Il Paese digitale - alcuni materiali su cui riflettere
Quelli che pubblico sono alcuni dati che vorrei usare come spunto di riflessione sul web in Italia.
Al di là dei discorsi più o meno filosofici che ciascuno di noi fa sulla rete e sui social network, alla fine il web di un paese, il web reale, è dato da una serie di numeri, non solo dalla nostra personalissima percezione, che spesso riflette più ciò che noi vorremmo fosse che non ciò che realmente è o accade.
I numeri poi aiutano anche a relativizzare, e semmai ad avere metri di paragone cui rapportarsi, oltre che esempi utili per comprendere come migliorare l’attività di ciascuno.
Questi dati, sommati e letti insieme, in qualche modo contribuiscono a fare la radiografia del nostro paese, almeno nella sua componente “online”.
Il tema non è nuovo e ne ho parlato approfonditamente di recente in questi due articoli
I nativi digitali e il Paese che sta a guardare
Il web in Italia: la radiografia di un Paese in un appalto
Come ogni mese Socialbakers pubblica la classifica delle pagine Facebook con più fan, quella delle pagine con il maggiore “engagement rate per post” e quella dei brand che ottengono il migliore score come “socially devoted” (quelle marche che rispondono a un numero maggiore di commenti o richieste nel modo più veloce). Queste classifiche vanno lette come una raccolta di pagine Facebook che – per motivi diversi tra loro – stanno riscuotendo successo rispetto a metriche ben precise: di dimensione, di engagement, di risposta.
È importantissimo considerare che, nella valutazione delle attività di conversazione non è sufficiente assumere indicatori sintetici e semplicistici come questi, ma rimane fondamentale analizzare a fondo gli obiettivi di un progetto per valutarne i KPI più validi. Anche Facebook ha voluto evidenziare come possano essere molteplici gli indicatori di performance nella conversazione e pochi giorni fa, ha introdotto un nuovo modo di visualizzare gli insight relativi alle pagine, con maggiore focus sull’impatto a livello di business dei comportamenti social sulla piattaforma. Una community grande è rilevante solo se l’ampiezza della community è un obiettivo, il livello di engagement alto su un target sbagliato è spesso fuorviante, un tempo di risposta minimo sembra un KPI interessante, ma solo se l’interazione è pertinente e rilevante per la community.
Questo studio è molto importante ovviamente per gli operatori del settore, per i tecnici della comunicazione, e dovrebbe esserlo soprattutto per le aziende, per due motivi principali.
Il primo, verificare se gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti, ed eventualmente misurare lo scostamento. Il secondo – che può riguardare in piccolo tutti gli utenti – verificare quali azioni e contenuti hanno maggiormente raggiunto i propri utenti, amici, fan, e semmai potenziare le “azioni riuscite meglio”.
[vedi la classifica completa alla slide n°1 a fine articolo]
In uno studio Audiweb pubblicato da eMarketer, i cui dati sono aggiornati a luglio 2013, si evidenzia come la fascia di maggiore utilizzo giornaliero sia quella che va dai 35 ai 44 anni e che anche i 55 – 74 sono tra i top user.
Lo studio dimostra, però, anche come la penetrazione di internet in Italia, che si prevede toccherà il 59,3% nel 2017, rimanga tra le più basse nell’area dell’Europa Occidentale in cui la penetrazione media toccherà invece il 71,7%.
Lo sbilanciamento verso fasce di popolazione adulta nell’utilizzo locale di internet rappresenta sicuramente un dato non trascurabile nell’individuazione di strategie micro-targettizzate e nella valutazione dei risultati delle stesse.
Nel luglio 2013, gli adulti più anziani in età lavorativa (35-54) erano molto più propensi a utilizzare Internet tutti i giorni rispetto a qualsiasi altro gruppo di età in Italia. Quasi la metà (48,1%) dei consumatori quotidiani erano in questa fascia di età.
