I parlamentari a 5 stelle e il popolo italiano
E accadde che dopo il voto del 25 febbraio il popolo italiano – in un voto decisamente di protesta – diede un enorme consenso al Movimento5Stelle.
E accadde che senza preferenze, e senza nessun processo selettivo autentico, e senza che nessuno di quei cittadini italiani conoscesse i nomi e le storie, venissero eletti circa 160 parlamentari di quel movimento.
Accadde che nessuno di migliaia di giornalisti di questo paese, che spesso sono più presi dalle proprie opinioni che non dalla natura vera dl proprio lavoro, ovvero raccontare i fatti, si prendesse la briga (nel loro caso semplicemente facesse il proprio mestiere) di informare i cittadini su chi erano e cosa facevano “prima”, ed oggi pensano di “recuperare” scovando fatti e misfatti di questi “normali cittadini italiani”.
Certo, stona e stride l’autodefinirsi a cinque stelle, gridare al “vecchio ladrone e bandito”, urlare di essere di “porterà l’onestà in parlamento”, e poi vedere – nel pieno stile italico – curriculum falsificati, mamma e figlio eletti uno alla camera e uno al senato, vivere in una casa abusiva, essere un evasore, non sapere nemmeno dove sta il palazzo del senato e quali siano le mansioni di un senatore, sentir parlare di microchip sottocutanei e di qualsiasi teoria del complotto presente nel sottobosco della rete per voyeur.
Ma noi siamo così, questo è il vero spessore del popolo italiano, e ci siamo invece sempre augurati di poter farci rappresentare dalla “parte migliore” di noi… Ed è ipocrita, oggi, “sparare al grillino” che altro non è che la sintesi della più grande operazione mistificatoria della storia patria, e non di meno il prototipo di un soggetto nuovo, e invece dovremmo domandarci “dov’eravamo noi benpensanti” che le loro storie e le loro piccole magagne le urliamo oggi, e non le cercavamo nemmeno sino a ieri.
Non mi interessa nemmeno tornare sul tema del loro leader – che è in sé la sintesi direi di un programma politico ed al contempo il prodotto perfetto del peggio della prima repubblica: un evasore totale recidivo, con 80 processi in corso, molti dei quali per diffamazione, che propone la sua leggina ad personam per “abolire la diffamazione come reato penale”, un milionario che parla di crisi e di salari sociali e di ridurre le paghe altrui, uno che ha un senso dello Stato tale che in piena crisi politica dice ad un giornale tedesco che siamo fuori dall’euro (costo della battuta 2miliardi di euro a carico nostro), e che come tutti gli evasori ha direttamente o indirettamente qualche bella società off-shore.
Quello di cui mi interessa parlare è il prodotto. Realizzato sula strada spianata della tv commerciale made in mediaset che per anni ci ha inculcato il facile guadagno attraverso i concorsi a premi – che altro non erano che ore ed ore di pubblicità indiretta – e che ci ha abituato a vestire, parlare, consumare, pensare e considerare valore tutti allo stesso modo. La comunicazione berlusconiana ci ha portato di necessità a non cercare “il migliore tra noi” ma immedesimarci tutti, livellati verso il basso, nel prototipo del cittadino-medio-consumatore, che per acquisire valore doveva poter essere anche onnipotente, e cui spettavano i suoi warroliani cinque minuti di notorietà.
Io ho grande stima della maggior parte del “popolo penta stellato”. È quella parte “migliore” della nostra società che per ventanni non ha trovato alcuno spazio di rappresentanza nella vita politica italiana, e non di meno non ha cessato di indignarsi e impegnarsi nel sociale, ciascuno nella sua piccola-grande battaglia. E la prima grande responsabilità di chi ha fatto politica in questi anni è proprio quella di non aver dato voce e rispetto a questo mondo, e venendo meno al proprio ruolo, non ne è stato interprete e voce. E così è successo che lasciando com’era una legge elettorale vergognosa, per non mettere in discussione il proprio scanno parlamentare, si è fatto sì che i cittadini oggi hanno votato un simbolo, che gli è stato venduto come l’unico atto di protesta possibile, senza che nessuno vedesse i nomi delle persone che ne sarebbero stati eletti.
Io, proprio perché rispetto molto il popolo italiano, e anche più quella parte che si indigna e si impegna quotidianamente, sono certo che se i giornalisti e i politici avessero fatto una migliore informazione, quel popolo avrebbe agito diversamente. Sono altrettanto certo che – per quanto bella e lusinghiera l’idea – in pochi avrebbero votato quei nomi e quelle persone, anche semplicemente come amministratori del proprio condominio.
Io sono certo che chi ha votato per eleggere un parlamentare, sapeva più consapevolmente dei parlamentari stessi eletti, che non eleggeva giudici, magistrati, controllori, ma “persone che hanno il compito di scrivere e votare leggi” e di collaborare tutti, in coscienza e senza vincolo di mandato, per garantire un governo equo e stabile al paese.
Io sono certo che il popolo italiano non ha votato deputati che “scelgono di sedersi sugli scanni alti per stare col fiato sul collo del collega”, o che vogliono nomine a questore della camera per “controllare” le spese, o che da parlamentari della repubblica non si adoperino per il bene del paese, soprattutto quando passa per scelte non massimaliste e apparentemente scomode per quanto necessarie.
Nell’eleggere “un certo tipo” di parlamentari, solo apparentemente il popolo italiano ha “rappresentato se stesso”, in realtà per una volta il vero popolo italiano è migliore, più serio e responsabile della gran parte dei suoi rappresentanti in quelle camere legislative. In realtà qualsiasi studente, casalinga, impiegato, operaio, di questo paese, fuori da quei palazzi, oggi ha un senso dello Stato maggiore dei loro apparenti rappresentanti. E questo perché c’è stato qualcuno che cavalcando l’onda ha “scelto da solo” i nomi di persone facilmente controllabili, senza competenza, che continuassero, in un contesto ben diverso, a recitare slogan, mentre governare un paese è cosa ben diversa e complessa. Come in effetti sanno bene quei milioni di impiegati, casalinghe, operai che devono arrivare a fine mese e scegliere tra una pizza e un cinema, o come quegli studenti che stringono la cinghia per una laurea vera, che serve a poco, che credono e sperano in una qualsiasi meritocrazia, e che vengono umiliati da un curriculum falso, soprattutto se a 5 stelle.