Il finto problema della tariffa ridotta per “gli editori”.
Intanto è opportuno fare qualche precisazione “pratica” e concreta – perché come ho sempre sostenuto, uno dei problemi del nostro settore è che noi per primo “spieghiamo poco” e così facendo rischiamo di far pensare a chi non è in questo settore, che veramente certe cose siano dei “privilegi strani”. Intanto, la tariffa cd. ridotta non è per gli editori, ma riguarda il prodotto “libro”. È bene chiarirlo perché qualcuno potrebbe pensare che anche per l’invio di offerte, documenti, comunicazioni, bolle, fatture, contratti, manoscritti… gli “editori” gravino (!?) sulle casse dello Stato. In secondo luogo, diamo qualche cifra – che forse chiarisce anche meglio.
Un editore che spedisce un libro, spende 0,93 euro – l’equivalente non già del relativo “pacco ordinario” – ma a parità di peso ad una lettera che costerebbe circa 3 euro. In più i pacchi editoriali non vengono “tracciati” – quindi non si sa mai se e quando arrivano e se vengono consegnati.
Come tutta la corrispondenza “agevolata” sono “secondari” nelle consegne (ovvero se il camion è pieno, il postino ha già abbastanza corrispondenza… vengono consegnati il giorno seguente). Questo significa che tecnicamente lo stesso pacco – di fatto, costa meno in termini di gestione e di servizi.
Non è una lamentela – è un tacito “patto” che fa sì sostanzialmente che tutti insieme, Stato, Poste Italiane, Editori, lettori (che poi siamo tutti noi) possiamo avere un libro, sempre, in un tempo (salvo eccezioni) comunque ragionevole tutto sommato, senza che venga caricato di costi eccessivi. Consideriamo un libro. La media del coperti nato in Italia è di 13,2 euro. Ordinarlo e riceverlo – con una tariffa “normale” costerebbe tecnicamente il doppio!
I vero nodo tuttavia non è la tariffa postale – credo che questo sia chiaro un po’ a tutti. Se nel nostro paese ci fosse una filiera distributiva “normale” – in cui un libro – qualsiasi libro – avesse uno spazio suo, anche minimo, di diffusione, non sarebbe così “indispensabile” una tariffa di spedizione contenuta forzatamente.
Salvo in rari casi – che di per sé non “fanno mercato” – un lettore “normale” sarebbe portato normalmente a cercare un libro in libreria, e ad acquistarlo lì. Un editore, sarebbe felicissimo di spendere 8 euro per spedire non uno ma dieci libri – con un solo pacco – ad una libreria “normale” che come in tuta Europa “acquista” i libri che riceve (e come avviene per ogni prodotto del resto).
Il vero nodo e la vera questione non è quella della tariffa postale – ma il ripensamento complessivo dell’intera filiera del libro – considerato teoricamente come un bene collettivo e strumento utile alla crescita sociale di un popolo ed alla formazione dell’individuo – ma nel concreto come un settore “piccolo” di cose superflue, spesso fastidiose, soprattutto da parte di chi ha comprato una casa editrice solo per i suoi periodici, e ha creato un modello di televisione commerciale che con il “concetto” di libro e di formazione sociale non ha nulla a che vedere…
Togliere questo strumento di “abbassamento del prezzo” (non certo agevolazione strutturale) serve solo a rende impossibile l’attività a qualcosa come duemila case editrici – la cui presenza fa si che alcune case editrici – che contano sul mercato solo” il 9,8% (Mondadori) in realtà possano pesare molto dippiù…!!! Quello che sparisce non è solo un tessuto di aziende – ma di offerta e di scelta “alternativa” di contenuti. Che già non ha spazio in libreria e così facendo non arriva nemmeno al lettore finale.
E ogni qualvolta gli editori osano chieder un ripensamento degli spazi e della distribuzione, il buon Letta, fine conoscitore del mondo editoriale, fa la seguente operazione: revoca la TRE… per poi dopo un mesetto dire “noi siamo quelli che vengono incontro all’editoria” e la ripristinano. Che poi è dire violentemente: mo se continuate a chiedere, vi facciamo sparire del tutto! E lo posso fare davvero – questo è il dramma!
Ora – spacciare al pubblico la Tariffa Ridotta come un privilegio – e toglierla un interesse dello Stato – è talmente falso che finisce con l’essere un paradosso. La Tariffa Editoriale Ridotta consente di non mettere mano a interventi strutturali che costerebbero molto più di 2,8milioni di euro l’anno (tanto è quanto paga lo Stato per questa tariffa – solo per i libri – dieci volte tanto quella per i giornali di partito!!!). Costerebbe dippiù fare una politica seria di sostegno al libro – che va ripetuto – è sostegno alla formazione della coscienza civile di una nazione. Toglierebbe molto a qualcuno dover ripensare la distribuzione – imponendo quote minime diffusionali (come avviene per i giornali).
Ma ancor più – se badiamo ai conti – con 2,8milioni di intervento sulle tariffe postali – il governo dovrebbe ricordare che ne riceve 25milioni in irpef, 18 in irpeg, genera un indotto di 500milioni… solo per parlare di un migliaio di case editrici che pubblicano almeno 20 titoli l’anno e hanno una dimensione di meno di 1,5mln di fatturato.
Dovrebbe ricordare il Governo che ogni presidente di commissione parlamentare ha diritto a spedire la propria corrispondenza – non solo istituzionale, ma tutta!! – completamente gratis – e che ogni presidenza di commissione spedisce corrispondenza stimata in una forbice tra 800mila e 2,5milioni di euro – OGNI COMMISSIONE!
Noi editori dovremmo un momento essere noi a rilanciare. Benissimo – noi ci stiamo a togliere la TRE – ma adesso ridiscutiamo tutto il sistema… completamente e complessivamente… Questa si che sarebbe una bella “sfida costruttiva” che rimetterebbe il libro al centro – e che lancerebbe un segnale concreto di civiltà.
Se dovessimo ri-citare quanto detto da Eugenio Garin, secondo cui "Non si fa storia della cultura senza fare storia dell'editoria", dovremmo ammettere che il capitolo relativo all’Italia è davvero triste…