Il coerente razzismo di Grillo e Casaleggio - reload
Ieri due parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno presentato un emendamento alla legge Bossi Fini per eliminare almeno la parte che prevede il reato di clandestinità con la relativa obbligatorietà dell’azione penale. Il 20 agosto forse non sapendo forse cosa dire o far scrivere e far postare sul suo blog, Beppe Grillo ci omaggia di un post sul linguaggio in cui fa una scoperta straordinaria “Mentre parli devi continuamente e seriamente valutare se ogni parola che stai per pronunciare può urtare la sensibilità di qualcuno: un gruppo religioso, un'istituzione, una comunità, un'inclinazione sessuale, un'infermità, un popolo”. Ci era venuto il (sano) dubbio che Grillo avesse scoperto il rispetto e l’educazione, o il semplice doveroso senso di responsabilità per cui è sempre bene interrogarsi e ricordare che la libertà di parola non è legittimità di dire sempre qualsiasi cosa ci venga in mente, e che questa misura deve essere proporzionale e responsabile del seguito che si ha.
All’epoca mi venne anche il dubbio che il riferimento poteva essere agli attacchi continui alle più alte cariche dello Stato, in qualsiasi occasione e per qualsiasi cosa pur di emergere e di far parlare di sé. O che il riferimento fosse allo sbandierato autunno caldo. O infine che il riferimento fosse alle sue posizioni – che i tanti sostenitori del movimento volutamente ignorano e su cui glissano con evidente imbarazzo – su gay e immigrazione. Di certo tutte queste affermazioni contrastano molto con l’avere un polso equilibrato della situazione politica italiana, e rendono in realtà sempre più evidente come a Grillo stia più a cuore fomentare e alimentare confusione e destabilizzare che non costruire e proporre.
Di fatto lo stesso Movimento che accusa la Boldrini di fare propaganda, e minaccia impeachment verso il presidente della Repubblica è lo stesso che ha affermato per voce di Roberto Fico, uno dei suoi esponenti più autorevoli, che “Il Movimento Cinque Stelle non fa nessuna propaganda. Cerca con onestà intellettuale di affermare i fatti per trasferire agli italiani una corretta informazione.”
Oggi Grillo e Casaleggio – a doppia firma a scanso di equivoci - hanno attaccato duramente i parlamentari del suo movimento che hanno proposto l’emendamento. Parlano a titolo personale, scrive, “nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell'Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l'Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice "La clandestinità non è più un reato". Lampedusa è al collasso e l'Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?” Frasi oggettivamente degne della Lega prima maniera, quella che populisticamente cavalcava l’onda della pancia popolare e dava la colpa agli immigrati che ci tolgono il lavoro (fatto del tutto falso e infondato, numeri e statistiche alla mano).
ma la vera preoccupazione di Grillo è Casaleggio non è né il tema in sé né la condizione umana dei migranti né il rispetto dei diritti umani. La sua unica preoccupazione è il consenso. E infatti oggi scrive: “Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico.”
Già il consenso popolare a tutti i costi. Al prezzo di mentire, nella peggiore consuetudine della vecchia politica italiana. Grillo cita Franci, Gran Bretagna e Stati Uniti come “più civili di noi”. Forse ha ragione. Infatti ciò che Grillo non dice ai suoi è che in Francia e Gran Bretagna non c’è l’obbligatorietà dell’azione penale in questa fattispecie. Non dice che in Usa solo il Texas prevede tale reato come punibile con il carcere. A questo punto dal Texas importiamo anche pena di morte e sanità privata, visto che questo è il suo modello di civiltà.
Ma per chi pensasse mai che Grillo è nuovo a queste posizioni, tecnicamente razziste, si sbaglia.
Dal suo blog il 17 maggio scorso, cavalcando l’ennesima onda di indignazione Grillo scriveva prendendo come esempi tre casi di violenza.: «Quanti sono i Kabobo d'Italia? Centinaia? Migliaia? Dove vivono? Non lo sa nessuno». Ripesca episodi di violenza. Tutti commessi da immigrati, tutti in qualche modo con un conto aperto con la giustizia. Nell’elenco c’è «un comunitario portoghese che doveva (deve) stare in carcere», «un ghanese che doveva essere considerato sorvegliato speciale per la sua violenza» e «un senegalese il cui decreto di espulsione non è mai stato applicato». Grillo racconta delitti cruenti, stupri. Infine domanda: «Chi è responsabile? ». «Non la Polizia - è la risposta - che più che arrestarli a rischio della vita non può fare. Non la magistratura che è soggetta alle leggi. Non il Parlamento, che ha fatto della sicurezza un voto di scambio elettorale tra destra e sinistra e ha creato le premesse per la nascita del razzismo in Italia. Nessuno è colpevole, forse neppure Kabobo. Se gli danno l'infermità mentale presto sarà di nuovo un uomo libero». Una inversione di rotta nella linea politica? Assolutamente no. Il 24 gennaio 2012 affermava “la cittadinanza a figli di stranieri nati in Italia è senza senso” aggiungendo che “è una proposta che serve solo a distrarre l'opinione pubblica”. Tutto coerente col famoso post del 5 ottobre 2007 dal titolo "I confini sconsacrati"in cui Grillo sostenne che "un Paese non può scaricare sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in Italia" e che "[il problema dei rom] è un vulcano, una bomba a tempo. Va disinnescata.", additando come responsabili il governo, l'Europa a 25 ed il sistema di Schengen e pubblicando una delle "centinaia di lettere sui rom" che dice di ricevere ogni giorno. Ciò suscitò le proteste di diversi visitatori (che bollarono l'articolo come "filippiche proto-leghiste" e "propaganda anni trenta"). All’epoca tutti i partiti politici presero le distanze da Grillo (tranne Forza Nuova) e l’unico che in qualche modo lo difese fu dal suo blog Antonio Di Pietro. Già, erano gli anni i cui quel blog lo gestiva Casaleggio.
Se qualcuno però dovesse pensare e dire (ancora una volta) che Grillo è “solo un megafono” la sua è un’opinione personale, potrebbe scoprire che nel velo istituzionale non è certo solo. Casualmente ancora una volta gli fa da sponda Roberto Fico che ci informa “ho approfondito nei giorni scorsi il progetto di "The Mission", il reality "umanitario" che la Rai realizzerà in collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l’ong Intersos. Il programma andrà in onda il 27 novembre e il 4 dicembre 2013 per descrivere le condizioni dei campi profughi in Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Mali. Si tratta di tematiche e contenuti meritevoli senza dubbio dell'attenzione dell'opinione pubblica e che dovrebbero essere trattati con serietà e sobrietà. Tuttavia sarebbe opportuno valutare e verificare se il linguaggio di trasmissioni televisive come i reality sia quello adeguato a raccontare il dramma di chi è costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni. Dato il rischio di spettacolarizzazione della sofferenza altrui.
Già, nella strana concezione di come debba funzionare “la parola”, i Vaffa urlati per aizzare le folle vanno bene, mentre è meglio paternalisticamente approfondire la sofferenza vera della disperazione dei campi profughi per non “rovinare” l’atmosfera prenatalizia degli italiani. Anche questa deve essere una declinazione della affermazione di Fico “Il Movimento Cinque Stelle cerca con onestà intellettuale di affermare i fatti per trasferire agli italiani una corretta informazione.”
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