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Michele Di Salvo
20 Mar

La "borghesia" al potere e il mercato delle sentenze

Pubblicato da micheledisalvo  - Tags:  borghesia, camorra, corruzione, giudici, guardia di finanza, Napoli, Politica, Società

Li vediamo tutti i giorni camminare a testa alta, girare per le “vie del centro” con mogli, amanti, figli a fare shopping. Non si storca il naso ipocritamente alla citazione “amanti” – come fosse un qualcosa di nascosto. In questa città è tutto fintamente sconosciuto, soprattutto quello di cui tutti sanno e sparlano alla spalle mentre mostrano sorrisi di circostanza in cene auto celebrative che scimmiottano una mondanità inesistente. Non si è professore universitario se non si ha un codazzo inutile che faccia scena, e qualche incarico pubblico ben pagato che fa blasone (e spesso compensi un curriculum scadente – sorretto dal cognome di nascita); non si è docenti preparati se non si boccia molto agli esami (e la valutazione della preparazione è un dettaglio opinabile). Non si è commercialista o avvocato preparato se non si fa parte di qualche commissione, e soprattutto se non si ha una solida base di un qualche contratto di consulenza pubblica – compenso professionale per appoggi elettorali.

Io non sono di quelli che condanna la ricchezza a priori; la considero di questi tempi la misura del lavoro e della preparazione. Non di meno ho sempre rifiutato l’idea la ricchezza in sé sia un valore, men che meno il segno di una benevolenza divina, o che sia “il valore” delle persone - e almeno in questa città in cui non c’è un reale tessuto produttivo e imprenditoriale, l’ho sempre guardata con sospetto. Non che siamo peggio di altre realtà – in questo l’Italia è unita davvero e nelle sfumature più strane e nei rivoli più patologici. Ho sempre considerato però un indice sviluppo economico insano quello in cui certe proporzioni risultavano troppo sfalzate – e da noi gli indici tra impresa, rendita e professioni proprio non reggono, e questo senza scendere nelle più patologiche valutazioni delle “tipologie”, sia di imprese che di professioni.

“Se vuoi colpire la mafia, colpisci i suoi avvocati ed i suoi commercialisti” recitava Tom Cruise nel film “il socio” – e così dovrebbe essere, come fu per il processo ad Alfonso Capone. Se mettiamo davvero in pratica questa semplice lezione, che dovrebbe essere una ovvietà, senza ledere il diritto alla difesa di nessuno, ma colpendo le connivenze e gli eccessi e gli interessi, allora davvero tocca farci un’analisi di coscienza collettiva. Si perché già me la vedo la “Napoli bene” (come a Roma o Milano o Firenze) parlare di soppiatto al bar, al ristorante, per strada “Hai visto? Chi lo avrebbe detto…” ed al contempo assolversi in un implicito “io sono diverso”. E invece no. Perché a tutti noi compete scegliere e vedere.

Tutti noi siamo conniventi del primario che ci dirotta sulla sua clinica privata e non chiamiamo in quel preciso momento la Guardia di Finanza, quando non chiediamo uno scontrino fiscale al ristorante, quando per risparmiare non ci chiediamo la provenienza di un certo bene, quando non ci chiediamo come si acquistino case e appartamenti “fuori misura”. Quando dall’estetista incontriamo la moglie che spende migliaia di euro per trattamenti di bellezza per la figlia che non ne ha bisogno (imponendo un modello che poi deprechiamo in società!) mentre il marito spende altrettanto per l’amante… e tutti sanno… e nessuno dice niente… e nessuno si domanda come faccia a mantenere tutto questo… [perché in società c’è una asimmetria sottile per cui le veline (rifatte?) che si sposano coi calciatori per soldi, mentre “mia figlia” (ritoccata!) sposa un uomo affermato (economicamente) “per amore”] Già perché fa società parlare di nascosto, sparlare, fare la morale, giudicare, guardare dall’alto in basso gli altri, considerare se stessi sempre su un altro livello… sinché poi un giorno… Fa società avere ville, macchine, cellulari, vestiti all’ultima moda, gioielli… sino a quando…

La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per un miliardo di euro, ha arrestato in diverse forme oltre sessanta tra commercialisti, avvocati, docenti universitari e giudici tributari. Gli stessi che non ti puoi permettere di consultare per una cartella esattoriale sbagliata, o che ti condannano per pochi euro o per un vizio di forma. Ma questa non è la stessa cosa, e non va riportata nel patologico divario sociale e dell’ingessamento delle professioni e delle carriere (anche se a ben vedere la continuità tra i cognomi nonché a conoscere le parentele di questa città anche questa è un’ennesima triste occasione di conferma). L’arroganza dell’impunità e la patologica connivenza questa volta non riguardano i, seppur gravi e deprecabili, episodi ci corruzione a fini di lucro. Stavolta la parte che dovrebbe essere quella “migliore”, più preparata, della nostra società, quella che dovrebbe essere al suo servizio, in realtà è complice, connivente, serva, corrotta, prezzolata, dalla camorra. Quella che spara, che uccide, che rende certi quartieri “malfamati” per la “Napoli bene”, quella che uccide i figli di questa terra con la droga, per la quale si ruba nelle case della Napoli bene che depreca i furti, ma tutto questo fiume di denaro torna nelle tasche di questi giudici morali.

Con quel sangue e quelle sofferenze, e con l’ipoteca più dura sul nostro futuro e sulla nostra economia, vengono pagate le auto, le case, i vestiti, i gioielli, i cellulari, le cure di bellezza delle figlie, delle mogli e delle amanti… …e con qualche cena mondana le coscienze di amici, parenti, vicini di casa, che mi sembra di sentire vociare irreprensibili sentenze moraliste.

p.s. Tra qualche mese la maggior parte di loro sarà fuori, con tante scuse. Lo Stato combatte una battaglia impari se la Camorra può comprare dodici giudici tributari, e due docenti di diritto tributario, i pubblici ministeri su quali consulenti di parte potranno contare? E poi, tutti incensurati, gente stimata e preparata, che facilmente dimostrerà di aver al massimo “svolto un incarico professionale”. Non è qui il punto. Sino a quando la misura della di una persona sarà per noi il suo patrimonio queste connivenze non finiranno mai, e contemporaneamente il tiro sarà sempre più alto, ed altrettanto però la nostra coscienza collettiva sarà sempre più sporca. E per questo, non c’è sentenza di assoluzione o condanna penale che cambi le cose.

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