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Michele Di Salvo
12 Oct

Grillo vs. M5S ovvero la democrazia del capo

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  Beppe Grillo, m5s, Gianroberto Casaleggio, Democrazia, demagogia, populismo, democrazia liquida, Partecipazione, web

È un incessante incalzare di post quello che sta avvenendo sul blog di Beppe Grillo. Tentando con ogni mezzo di cambiare argomento e di “parlare d’altro e di altri”, per mal-celare quello che davvero sta accadendo nel movimento e la crisi del suo potere assoluto. Andiamo però con ordine.

10 ottobre, ore 10.42 – nella categoria “politica” compare il post “il reato di clandestinità”. Quello a firma Grillo-Casaleggio che sconfessa l’operato dei senatori 5Stelle in commissione Giustizia. “iniziativa personale” su un tema che “avrebbe fatto perdere consensi in campagna elettorale”. Quindi, emendamento da ritirare. Seguono circa 19mila condivisioni del post con circa 3500 commenti, in massima parte tutti indignati e contrari.
10 ottobre ore 16.15 – stavolta nella categoria “Movimento”, compare un secondo post che spiega la questione di metodo cui teoricamente i senatori non si sarebbero attenuti. La spiegazione convince poco. Le condivisioni sono circa 2000 e i meno di 1300 commenti non certo lusinghieri sulla linea Grillo.
Per non parlare della oggettiva risibilità. In un web caratterizzato dalla velocità, il partito del web pretenderebbe di indire un referendum su ogni questione e, se la linea approvata non è richiamata nel programma, se ne riparla comunque – referendum a parte – “alle elezioni successive”.
Il caso monta, soprattutto perché del tema “legge Bossi-Fini” i gruppi avevano già discusso, smentendo Grillo, e la linea Grillo-Casaleggio non passa, nemmeno lontanamente, incrinando anche le posizioni più lealista dei fedelissimi.
Ore 18.52 cambio totale di rotta – nella categoria “informazione” stavolta, un post catastrofista sulla situazione economica italiana ed europea dal titolo “la caduta” che registra meno di 600 commenti e meno di 1800 condivisioni.
Segue dibattito accesissimo nella riunione congiunta dei gruppi parlamentari. Telefonata a Grillo che – unitamente a Casaleggio – rifiuta ogni incontro anche solo per discutere la questione: o sib ritira quell’emendamento o lui (e Casaleggio) lascia il movimento. Che poi si traduce nel “mi porto via sito, simbolo, iscritti, contatti, organizzazione…” siete soli e senza nulla…
E qui si consuma il nodo padronale definitivo.
Chi ancora si ostinava a dire che Grillo è solo un megafono e Casaleggio è solo un consulente deve ripensare se stesso e la propria concezione.
Grillo sbatte i pugni e dichiara che “o si fa quello che dice lui o nessuno è a 5 stelle”, in barba all’uno vale uno, alla democrazia della rete, alle decisioni collettive, ai parlamentari-portavoce.
Il Movimento 5 stelle è un’associazione di tre persone (oltre a Grillo suo nipote e il suo commercialista), il simbolo è un marchio registrato di sua proprietà che concede e revoca a suo assoluto piacimento e discrezione. Le liste le chiude lui e sulle candidature decide lui. Punto. il resto è chiacchiere da bar. O da streaming se preferite.
Già, lo streaming. Quella cosa che ciascuno decide se fare o non fare, se e quando è il caso di “rendere trasparente” la stanza a cinque stelle, se e cosa far conoscere nel parlamento che andava aperto con l’apriscatole… movimento cinque stelle escluso.
Rocambolesco come prosegue la giornata di oggi.
Ore 10.47 un post dal titolo “Impeachment a Napolitano?” raccoglie meno di 700 condivisioni e non raggiunge i 400 commenti.
Ore 13.46 nuovo cambio di rotta “Napolitano rispondi” – un pamphlet che in poche righe mette insieme costi della politica, rimborsi elettorali, auto blu, pensioni d’oro, province, commissione antimafia e propone la tesi per cui “si parla ora di indulto e amnistia” per distogliere l’attenzione e pensare ai problemi di Berlusconi. Stavolta i commenti, desolati, sono circa 150 e le condivisioni non arrivano a 300.
Quello che appare, a dire il vero, è proprio la rincorsa di Grillo a distogliere l’attenzione da quanto è accaduto ieri, tra lui e i suoi parlamentari, e più complessivamente a non parlare della profonda frattura con tutta quella base di persone seriamente impegnate nel sociale che avevano creduto – e dato fiducia con il proprio voto – ad una reale possibilità di partecipazione e cambiamento e rinnovamento della vita politica italiana, talvolta chiusa in gruppi ristretti di decisione o in logiche padronali. Tutto smentito – e chiarito – in due giorni. Delusione e amarezza (e frustrazioni) incluse.

