4 marzo 2012 - Caro amico ti scrivo...
Nel nostro tempo accade che i poeti muoiono, e che non ne nascano di nuovi. Nel nostro tempo, siamo pronti a scegliere le parole – quelle che non urtano, e che non fanno rumore. Parole senza coscienza, senza critica, senza fattività, senza alcun peso. Scivolano nell’aria al tempo della morte dei poeti.
Ci perdiamo dietro la questione del dire o nel non dire, nel mistificare i fatti, così che la realtà non faccia male a qualcuno, non tocchi qualche luogo comune, e ci consenta domani di fare a parole grandi battaglie di cui però i vergogniamo quando quelle stesse parole ci devono toccare.
Ci perdiamo nel voyeurismo di dover discutere e parlare di tutto delle vite private altrui, giudicandole e soppesandole con il parametro indiscutibile di metri etici e morali, con un rigore riservato solo e sempre agli altri, mentre a noi riserviamo ogni genere di attenuante.
Confondiamo il finto riserbo con la mistificazione, inventiamo pseudonimi per non urtare le nostre coscienze, dietro l’utile e perbenista paravento di un’improbabile delicatezza, che altro non è che una socialmente utile menzogna.
…nel silenzio di chi ci ha mostrato che la verità non è per forza bandiera, che il riserbo non è finzione o nascondimento, di chi ha chiamato le cose per nome, per tutta una vita, facendone mestiere, e per quelle parole venendo amato, e nondimeno meriterebbe il rispetto di altrettanta verità nelle parole.
Alla fine siamo viaggiatori, dovremo avere tutti l’umiltà di farci domande, senza la pretesa di dare sempre risposte. Proprio come il volo di una rondine, di una rondine che molte volte ci è forse passata acconto recitando questi versi, che troppo distrattamente abbiamo ascoltato
Vorrei entrare dentro i fili di una radio E volare sopra i tetti delle città Incontrare le espressioni dialettali Mescolarmi con l’odore del caffè Fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali E con la polvere dei sogni volare e volare Al fresco delle stelle, anche più in là. Vorrei girare il cielo come le rondini E ogni tanto fermarmi qua e là Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici E come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità. Vorrei seguire ogni battito del mio cuore Per capire cosa succede dentro e cos’è che lo muove Da dove viene ogni tanto questo strano dolore Vorrei capire insomma che cos’è l’amore Dov’è che si prende, dov’è che si dà.
Buon viaggio Lucio, forse un giorno ci ricorderemo di ricordare senza parlare, e scriveremo una nostra personale lettera “ad un caro amico, anche solo per distrarci un po’… e siccome sei molto lontano, più forte…”