli Anni Bitter, tralla.

E mi prenderà su di me la struggente

dolore della nostalgia più bui,

che chiama le cose pentito

con la verità, come a quasi

resuscitare loro o ricostruire la distrutta

condizioni che le hanno rese necessarie (trallallallalla). . . .

. . . . . . . . .

Dove sono le armi più, pacifico

produttivi in Italia, voi che non hanno importanza nel mondo?

In questa tranquillità servile, che giustifica

Braccio di ieri, di oggi busto, dal sublime

al ridicolo e nella solitudine più perfetta,

J'accuse! Non, calmati, del governo o del latifondo

o il Monopoli, ma piuttosto la loro sommi sacerdoti,

Italia gli intellettuali, tutti,

anche coloro che giustamente si definiscono

i miei buoni amici. Questi devono essere stati i peggiori

anni della loro vita: per aver accettato

una realtà che non esisteva. Il risultato

connivente di questo, di questa appropriazione indebita di ideali,

è che la vera realtà ora non ha poeti.

(Io? Sono essiccato, obsoleto.)

Ora che è uscito in mezzo a Togliatti

gli echi degli scioperi all'ultimo sangue,

vecchio, in compagnia dei profeti,

che, ahimè, avevano ragione, io sogno di armi

nascosti nel fango, il fango elegiaco

dove i bambini giocano e antichi padri fatica-

mentre dalle lapidi malinconia cade,

le liste di crack nomi,

le porte delle tombe esplodere,

ei cadaveri giovani cappotti

portavano in quegli anni, la larghi

pantaloni, il berretto militare sulla loro il partigiano

capelli, scende, lungo le pareti

dove i mercati stand, lungo i percorsi

che uniscono orti della città

alle colline. Scendono dalle loro tombe, i giovani

i cui occhi contenere qualcosa di diverso da amore:

una follia segreta, di uomini che combattono

come se chiamato da un destino diverso dal proprio.

Con quel segreto che non è più un segreto,

discendono, in silenzio, sotto il sole nascente,

e, anche se così vicino alla morte, il loro è il battistrada felice

di coloro che viaggio molto in tutto il mondo.

Ma sono gli abitanti delle montagne, della natura selvaggia

rive del Po, del luoghi più remoti

il più freddo nelle pianure. Che cosa stanno facendo qui?

Essi sono tornati, e nessuno può fermarli. Non nascondono

le loro armi, di cui sono titolari, senza dolore o gioia,

e nessuno li guarda, come se accecati dalla vergogna

in quel lampeggiante osceni di pistole, in quel passo di avvoltoi

che scendono verso il loro dovere oscurare alla luce del sole.

. . . . . . . . .

Chi ha il coraggio di dire loro

che l'ideale segretamente bruciore agli occhi

è finito, appartiene ad un altro tempo, che i bambini

dei loro fratelli non hanno combattuto per anni,

e che una storia crudele nuovo prodotto

altri ideali, silenziosamente li corrompe?. . .

Ruvido come barbari poveri, toccherà

le cose nuove che in questi due decenni umano

la crudeltà ha procurato, le cose incapace di muoversi

coloro che cercano la giustizia. . . .

Ma dobbiamo festeggiare, apriamo le bottiglie

del buon vino della Cooperativa. . . .

Per sempre nuove vittorie, e Bastiglie nuovo!

Rafosco, Baco. . . . Lunga vita!

Per la tua salute, vecchio amico! Forza, compagno!

Ei migliori auguri per la festa bellissima!

Da oltre ai vigneti, al di là degli stagni fattoria

arriva il sole: dalle tombe vuote,

dalle lapidi bianche, da quel tempo lontano.

Ma ora che sono qui, violento, assurdo,

con le voci strane di emigranti,

impiccati ai pali della luce, strangolato da garrotes,

che li porterà nella lotta di nuovo?

Togliatti si è finalmente vecchio,

che voleva essere tutta la vita,

e tiene allarmato nel petto,

come un papa, tutto l'amore che abbiamo per lui,

anche se stentata dall'affetto epico,

lealtà che accetta anche il più inumano

frutto di una lucidità bruciata, tenace come un scabie.

"Tutta la politica è Realpolitik," in guerra

anima, con la tua rabbia delicato!

Non si riconosce un'anima diversa da questa

che ha tutte la prosa di un uomo intelligente,

del rivoluzionario dedicato al onesti

uomo comune (anche la complicità

con gli assassini degli Anni Bitter innestati

sul protettore classicismo, il che rende

il comunista rispettabile): non si riconosce il cuore

che diventa schiavo al suo nemico, e se ne va

dove il nemico va, guidato da una storia

che è la storia di entrambi, e li rende, in fondo,

perversamente, fratelli, non si riconoscono le paure

di una coscienza che, alle prese con il mondo,

condivide le regole della lotta nel corso dei secoli,

come attraverso un pessimismo in cui spera

annegare a diventare più virile. Gioioso

con una gioia che non conosce agenda nascosta,

questo esercito cieco nel buio

luce solare di morti giovani viene

e aspetta. Se il loro padre, il loro capo, assorbito

in un dibattito con potenza misteriosa e legata

per la sua dialettica, che la storia si rinnova incessantemente-

se li abbandona,

tra le montagne bianche, in pianura sereno,

a poco a poco in seno barbara

dei figli, l'odio diventa amore di odio,

brucia solo in loro, i pochi, i prescelti.

Ah, disperazione che non conosce leggi!

Ah, anarchia, l'amore libero

della Santità, con le tue canzoni valorosi!

. . . . . . . . .

