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Michele Di Salvo
11 Jun

L'importante è sparare a zero - ovvero L'Espresso verso il congresso del PD

Pubblicato da micheledisalvo  - Tags:  Andrea Orlando, Campagna elettorale, Editoria, giornali, giornalismo, Matteo Orfini, partito democratico, pd, Politica, Stefano Fassina

E' capitato anche a me di leggere questo articolo, ma stavolta con mia straordinaria sorpresa ho anche trovato una replica cui aggiungere davvero ben poco. Mi limiterò pertanto a sottoscrivere, pienamente, l'articolo che riporto e cito, al quale aggiungo solo una considerazione personale. Ormai sparare a zero fa audience, basta farlo, anche se non ci si documenta, anche se non si sa quello che si dice. Lo si fa spesso su "parole chiave", basta seguire la corrente... tanto si sa, alla fine "basta che se ne parli" e spesso le smentite e le repliche hanno meno eco dell'articolo principale.

Come la penso, su molti e tanti, credoc he questo blog sia pieno. Nondimeno non ogni critica è "uguale" e francamente da un giornale, che pretende autorevolezza, ci aspetteremo qualitativamente qualcosa "di più e di meglio" di un'opinione aggressivamente scritta male, pretenziosa, e infondata oltre che per nulla documentata. Peggio la penso, se possibile, di chi sfrutta l'autorevolezza della testata su cui scrive per fondare la mancanza di autorevolezza del suo scritto.

Aggiungo solo, a beneficio di Ruffini, che Matteo Orfini è laureato in lettere, indirizzo archeologico, è archeologo e ha anni di scavi alle spalle, anche con ruolo di direzione, è cresciuto nella sezione Mazzini del PDS poi DS poi PD di cui è stato il più giovane presidente. Su Stefano Fassina di cui dici che "cercando sul sito del FMI, escono solo 7 documenti col suo nome, e ... cercando sui siti che contano per le pubblicazioni degli economisti (SSRN o EconPapers, per citarne due)..." a. non esistono solo quelli, b. contano per chi? c. non si candida mica a fare il preside di Harvard (e nemmeno il professore universitario) d. un pò scarna come accusa, venendo da chi non ha fatto nemmeno quello, no? (e non sono un fan di Fassina, anzi spesso sono in disaccordo anche tecnico con lui!).

Premesso tutto questo, che L'Espresso faccia "campagna elettorale" in vista dei congressi del PD è fatto e storia nota... un tempo però, almeno, lo faceva direttamente, con più stile, e senza servi sciocchi...

Da lacorrente.com cito e copio Antonio Bruno - invitando a leggere anche i numerosi commenti all'articolo.

Oggi mentre stavo in treno, tra il prendere atto per l’ennesima volta degli ordinari disservizi riguardanti i trasporti campani e l’ascoltare i pendolari che si lamentavano della situazione economica e politica italiana, mi è capitato di leggere questo articolo. Un titolo che mi ha incuriosito “Orfini, Orlando e Fassina: ma chi sono?“, dato che il gruppo De Benedetti – editore de “l’Espresso” – sta giocando la sua partita politica all’interno del PD. In ogni caso, Orfini, Orlando e Fassina sono esponenti politici del Pd che non mi appassionano più di tanto, pur apprezzando alcune loro posizioni politiche. Sul piano politico ci sarebbero tantissimi argomenti per contestare i “giovani turchi”, ma nell’articolo in questione non si parla di politica. Mi ha sorpreso, ma nemmeno più di tanto – sono un lettore laico de ”l’Espresso” e ho un fondato pregiudizio nei confronti della stampa che pretende di eterodirigere i partiti” –  il contenuto dell’articolo. La questione di fondo affrontata da Ernesto Maria Ruffini è: i curricula di Fassina, Orlando e Orfini non sono niente di che e per fare politica servono i titoli  “perché nei paesi seri l’accesso alla politica è per titoli, meriti e, in non pochi luoghi, anche per esami”. Caro Ernesto Maria Ruffini, pur sapendo che non leggerai questo articolo, ti ricordo che non sempre un grande medico è capace di governare la sanità, che un giurista con curriculum di 10 pagine non è detto che sappia fare il Ministro della Giustizia. La Politica non  si impara all’università. Probabilmente queste cose le sai, ma stai semplicemente facendo politica utilizzando una tecnica nota nelle redazioni di molti giornali: l’argomentazione ad hominem. I tecnici si chiamano così perché sono esperti in determinati settori. Un Politico non deve necessariamente essere un tecnico, perché si possono avere anche 8 lauree e 200 pubblicazioni, ma ciò non significa – sic et sempliciter – possedere una visione d’insieme della società. Non esistono certificazioni utili ad accertare le qualità politiche. Solitamente, in politica, si usano altri parametri: capacità di elaborazione politica, consenso, risultati ecc… Caro Ernesto Maria Ruffini, potevi trovare altri argomenti per “colpire” i giovani turchi, perché se sono questi gli strumenti di lotta tesi a migliorare la qualità della politica italiana, vuol dire che siamo rovinati già prima che Talaat, Enver e Gemal diventino importanti politici italiani. Ti ricordo che negli Stati Uniti, Paese da te citato come esempio di meritocrazia politica, sono stati eletti Presidenti persone come Ronald Reagan (con un curriculum da attore) e George W. Bush (che al di là del curriculum, se non avesse avuto quel cognome al massimo poteva fare l’amministratore di condominio). Non servono gli esempi americani per confutare la tua tesi, possiamo guardare anche alla storia politica italiana.

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