E tuttavia, per tornare al post con cui Grillo cercava di chiarire il “metodo” del Movimento 5 stelle, quello del confronto e dei referendum in rete, vanno chiarite almeno due cose. Episodi alla mano.
Ricordate quando a Roma Marino chiese un nome al Movimento 5 Stelle per la sua Giunta? In quell’occasione i penta stellati romani proposero una consultazione. Grillo disse no. E già all’epoca chiarì definitivamente un primo concetto: le consultazioni online si fanno, solo quando dico io e come e se decido io.
Qualche giorno fa poi Grillo rispose alla sua maniera alle numerose domande che in molti gli avevano posto (e non solo giornalisti, essendo questo un tema ricorrente nei commenti sdegnati di ieri) sulla piattaforma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica “queste tiritere da giornalista pidimenoellino sono uno dei tormentoni della politica italiana. Il Sistema Operativo del MoVimento 5 Stelle è in costruzione da due anni.” quindi “delle due l'una, o siete scemi, o siete orbi” continuava. E chiudeva la comunicazione “Una piattaforma non ve la daremo mai.”

Basta essere chiari nella vita.

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Grillo "la piattaforma non l'avrete mai"

Oggi Grillo risponde alla sua maniera alle numerose domande che in molti gli hanno posto sulla piattaforma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica. Non era né una richiesta dei giornalisti né una invenzione, bensì una delle tante cose che Grillo ha promesso ai suoi che avrebbe fatto: una piattaforma per facilitare il confronto interno e attuare scelte di “democrazia liquida” sull’esempio del Partito Pirata tedesco. Dal suo blog oggi dichiara “queste tiritere da giornalista pidimenoellino sono uno dei tormentoni della politica italiana. Il Sistema Operativo del MoVimento 5 Stelle è in costruzione da due anni.” Ed elenca una serie di funzioni ed attività possibili sul suo portale.
In pieno stile Grillo invita a fine post a studiare ed applicarci tutti, perché i giornalisti “delle due l'una, o sono scemi, o sono orbi”. E allora studiamo un po’
“Un sistema operativo in informatica, è un insieme di componenti software, che garantisce l'operatività di base di un calcolatore, coordinando e gestendo le risorse hardware di processamento (processore) e memorizzazione (memoria primaria), le periferiche, le risorse/attività software (processi) e facendo da interfaccia con l'utente, senza il quale quindi non sarebbe possibile l'utilizzo del computer stesso e dei programmi/software specifici” – quindi a meno che Grillo e Casaleggio non vogliano fare concorrenza a Microsoft, Apple o Linux, è molto difficile che si tratti di “un sistema operativo” ma parliamo banalmente di semplici applicazioni. Che, se le studiamo affondo, sono per altro ben disponibili in opernsource e potevano essere messe in piedi in due mesi, e non certo in due anni.
Al massimo, quello che per trasparenza e praticità sarebbe utile agli aderenti al movimento (che Grillo oggi ci informa essere 90mila registrati e da lui validati e non se ne conosce il criterio, né a differenza di tutti i partiti, esiste una lista pubblica, come imporrebbe la legge Anselmi) è un portale, ovvero “un sito web che costituisce un punto di partenza, una porta di ingresso, ad un gruppo consistente di risorse di Internet o di una intranet”. Già, che anche quello nemmeno esiste ed è autonomo, perché non ha un dominio separato ma è un pezzo del blog di Grillo ovvero beppegrillo.it/movimento/parlamento/.
Per intenderci è come se per entrare nel sito del Pdl si dovesse entrare dal sito di Berlusconi, o per accedere al quello del Pd si dovesse passare dal sito personale di Guglielmo Epifani. Ma Grillo ci ricorda sempre che lui è un semplice portavoce, guai a chiamarlo padrone di tutto!
Eppure bastava poco. Bastava creare un sito autonomo e diretto, bastava prendere la base di liquid-feedback e adattarla alle proprie esigenze… ma si sarebbero incontrati almeno tre problemi. Non ci sarebbe potuto essere un controllo assoluto da parte di Grillo, sarebbero calati di molto gli accessi al blog (con relativi guadagni e incassi) e sarebbe stato molto complesso gestire votazioni e scelte e limitare i dibattiti o “filtrare” le persone. In altre parole ci sarebbe potuta essere una vera esperienza di democrazia liquida, seppur limitata, ed una vera partecipazione online.
Che ci pare di capire che a Grillo (e a Casaleggio) non interessi minimamente, anzi.
Come l’hanno presa gli attivisti? Due commenti per tutti.
Eli - “Cos'è. uno scherzo? Avete scritto un articolo solo per farvi insultare? Ci state dicendo che dopo 2 anni ci sono le mailing list? Per favore, se tacevate era meglio. Avete promesso la piattaforma entro settembre, su questo post saremo solo attaccati e ce lo meritiamo.” Ema – “Piu' che un post da cui possano scaturire discussioni mi sembra una comunicazione di servizio ma forse ho capito male io.”
Ma bastava il ps. finale del post “per i giornalisti dubbiosi” e per tutti gli attivisti e simpatizzanti autenticamente impegnati nel Movimento, state sereni e mettetevi l’anima in pace: “Una piattaforma non ve la daremo mai.” La chiarezza prima di tutto.

L'Unità - 12/10/2013

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