L'era del fotomontaggio: nessuna regola per vendere creature inventate
È l’ultima frontiera della manipolazione per immagini. E stavolta senza più alcun limite, ma andiamo con ordine. Il marketing dell’estetica ha superato se stesso, e dopo le modelle “vere anoressiche” e il fotoritocco ovunque nasce l’era del “fotomontaggio” – un qualcosa di simile a una novella “creatura” senza nome, come quella del dr. Frankenstein.
È di questi giorni la copertina di un settimanale molto diffuso, in distribuzione con il Corriere della Sera. La foto di copertina non è loro, ma credo che un buon giornale non possa per questo sentirsi (se non legalmente, almeno deontologicamente) responsabile per il modello e il messaggio che ne deriva. In copertina dicevo Jennifer Lawrence. Completamente ritoccata con Photoshop (pelle, colore, seno, guance, collo, zigomi, make-up…) è il prototipo di questa nuova frontiera della comunicazione creata per immagini.
La nostra “creatura” non ha pancia!
Non ci avevate fatto caso?
L’addome, per definizione funzionale è “proteso verso l’esterno ed ha un ombelico”.
Vi mostro intanto due “pance” femminili.
Per carità, in ottima forma e stato, ma assolutamente normali e vere!
Adesso vi propongo due “schiene” – anche qui, di due modelle decisamente in forma, ma almeno “vere”. La schiena, per definizione, si presenta con un canale rientrante lungo la linea della spina dorsale, e due file verso l’esterno dovute all’attaccamento della fascia muscolare dorsale.
Ebbene, se ci fate caso, la nostra “creatura” che chiameremo “Jennifer reload” altro non è che una sorta di Barbie con al posto della pancia, la schiena!
In principio era l’imposizione di un modello estetico, di fatto obbligando le giovani modelle a non mangiare, e inducendo l’anoressia. Era la fine degli anni ottanta, e questo imput sociale ha portato alla diffusione di un canone estetico che vedeva nella cd. taglia 42 un limite da non superare – incurante di età, fase della crescita, equilibrio psicofisico e psicosomatico, delle tipicità culturali, geografiche, alimentari… un unico modello estetico massificato e tendenzialmente globale. Sullo sfondo, il grande business di cosmetici, chirurgia estetica, dietologia più o meno aggressiva, casi di moda… il mondo economico più ricco, quello del lusso, ha drogato in maniera esasperata l’imposizione di questi canoni.
In una seconda fase, con lo sviluppo di software sempre più sofisticati, è stata la volta del “foto ritocco”: pelli lisce, colorate in maniera omogenea e vellutata, imponevano visi e corpi privi di qualsiasi imperfezione, dalla ruga all’ombra, all’occhiaia, alla normale piega della pelle. Tutto doveva “sparire” per generare un’aura quasi magica, che doveva far passare un messaggio di “appartenenza ad un’altra dimensione”, un altro mondo… perfetto e “bello”. Queste pratiche così esasperate hanno se possibile drogato ancora di più il giro di denaro legato al mondo della cosmesi femminile, facendo diventare un fenomeno di massa il ricorso al botulino (diventato d’uso comune) e soprattutto alla chirurgia estetica. Come non ricordare i casi delle ragazze che desiderano come regalo per la maggiore età “un seno nuovo”.
Nel mondo ormai di plastica, oltre alle protesi al silicone, pochi sanno (perché pochi vogliono sapere!) che in molti cosmetici (ad esempio nei rossetti) c’è placenta animale, per dare il senso dell’idratazione, mentre in quasi tutte le “creme corpo” quella sensazione vellutata è data dal silicone liquido. Come mi spiegano all’associazione nazionale di ecodermatologia: “Esistono moltissimi tipi di siliconi cosmetici, che vanno da quelli ciclici, con struttura ad anello, che sono pochissimo untuosi ed evaporano in poco tempo (cyclomethicone, cyclopentasiloxane, cyclohexasiloxane), a quelli mediamente unti e che non evaporano (dimethicone e composti) a quelli molto untuosi e pesanti, come il dimethicone copolyol. Sono sostanze cha hanno ottime caratteristiche per il formulatore cosmetico, il quale considera che: - sono leggeri e non danno la stessa sensazione di untuosità dei grassi vegetali - conferiscono un'impareggiabile tocco setoso sulla pelle - sono resistenti al calore e all'ossidazione, e non forniscono terreno di coltura per i batteri - abbattono la schiuma, ovvero evitano il formarsi della scia bianca mentre si spalma una crema, anche in percentuali molto basse - non danno allergie, non penetrano all'interno della pelle - sono idrorepellenti - aumentano la performance dei filtri solari sia chimici che fisici Con essi, quindi, si possono formulare per esempio creme solari che resistano all'acqua, creme viso che diano un'immediata sensazione di efficacia a causa dell'effetto seta che donano alla pelle dove vengono spalmati, creme corpo non untuose ma vellutanti, prodotti per capelli che lucidano e non appesantiscono, fondotinta che si spalmano in un velo uniforme con ottima resa cosmetica”
Bene, ora che sappiamo cosa ci spalmiamo addosso, veniamo al resto. Tralasciamo per un attimo i mille rimedi “senza sforzo” che spuntano come funghi nel periodo estivo, e ricordiamo alcuni principi base difficilmente eludibili: - fare “sforzo fisico” non è sostituibile: oltre a bruciare riserve (grassi), l’aumento della massa muscolare e la sua attivazione aumenta il metabolismo, con un effetto che dura nel tempo (oltre a tutti i benefici circolatori e fisici) - non esistono “diete magiche”, perché ciascuna toglie qualcosa e carica di qualcosaltro - spiacente, ma niente sostituisce un dietologo (medico o biologo) che se serio ha alcune caratteristiche: non vi promette miracoli, vi richiede qualche sacrificio, vi proporrà una alimentazione varia e moderata e pasti frequenti - mangiare poco e spesso abbassa l’indice glicemico, ovvero “il come e quanto vengono assimilati gli alimenti”, ma ogni stagione ha le sue regole… di queste regole ve ne sono moltissime, ma hanno un elemento comune: la serietà e l’ineluttabile considerazione che molte cose si possono comprare coi soldi, ma non il benessere fisico senza sforzo.
Dato che queste semplici e vere cognizioni ormai si stanno diffondendo, il marketing dell’estetica ha superato se stesso. È l’era del “fotomontaggio” – un qualcosa di simile a una novella “creatura” senza nome, come quella del dr. Frankenstein. E io mi chiedo, davvero non ci sono più confini applicabili? Davvero “nessuno è responsabile” nel creare e diffondere questi modelli estetici “irreali” (e quindi inarrivabili) cui si attaccano le nostre figlie? Ma davvero non ci rendiamo conto di quanto tutto questo sia pericoloso?