Colgo anche su di me la colpa per aver cercato

tradire, per lottare arrendersi,

per accettare il bene come il male minore,

antinomie simmetrica che ritengo

nel pugno, come le vecchie abitudini. . . .

Tutti i problemi dell'uomo, con le loro dichiarazioni terribile

di ambiguità (il nodo di solitudini

dell'ego che si sente morire

e non vuole venire davanti a Dio nudo):

tutto questo prendo su di me, in modo che io possa capire,

dall'interno, il frutto di questa ambiguità:

un uomo amato, in questo non calcolate

Aprile, da cui un migliaio di giovani

caduto dal mondo al di là aspettano, fiduciosi, un segno

che ha la forza di una fede senza pietà,

per consacrare la loro rabbia umile.

Struggimento via entro Nenni è l'incertezza

con la quale ha ri-entrato nel gioco, e l'abile

coerenza, la grandezza accettato,

con la quale ha rinunciato affetto epico,

se la sua anima poteva pretendere titolo

ad esso: e, uscendo da una fase brechtiano

nelle ombre del backstage,

dove apprende nuove parole per la realtà, l'incerto

rompe eroe a caro prezzo a se stesso la catena

che lo ha legato, come un vecchio idolo, al popolo,

dando un nuovo dolore per la sua vecchiaia.

Il Cervis giovane, mio fratello Guido,

i giovani di Reggio ucciso nel 1960,

con la loro casta e forte e fedele

gli occhi, fonte di luce santa,

guardano a lui, e aspettano la sua vecchie parole.

Ma, un eroe ormai diviso, manca

ormai una voce che tocca il cuore:

si appella alla ragione che non è la ragione,

alla sorella triste della ragione, che vuole

di comprendere la realtà nella realtà, con una passione

che rifiuta ogni estremismo, ogni temerarietà.

Che dire di loro? Che la realtà ha una tensione nuova,

che è quello che è, e ormai si è

nessun corso se non per accettarlo. . . .

Che la rivoluzione diventa un deserto

se è sempre senza vittoria. . . che non può essere

troppo tardi per chi vuole vincere, ma non con la violenza

del vecchio, armi disperata. . . .

Che si deve sacrificare la coerenza

per l'incoerenza della vita, tentare un creatore

dialogo, anche se questo va contro la nostra coscienza.

Che la realtà, anche questo piccolo, avaro

Stato è più grande di noi, è sempre una cosa impressionante:

e si deve essere parte di esso, per quanto amara che sia. . . .

Ma come si aspetta che siano ragionevoli,

questo gruppo di uomini ansiosi che hanno lasciato, come

le canzoni dicono-casa, sposa,

la vita stessa, in particolare in nome della Ragione?

. . . . . . . . .

Ma ci può essere una parte dell'anima di Nenni che vuole

a dire a questi compagni provengono dal mondo di là,

in abiti militari, con le suole bucate

delle scarpe borghese, e la loro giovinezza

innocentemente assetato di sangue

a gridare: "Dove sono le armi? Andiamo, andiamo

andare, farli, in pagliai, nella terra,

non vedete che non è cambiato nulla?

Quelli che piangevano ancora piangere.

Quelli di voi che hanno un cuore puro e innocente,

andare a parlare nel mezzo dei quartieri poveri,

nei progetti abitativi dei poveri,

che dietro le loro mura e le loro vicoli

nascondere la piaga vergognosa, la passività di coloro

che sanno di essere tagliati fuori dai giorni del futuro.

Quelli di voi che hanno un cuore

dedicata alla lucidità maledetto,

andare nelle fabbriche e nelle scuole

per ricordare le persone che nulla in questi anni ha

cambiato la qualità della conoscenza, pretesto eterna,

forma dolce e inutile del potere, non di verità.

Quelli di voi che obbedire a un onesto

imperativo storico di religione

andare tra i bambini che crescono

con il cuore vuoto di vera passione,

per ricordare loro che il nuovo male

è ancora e sempre la divisione del mondo. Infine,

quelli di voi al quale un triste incidente di nascita

in famiglie senza speranza ha dato le spalle di spessore, il riccio

capelli del criminale, zigomi scuri, occhi senza pietà-

andare, per cominciare, al Crespi, per gli Agnelli,

alla Valletta, per i potentati delle aziende

che ha portato l'Europa fino alle rive del Po:

e per ciascuno di essi viene l'ora che non ha

uguale a quello che hanno e ciò che odio.

Coloro che hanno rubato il bene comune

capitale prezioso e che nessuna legge può

punire, beh, allora, andare a legarli con la corda

di massacri. Alla fine del Piazzale Loreto

ci sono ancora, ridipinto, a poche

pompe di benzina, rossa nella quiete

luce del sole della primavera che ritorna

con il suo destino: è tempo di fare di nuovo un cimitero! "

. . . . . . . . .

Essi stanno lasciando. . . Aiuto! Si tratta di voltare le spalle,

le spalle sotto i cappotti eroico

di mendicanti e disertori. . . . Come sono sereno

le montagne tornano a, con tanta leggerezza

i fucili mitragliatori rubinetto loro fianchi, al battistrada

del sole che tramonta sul intatto

forme di vita, che è diventato quello che era prima

fino in fondo. Aiuto, stanno andando via!-Back alla loro

mondi in silenzio di Marzabotto o di Via Tasso. . . .

Con la testa rotta, la nostra testa, umile

tesoro della famiglia, grande testa del secondogenito,

mio fratello riprende il sanguinoso sonno, solo

tra le foglie secche, nel sereno

ritiri di un bosco nel pre-Alpi, persa in

la pace d'oro di una interminabile Domenica. . . .

. . . . . . . . .

E tuttavia, questo è un giorno di vittoria.

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