Un ulteriore 18,9% di utenti giornalieri sono tra i 25 ei 34 anni, e il 9,9% sono di età compresa tra 18 e 24, per un totale di 28,8% di utenti giornalieri. Un ulteriore 16,9% di coloro che sono andati online ogni giorno erano tra i 55 ei 74 anni di età.
Utenti di Internet le età da 18 a 24 hanno fatto registrare il più alto numero medio di pagine viste al giorno a persona, circa 143, a fronte di 116 pagine viste tra loro controparti età 35-54. Il segmento 18-24 ha anche trascorso 15 minuti in più in rete ogni giorno rispetto al gruppo più vecchio, con un tempo medio su internet di circa 1 ora e 32 minuti per gli adulti più giovani.
[immagine M1]
Questi dati tendono a rafforzare l'idea che Internet sta gradualmente raggiungendo gli estremi dello spettro di età in Italia, anche se la popolazione online si sta espandendo in modo relativamente lento. eMarketer prevede che il tasso di crescita annuale scenderà sotto il 4% nel 2014 e scenderà ulteriormente al 2,5% nel 2017.
[immagine M2]
L'Italia è molto indietro nella penetrazione di Internet globale rispetto al resto dell'Europa occidentale, e non sembra destinata a cambiare. Secondo lo steso studio nel Regno Unito, ad esempio, il 75% della popolazione sarà online nel 2013. Questo rispetto all'Italia, dove solo il 53,1% della popolazione avrà accesso al web almeno una volta al mese e dove quest’anno il tasso di penetrazione è il più basso dell'Europa occidentale. Nel 2017, in media il 71,7% della popolazione in Europa occidentale utilizzerà regolarmente nel web quando in Italia il tasso di penetrazione rimarrà di poco inferiore al 60%.
Qualcuno potrebbe considerare queste rilevazioni e queste proiezioni nel tempo irrazionali, e sganciate da fattori di innovazione sempre e comunque possibili.
In realtà la nostra tendenza a sottovalutare il ruolo strutturale ed infrastrutturale della rete è ben radicata in precise scelte, e talvolta in non-scelte, che riguardano il pubblico quanto il privato.
Se della competenza e del ruolo pubblico ho parlato diffusamente nei due articoli che citavo all’inizio
I nativi digitali e il Paese che sta a guardare
Il web in Italia: la radiografia di un Paese in un appalto
Parliamo adesso di alcune scelte “private” che mostrano la percezione del web per le nostre imprese, sia quelle grandi che soprattutto quelle piccole e medie che invece dovrebbero non solo invertire in questo campo, ma lo dovrebbero fare in maniera convinta, consolidata e strutturale.
Il web cresce, molto, e con una velocità impressionante, soprattutto nell’accaparramento dei “nomi disponibili” per registrare “il proprio spazio”. Un po’ come nella vita vera esistono gli immobiliaristi, il trend degli ultimi anni è stato quello di registrare e accaparrarsi i “nomi più appetibili” come fossero immobili di pregio. Un mercato alimentato da società specializzate nella compravendita di siti, e di allocazione di pubblicità su domini registrati ma privi di contenuto. Già, perché registrare un dominio non implica necessariamente avere un sito internet, ma semplicemente aggiudicarsi un nome, un’estensione. Che spesso vale milioni. Come il caso del dominio fb.com acquistato da Facebook dalla American Farm Bureau Federation per 8,5milioni di dollari nel novembre 2010 e che oggi probabilmente ne vale anche il doppio.
Un web che nelle sue estensioni conosciute – quelle per paese, per macrocategorie come .com .org ma anche .biz e .tv – sembrava destinato a saturarsi in breve tempo.
Ma ecco la rivoluzione proposta dall’ ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), ovvero dall’autority mondiale che gestisce tutte le registrazioni e le assegnazioni ai vari register nazionali. Tutto è iniziato il 12 gennaio e tutto è finito il 29 marzo 2012.
