L'editoria digitale feudale
Questo articolo appena uscito mi piace moltissimo. Discute e fa discutere – ed in un momento di profonda trasformazione (dovrebbe) dell’informazione, che rispecchia (anche qui dovrebbe) la trasformazione della società e dei suoi modi di “informarsi e comunicare” – credo sia utile. Per alcuni versi si ricollega al ragionamento complessivo che si cercava di fare sui quotidiani e la rete, e sull’approccio ad un certo tipo di comunicazione.
Liberamente cito:
Questi per sommi capi i principi del Feudalesimo Digitale:
Sottrazione del codice: il contadino digitale non deve poter avere accesso al codice di programmazione. L'esperienza deve essere quanto più standardizzata possibile (v. Facebook), al massimo si concedo temi preconfigurati (v. Wordpress.com). Se vuoi fare qualcosa di più devi sobbarcarti costi il che ovviamente disincentiva la massa... Vi sembrerà folle ma i bambini della mia generazione trovavano in edicola manuali di programmazione per progettarsi videogiochi da soli. Adesso tutto è ridotto a scimmiette spaziali che riempiono campi.
Tutto gratis: in perfetta continuità con i loro modelli dell'Alto Medioevo, i Feudatari Digitali hanno convinto i contadini che sostengono costi astronomici. Non può esistere un rapporto paritario. Il Feudatario offre gratis sicurezza dallo spauracchio degli hacker e servizi belli e divertenti... in cambio chiede solo ore di lavoro gratuito.
Pagare in visibilità: l'intero sistema di like, +1, retweet, commenti, menzioni è basato sul generare l'illusione che se ottieni 500 condivisioni a un post o 1000 visualizzazioni giornaliere hai in qualche modo raggiunto una sorta di status da celebrità, che un domani monetizzerai.
Intruppare nella Piramide Digitale: la distruzione della Rete a grafo in favore della Piramide Digitale è tutta funzionale allo sfruttamento del lavoro gratuito. Il mazzo che si fanno le twitstar per scalare la Piramide è assolutamente commuovente per la quantità di vita distrutta che si lasciano alle spalle per giungere all'agognata comparsata televisiva.
L'importante è il buzz: al Feudatario Digitale non interessa un accidenti di cosa scriva il contadino digitale. L'importante è che produca testi indicizzabili dai motori di ricerca e che provveda a spammarli ovunque per generare traffico. Lo spam è la struttura base del Feudalesimo Digitale. E più si è compulsivi meglio è, fino allo spam umano.
Accesso limitato alle metriche: meno cose vede il contadino, meglio è. Le condivisioni generano ottimismo, le visualizzazioni possono generare depressione. Chiunque conosca bene le metriche del proprio blog, apra un blog per una grossa testata online e abbia accesso alle metriche noterà una cosa: fa lo stesso esatto numero di visite del proprio blog (anzi qualcosa di meno).
Alimentare il senso di inferiorità: Il Latifondista Digitale cerca poi di giustificare il ricorso alle pratiche summenzionate lamentando che lui paga solo i giornalisti seri, che producono notizie vere... pertanto tutti gli altri contenuti li accoglie magnanimamente come dei "commentoni estesi"... Vai tu a spiegare che la totalità di quello che gira in rete è prodotto da giornalisti copypasta, che non fanno che emettere traduzioni googlate e ripostare quanto affiora dall'iceberg digitale, spesso senza neppure capirlo...
Così si arriva a questa splendida economia drogata in cui tutto è in funzione del marketing più becero. In cui qualunque contributo culturale diventa concime per ingrassare algoritmi, social ads, sistemi di profilazione della clientela.