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Michele Di Salvo
17 Sep

La mafia verso le elezioni in Siclia

Pubblicato da micheledisalvo  - Tags:  assessore regionale, Cateno De Luca, Domenico Rotella, elezioni regionali, Fabio Mancuso, forconi, Franco Mineo, Gianfranco Micciche', Girolamo Fazio, Giuseppe Buzzanca, Giuseppe Drago, Giuseppe Fava, Lombardo, MAS, Musumeci, Nino Drago, pdl, PID, Politica, regione siciliana, Riccardo Minardo, Roberto Corona, Rudy Maira, Salvino Caputo, Società

Tutto nasce da un semplice post su Facebook. Una immagine, a dire il vero, con l’elenco di alcuni condannati o inquisiti che si candidano nelle imminenti elezioni regionali all’ARS – assemblea regionale siciliana – parlamento regionale a statuto (e stipendi e poteri e guarentige) omologato al Senato della Repubblica. …poi un commento… “…infangare e gettare sospetti - sistematicamente - sui propri avversari politici è considerato comportamento virtuoso in questo contesto politico e culturale…”

E allora io ne prendo una caso di questi signori citati e vediamo chi è il sig. Giuseppe Drago che si candida…

Giuseppe Carmelo Drago (classe 1955). Già vicepresidente nazionale del CCD, è stato presidente della Regione Siciliana nel 1998, sottosegretario di Stato alla Difesa (2004-2005) e agli Esteri dal 2005 al 2006. Drago è stato interdetto temporaneamente dai pubblici uffici. Medico igienista, nel 1991 viene eletto all'Assemblea Regionale Siciliana, nella lista del PSI, nel collegio di Ragusa. Nel 1995 aderisce al CCD e diviene assessore regionale al Lavoro. Rieletto nel 1996, con il maggior numero di preferenze tra tutti i partiti in tutta la Regione, dapprima è capogruppo del suo partito, poi nel 1998 per otto mesi è presidente della Regione alla guida di un governo di centro destra. Per un breve tempo aderisce all'Udeur, e nel 1999 è vice segretario nazionale del CCD. Nel 2000 è assessore alla Presidenza nella giunta guidata da Vincenzo Leanza. Viene eletto Deputato alla Camera dal 2001 al 2006, e nel dicembre 2004 è nominato nel governo Berlusconi II sottosegretario alla difesa. Nel 2005, nel Governo Berlusconi III è sottosegretario agli esteri. Alle elezioni del 9/10 aprile 2006 è stato rieletto nelle file dell'Udc a Montecitorio nella circoscrizione Sicilia II. Componente della XIV Commissione per le Politiche dell'Unione Europea. Assume il ruolo di vice presidente del gruppo dell'Udc alla Camera. Dal 14 gennaio 2008 è stato presidente del Consiglio d'amministrazione del Consorzio Universitario della Provincia di Ragusa, al suo posto è subentrato il senatore Giovanni Mauro. Alle elezioni politiche del 2008 viene rieletto alla Camera dei deputati nella lista dell'Udc nella Circoscrizione Sicilia 2. A settembre 2010, insieme ai deputati meridionali Saverio Romano, Calogero Mannino, Giuseppe Ruvolo e Michele Pisacane, entra in polemica con il leader dell'UDC Pierferdinando Casini e il 28 settembre 2010 aderisce al Gruppo misto fondando con loro la componente Popolari per l'Italia di domani (Pid). I 5 deputati abbandonano quindi il ruolo di opposizione, per il quale erano stati eletti nell'UDC, e si schierano a sostegno della maggioranza parlamentare di centrodestra di Silvio Berlusconi; come primo atto votano favorevolmente il voto di fiducia al Governo.

Nel 2003 è stato condannato in primo grado per il reato di peculato dal Tribunale di Palermo, con sentenza della prima Sezione penale del 3/2 - 8/10/2003, alla pena di tre anni e tre mesi di reclusione, per essersi appropriato di fondi riservati della Regione Siciliana. Il 24 gennaio 2003 è stato condannato dalla Sezione giurisdizionale per la Sicilia della Corte dei Conti "a restituire alla Regione Siciliana la somma di euro 123.123,00 per l'utilizzo improprio, anche dopo le dimissioni dalla carica, di tali fondi riservati". Nel novembre 2006 la Corte di appello di Palermo conferma la condanna. Nel maggio 2009 la Corte di Cassazione, sesta sezione penale, con sentenza n. 23066, conferma la condanna a tre anni e l'interdizione dai pubblici uffici (per una durata da stabilire in sede di esecuzione della pena), nei confronti degli ex presidenti della Regione Siciliana Giuseppe Drago e Giuseppe Provenzano che si sono appropriati, senza fare rendiconti, dei fondi riservati della Presidenza della Regione; per entrambi, la pena è condonata. La questione era stata sollevata dall'on. Angelo Capodicasa, presidente della Regione Siciliana che li ha succeduti. A causa della pena accessoria, applicata con ordinanza della Corte di appello di Palermo del 13 novembre 2009, dell'interdizione dai pubblici uffici temporanea, Giuseppe Drago dovrebbe perdere il diritto ad occupare il seggio alla Camera dei deputati. Un provvedimento è stato approvato dalla Giunta per le elezioni della Camera dei deputati che ha disposto la decadenza di Giuseppe Drago dalla carica di parlamentare e sul quale la Camera deve pronunciarsi per confermare la decadenza. Il 9 novembre 2010 la Camera dei deputati avrebbe dovuto votare in aula in merito al procedimento di decadenza dal mandato dell'onorevole Drago, il quale ha preceduto le votazioni dimettendosi dalla carica di deputato della Repubblica Italiana. Il 17 novembre successivo la Camera ha accolto le dimissioni di Drago con 364 voti favorevoli e 208 contrari.

Una curiosità. Cotanto rampollo è figlio di Nino Drago. Entrambi processati per tangenti, della corrente di Salvo Lima. L'onorevole Nino Drago – padre – il giorno dopo l’assassinio del giornalista Giuseppe Fava chiese una chiusura rapida delle indagini perché «altrimenti i cavalieri (del lavoro ndr) potrebbero decidere di trasferire le loro fabbriche al Nord». Il sindaco di allora, Angelo Munzone, del suo stesso partito e corrente, ribadì che la mafia a Catania non esisteva.

Ecco cos’è la Mafia. Troppo comodo confonderla e limitarla solo a “quella che spara”. La minaccia di trasferire le attività economiche in una terra già stremata dalla mancanza di lavoro, è in certi casi peggiore di una pistola puntata alla tempia. Ma questi signori ormai non parlano più. Lasciano che qualcuno commenti ripetendo le solite frasi fatte e ben note ““…infangare e gettare sospetti - sistematicamente - sui propri avversari politici..”

L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati. (Paolo Borsellino)

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