L'Italia del 12 dicembre
Quando sei piccolo, in quella fase in cui i genitori si arrendono e non ti dicono più “non devi fare a botte” perché sanno che è ineluttabile, i toni diventano “non si tirano i pungi in testa e in pancia perché è pericoloso”. Difficile fare a botte con questi paletti da ragazzini, però il concetto rende bene l’idea.
Il 12 dicembre 1969 avvengono in Italia nell'arco di 53 minuti 5 attentati. La prima esplosione avvenne alle ore 16:37: una bomba scoppiò nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana, uccidendo diciassette persone e ferendone altre ottantotto.
Una seconda bomba viene rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala. Viene fatta brillare distruggendo in tal modo elementi probatori di possibile importanza per risalire all'origine dell'esplosivo e a chi abbia preparato gli ordigni.
Una terza bomba esplode a Roma alle 16:55 dello stesso giorno nel passaggio sotterraneo che collega l'entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio, ferendo tredici persone.
Altre due bombe esplodono a Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all'Altare della Patria e l'altra all'ingresso del Museo Centrale del Risorgimento, in Piazza Venezia, ferendo quattro persone.
Cinque attentati terroristici, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, che colpiscono contemporaneamente le due maggiori città d'Italia: Roma e Milano.
Due pugni in testa e tre in pancia di questa giovane ragazza di vent’anni appena che era la Repubblica Italiana che quel giorno qualcuno aveva deciso che doveva morire!
E qualcuno, alla mia generazione, vuole ancora far credere che in tempo in cui non c’erano cellulari e computer e internet questa sequenza nazionale sarebbe stata organizzata da coppie di studenti senza alcuna esperienza militare!
E chi lo fece credere allora è colpevole, e chi ce lo ripete oggi è complice ancora più di ieri.
[da Viaggio in Italia, gli anni di piombo]