Neorenzismo e vecchia politica
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Mi capita di leggere in questi giorni post esaltati di blogger che conosco e stimo.
Da tutte le parti schierati, il leitmotiv è il massimalismo manicheo, quasi che ci trovassimo tutti davanti alla battaglia finale della guerra dei mondi.
In un'unica tornata elettorale si vuol passare l'idea che sia questa - nonché l'unica - occasione per un riscatto e ricambio generazionale, ripulire la classe dirigente, eliminare qualsiasi difetto possano avere i partiti, rinnovare completamente qualsiasi cosa.
A me questa idea da "onda granda" che spazza via tutto non ha mai convinto in sé, anche meno l'idea che possa essere una 'cosa buona'.
La mia idea di partito è quella di casa, o se vogliamo di comunità, nella misura e dimensione più inclusiva possibile. Ciò comporta regole di comportamenti, e ne impone la conoscenza ed il rispetto.
Troppo facile cedere all'idea della tabula rasa, in cui qualsiasi rivoluzione è giusta purché sia tale. Per me poi c’è da dire che questa rivoluzione annunciata non è nemmeno tale.
Capisco e comprendo che il manicheismo del messaggio è utile alla propaganda di parte, e contribuisce a lanciare contenuti e parole d'ordine, ma credo che sia altrettanto superficiale affermare che "o si accetta il renzismo (ad esempio) o si sprofonda nell'abisso e ci si condanna a perdere".
Un'immagine che non mi convince per almeno due motivi.
Il primo è che nessuno, nessuna componente, nessun leader può anche solo immaginare di concorrere - men che meno vincere - da solo o senza gli altri.
Il secondo, è che non credo affatto che la vittoria elettorale sia così semplice, scontata, plebiscitaria. E molte volte è già successo che le urne hanno sonoramente cambiato pronostici per i più ineluttabili.
Sul tavolo resta una questione reale. Vent'anni in cui il partito democratico, nelle alterne vicende evolutive che hanno riguardato il passaggio pds-ds e popolari-margherita e le altre componenti che sono confluite in un unico grande progetto, è cresciuto come sotto un tappo che ha reso difficile, dove non impossibile, un ricambio della classe dirigente.
Tema certamente di cui prendere atto e da affrontare.
E nondimeno non credo che qualsiasi tsunami sia in sé la soluzione.
La mia sensazione è che chi appoggia Renzi in qualche modo pensi di "usarlo" come grimaldello per accedere a posizioni - semmai saltando alcuni passaggi - cui ritengono di avere diritto e di cui ingiustamente sono stati privati, frustrando sino ad oggi le proprie ambizioni. (Altri pensano semplicemente di salire sul carro del vincitore pronosticato e garantirsi le posizioni acquisite facendo pesare un contributo venduto come determinante.)
Tuttavia a me viene il dubbio che - un po' come la parabola di Grillo e del Movimento 5 Stelle - sia Renzi a cavalcare quest'onda. Ascoltando ciò che dice la rete, i blogger, costruendosi una linea politica che saltella di volta in volta (come abbiamo visto sul caso Cancellieri) dando due sensazioni: la prima che lui ascolta ed è interprete della voglia di cambiamento nel partito, la seconda di protagonismo per coloro che rientrano nel virtual-think-thank di Matteo Renzi.
Per buona pace di tutti qualcuno potrà trarre la conclusione che si tratti di un uso reciproco, vicendevolmente vantaggioso.
Io non credo. Perché un partito è innanzitutto organizzazione territoriale, che poi è quella che fa le campagne elettorali, e senza quella nessun segretario può fare niente... Anzi, il rischio con le primarie aperte è di una vuota scelta di marketing mediatico, in cui si sceglie l'immagine con più appeal, che diventa segretario senza un partito o peggio "fuori" dal partito.
Un partito sono i militanti, quelli che fanno volantinaggio, che aprono i gazebo, quelli che attaccano i manifesti e parlano con le persone.
Renzi non potrà ad esempio consentire che a marzo, sui territori, la sua leadership venga messa in discussione o anche solo parzialmente bilanciata dai congressi regionali.
Per quanto possa affascinare l'idea dovrà rinviare sine die, nominare piccoli-renzi regionali fedeli alla linea, fare una segreteria di dieci persone e una direzione di non oltre sessanta nomi.
E con questo schema, chi sta davvero usando chi?
Se questa è fantapolitica basta stare a guardare e vedere come andrà a finire.
Ma almeno qualcuno queste cose le aveva dette, e nessuno potrà dire di non sapere... Sarebbe il caso di riflettere, tutti, complessivamente.
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