Era la prima fase della rivoluzione dei nuovi domini di primo livello, quelli del tipo .it o .com per capirci. Le grandi aziende, o meglio chi poteva permettersi di comprarsi un dominio di primo livello e di gestirselo come gli pare, hanno potuto farsi sotto e presentare la richiesta di assegnazione.
Il 13 giugno è stata resa nota la lista delle nuove estensioni (chiamate gTLD) richieste dalle aziende. Sono ben 1930 con un costo di registrazione di circa 185.000 euro + costi aggiuntivi.
Le grandi ci sono quasi tutte. Da .apple a .microsoft a .toyota . E per certi domini ci sono più richieste. Qualche esempio? .auto , .book , .deal , .fashion , .game , .hotel , .love , .movie , .search, .sport , .style , .vip , .web . Ecco quali sono le aree geografiche da dove provengono le richieste: 911 dal Nord America 675 dall’Europa 303 dall’Asia e Pacifico 24 dall’America Latina e Caraibi 17 dall’Africa.
Prime – come sempre – le grandi corporation come Charleston Road Registry Inc. Afilias Limited Amazon EU S.à r.l. ma anche Sina Corp e Verizone. Il gruppo Despegar Online si è aggiudicato ogni possibile registrazione legata alla parola hotel, mentre Deutsche Post AG ha concorso per ogni parola contenente “post”. Uniche che potranno a loro volta rivendere la registrazione di domini con queste nuove estensioni. Un business enorme, come sempre riservato a pochi grandi che si contendono a suon di servizi il futuro del web: non solo domini e siti, ma soprattutto lo spazio in memoria, i dati che carichiamo, i software per far girare i programmi internet, e tutti i dati degli utenti diretti, di quelli registrati e dei loro clienti, oltre ovviamente all’allocazione degli spazi pubblicitari.
Non solo business verso i consumatori, ma anche una gara ad accaparrarsi luoghi e spazi web utili nel tempo, nella crescita di un marchio o per gestire la propria web reputation in maniera autonoma, e in questa ottica di investimento di lungo periodo i marchi e le aziende che davvero puntano sulla rete e sul mercato globale ci sono tutte, da tutto il mondo.
Fanalino di coda dei paesi industrializzati l’Italia, che ha visto pochi soggetti interessati e pochissime estensioni aggiudicate. Le uniche sono queste, tutti gli altri assenti:
.PRAXI aggiudicato da Praxi S.p.A., .GUCCI aggiudicato da Guccio Gucci S.p.a., .BNL aggiudicato da Banca Nazionale del Lavoro Spa, .LAMBORGHINI aggiudicato da Automobili Lamborghini S.p.A., .CLOUD aggiudicato da ARUBA S.p.A., .CIPRIANI aggiudicato da Hotel Cipriani Srl, mentre la parte del leone la f ail gruppo Fiat che con Fiat Industrial S.p.A si aggiudica .CASE, .CASEIH, .NEWHOLLAND, .IVECO mentre con Fiat S.p.A. registra .FIAT, .ALFAROMEO, .MASERATI, .LANCIA, .FERRARI, .ABARTH.
Nessun altro gruppo, azienda o marchio nazionale ha presentato alcuna richiesta, nè si è dimostrato interessato, nè ha posto obiezioni (e questo è il fatto più grave) a che altri, di altri paesi, registrassero domini affini o interessanti o omonimi.
Si è da poco conclusa la seconda fase: tutti (meglio dire, tutte le altre grandi aziende) hanno avuto 6 mesi di tempo per presentare le proprie obiezioni a che un’azienda si accaparri il dominio che ha richiesto. E adesso parte la corsa a prenotarsi il proprio “nuovo sito” nei nuovi spazi.
Per chi avesse anche solo la curiosità di vedere l’elenco completo di chi si è aggiudicato cosa, paese per paese, può andare qui
https://gtldresult.icann.org/application-result/applicationstatus/viewstatus