Primarie 2.0
Abbiamo scritto molto sulle primarie. Come istituto in generale e nello specifico contingente di queste “nostre” primarie. Quelle che sono fatte e si fanno, e quelle che qualcuno teme troppo perché si facciano.
Il dibattito televisivo finale tra Renzi e Bersani di ieri sarebbe stato la degna conclusione di primarie originali ma “consolidate” come modello, innovative solo per “casa nostra” – per cui anche il solo fatto che si facciano confronti e primarie è un fatto degno di nota.
Se ci limitassimo a ieri, tutto normale, e potremmo discutere di come i due si sono presentati, come hanno parlato, di come si sono preparati e sono stati preparati.
Se nella sostanza delle cose dette vince Bersani, di mestiere, esperienza, e forma.
Nella comunicazione vince Renzi: mai una testa calata, non una smorfia, mai dimesso, quando non parla si pone in posizione di ascolto e fa bruciare a Bersani una replica a vuoto.
Molto preparato Bersani nella “risposta lunga” in cui riempie pienamente il minutaggio, molto ben preparato invece Renzi sullo “short” in 30 secondi.
In sostanza i due pareggiano: Bersani di suo, che nell’aneddoto finale riesce anche a conquistare la pancia oltre alla testa dei suoi; Renzi grazie ai suoi spin, che segnano un gran bel punto sul nome della supporter di Milano.
Ben giocata… ma senza nessun affondo definitivo.
E potremmo discutere sul fatto che l’intera struttura, per una volta, è stata abilmente pensata dalla Rai (che recupera su Sky di mestiere, spessore e struttura) anche per ottenere un effetto amplificato sui social network, recuperando quindi ex post un pubblico “giovane” che forse non si aspettava di avere in share in prima serata.
Ottimo anche il fair play. Almeno in tv, sullo strumento “tradizionale” e di fronte ad un pubblico “immaginabile”… tutto bene e “nelle regole della comunicazione tradizionale”… sino alle 23.00. Da quel momento si è “scatenato l’inferno” – come hanno rilevato stamattina. Forse dormivano e non avevano capito in quale secolo viviamo al comitato dei garanti? Forse è il caso di declinare il concetto di “ricambio generazionale”, perché alla fine il regolamento delle primarie era perfetto… se applicato sino a dieci anni fa, o messo in campo tra sfidanti ultracinquantenni. In tutto il regolamento il comitato garanti presieduto da Luigi Berlinguer (classe 1932!!!) non ha messo alcuna regola alla campagna via web… E quando la conduttrice ha chiesto “domani che farete?” infatti Bersani era tranquillo, Renzi in un sovrappensiero poco “inconsapevole”… e l’ha girata a battuta. Renzi forse non ha gradito il “….non so, credo tu (se perderai) tornerai a fare il sindaco, non so…” Bersani deve aver creduto al “ti dico le cose in faccia e non alle spalle… e se perdo ti supporterò lealmente…” Renzi tra le righe dei non detto però lo aveva nondetto chiaramente: “se perdo..” ma “ce la giochiamo sino alla fine…” e non scherzava. Bersani credeva fosse finita la serata?
E allora “al mio tre scatenate l’inferno…” Per carità, tempesta di lago in confronto alle campagne web alla Chavez, alla “egiziana”, ed ai 1,3mld di dollari spesi in web in America. Ma se l’altro dorme… l’effetto è enorme. Che è successo? Niente di che. Solo 12 milioni di mail (stima per difetto) in una sola notte per invitare su un sito modificato in mezzora le persone ad andare a votare – anche se non possono per regolamento! Solo una campagna virale da 120mila condivisioni sui socialnetwok (stima per difetto) per invitare a “scrivere al comitato per chiedere di votare”. Qualche pagina pubblicitaria comprata sui giornali.
Tutto spontaneo, hanno detto. Vabbè mo non esageriamo. Le pagine di giornale sono state prenotate due giorni prima. Il sito predisposto nella nuova versione da cinque giorni. Le mail partite da 10 server diversi, e in forma “anonima” e massiva con “destinatario sconosciuto” (a blocchi da 50mail per volta)… dovevano essere preparate e divise in database, e scritte e corrette per tempo, e mandate dopo il dibattito e soprattutto dopo che il nuovo sito fosse stato messo online.
Lo scopo? Se ti giochi tutto tenti di tutto. “chi sta dietro Renzi” sa che si vince per opinione e che la forbice non è ampia tutto sommato. Sanno però anche che il comitato garanti “è vecchio”, lento (replicare con una conferenza stampa di un anziano signore in maglioncino alle 12 è un auto goal), non sa come porre rimedio, non ha sanzioni in mano.
Quale lo scopo? Mettere in crisi il sistema elettorale. Porre il problema politico in maniera massiccia. Che succede se si presentano 500mila persone che non possono ma dichiarano di voler votare per il partito “democratico”? Se Renzi (come le previsioni dicono) perderà, potrà dire che avrebbe vinto se “i democratici” avessero fatto votare chi ne faceva richiesta. Ed anche questa è una vittoria politica. Se per la calca – che si augura di aver stimolato – dovessero allargarsi le maglie elettorali, lui sa che vincerebbe. Se la maglia non si allarga, allora avrà indebolito la legittimità di Bersani.
Tutto questo però sfata a livello di comunicazione – se qualcuno lo dicesse chiaramente sarebbe meglio! – la spontaneità di “Adesso Renzi” che si fa riconoscere alla fine per quello che è: una sofisticata macchina da guerra (per carità anche gioiosa) elettorale. E questo fa cambiare occhi e prospettiva su tutta la campagna, che forse così “trasparente” non è e non è stata. E qualcuno potrebbe dire che dietro il concetto di rottamazione altrui ci sia un arrivismo spietato ed a tutti i costi, fatto di qualsiasi metodo utile per vincere.
Però la lezione è più ampia. Benvenuti nelle primarie 2.0. Dove nell’epoca della rete il web non è “a chi ha il sito più carino”, ma conta chi in rete ci sta sul serio e ne usa tutte le potenzialità, con ogni strumento utile. Come sempre la risposta o è contestuale o è inutile, e a tre giorni dal voto non hai tempo per spiegare e vincere con il fair play. Si, le “primarie 2.0” non danno doppie occasioni, e non si pareggia mai.