Casaleggio e gli hacker, odi et amo
Se fossimo ai tempi di Catullo, Odi et amo sarebbe la perfetta copertina che Crozza potrebbe dedicare al rapporto – ormai consolidato – tra Gianroberto Casaleggio e "gli hacker", questo spettro che si aggira per l'Europa contro il guru pentastellato, questo jolly valido per tutte le occasioni.
Certo, nel paese industrializzato a più bassa alfabetizzazione digitale, parli di hacker e dovrebbe spuntare un esorcista... questi "cattivoni" che da eroi di occupy-wallstreet diventano in cattivi che se la prendono con "l'unica forza di vera opposizione al regime plutocratico-finanziario" dietro al quale, secondo Mezzora, ci sono tutti, dalla Massoneria, alla Trilaterale, al Bildemberg.
Nella saga complottista c'è da mordersi le mani, perché se qualcuno non ci avesse tragicamente già pensato, oggi ci si affretterebbe a scrivere i Protocolli dei Savi di Sion,semmai "scavando" come fonte in qualche remoto blog (semmai anche creato apposta qualche giorno prima per usarlo come fonte patacca).
I casi dei famigerati attacchi si stanno intensificando. L'ultimo è quello di ieri notte quando è stato violato il profilo Twitter della Casaleggio associati, la società del guru del Movimento 5 Stelle.
"Il vostro guru è stato bucato, di nuovo - si legge – i suoi account vulnerabili, i suoi siti idem". Il tutto condito da sfottò, insulti e durissime accuse.
A mezzanotte e mezzo il primo tweet in cui, in inglese, si sbeffeggia il guru dei pentastellati per essere riusciti a violare la security del suo account. Da lì una serie di uscite in cui si dice che la votazione sul blog di Grillo per ratificare l’allontanamento di Orellana, Bocchino, Battista e Campanella è stata falsata e in cui si definisce "un colabrodo" il sitodel comico genovese: "Peccato che su 29k voti 29k son falsati, caro Beppone. Questo grazie al tuo #guru fallito e al suo webmaster c...". E ancora: "L'unico prodotto che dovrebbe commercializzare la CasaleggioAssociati è il minestrone del casaleggio".
Come già scrissi il 29 giugno – quando si verificò per la verità il primo e vero attacco - la scelta di colpire la Casaleggio comunque non è casuale. Molte – forse troppe – volte dalla Casaleggio avevano tirato in ballo la community Anonymous per spiegare improbabili attacchi esterni, in realtà semplici bug dei propri sistemi, errori di programmazione, semplici cadute del sistema o altro. cose comuni nel web. A meno che non devi esaltare sempre ed al massimo il tuo ruolo di guru infallibile, la potenza della tua azienda e la solidità dei tuoi sistemi. Essere il migliore di tutti per forza, e quasi per definizione. E questo nel web è un errore di impostazione. Nessuno è infallibile, i guru (per quanto tutti alle volte ne sentiamo psicologicamente il bisogno) non esistono, ed ogni sistema, anche il più sofisticato, ha un bug da qualche parte – siamo tutti in fin dei conti umani – e questa prosopopea di grandezza e infallibilità alla rete non piace (e a dire il vero non dovrebbe piacere soprattutto fuori dalla rete, nella vita reale).
In sostanza la rivendicazione ufficiale di AntiSecITA (ovvero Anti Sicurezza Italia) mette in luce le ragioni di questo “non attacco”: vendersi come esperti di sicurezza, presentarsi come i migliori del web, pretendere di essere quelli che gestiscono la democrazia in rete, e attaccano direttamente l’idea di Casaleggio definita “una persona che si professa guru informatico,che offre servizi di IT security, che vuole usare i propri portali e sistemi per “governare”, per fare elezioni,votazioni etc etc etc. questi incompetenti, con il loro modo di fare piuttosto scadente, hanno messo a rischio migliaia e migliaia di persone,dai semplici utenti, ai loro “onorevoli”. E ovviamente la rivendicazione attacca direttamente Maurizio Benzi in quanto amministratore di sistema.
Tutto qui? No di certo. Anche in occasione delle Quirinarie Casaleggio si dimostra migliore come comunicatore che non come informatico. Ed anche questa vicenda del “sondaggio per il Quirinale” dimostra una capacità di marketing che spesso manca agli altri partiti, e che invece è una delle regole auree della comunicazione commerciale: trasformare i problemi in opportunità.
Mentre chiunque altro avrebbe chiesto scusa, avrebbe evidenziato di non aver pensato a tutto, di non essersi dotato di questo o quello strumento di controllo, di sicurezza, di verifica, di stabilità, la Casaleggio ha parlato genericamente di non meglio qualificati hacker che avrebbero fatto qualcosa non si sa bene come quando e perché. La responsabilità di un bug, di una falla nel sistema, di un errore di programmazione, è dell’hacker o di chi ha programmato quel sito?
Cosa è avvenuto davvero? Semplicemente che le persone entravano, si autenticavano con login e password, poi "inserire nome e cognome" e... inserivano il proprio nome e cognome, non quello del presidente scelto. Questo ha fatto ci che qualche migliaio di persone si autovotasse, falsando il risultato e generando una lista difficilmente presentabile al pubblico.
Vabbè, attacco hacker e amen, problema risolto, e velo pietoso su quanto sagaci siano stati sia i programmatori che -bene dirlo – i votanti.
Ma inutile dire che al blog di Grillo sono capitati almeno tre episodi prima di questo.
In due casi si è trattato di “routine ddos” – una pare addirittura interna, ovvero operata da chi si occupa della sicurezza del sistema – e si concretizza essenzialmente in generare “picchi” di visite in un tempo ridottissimo; queste routine vengono fatte per verificare se la banda di rete riservata a quel sito è sufficiente per il numero di utenti che mediamente lo visitano, e per verificare di quanto sarebbe opportuno implementarla. Il terzo caso, passato inosservato, è stato invece determinato da un aggiornamento della piattaforma.
Non risulta niente di più, e nulla di strano né straordinario, né alcuna denuncia in proposito (che nella fattispecie ovviamente dovrebbe includere dati di accesso, ip, ed informazioni utili alla polizia postale per verificare le intrusioni).
Cosa è successo questa volta? Nulla. Semplicemente un bug nella programmazione della piattaforma che validando solo alcuni parametri (esempio id, mail e password ma non ip o altro) rendeva possibile votare più volte. Evidentemente i sistemisti se ne sono accorti, ed evidentemente hanno bloccato l’applicazione per correggere il problema. Solo che come dicevo all’inizio, in un mondo in cui siamo tutti in rete e in cui in rete circolano una infinità di balle cui ciecamente la maggioranza crede, in cui tutti usiamo i siti internet ed in cui pochissimi conoscono lo strumento che usano, in un paese ed in una società sensibile alle teorie dei più improbabili complotti, è più facile parlare di “oscuri hacker” che tutti temono che non di un semplice errore di programmazione da parte dei sistemisti di un’azienda che vende se stessa al pubblico come leader di settore e il cui fondatore spaccia se stesso per guru della rete. Ma alla Casaleggio in questo sono bravi, e certamente migliori di tanti altri, nel trasformare i problemi in opportunità, e secondo questa massima in effetti in termini politici paga molto più parlare di sé come vittime di un attacco, che non di errore di programmazione. Con il vantaggio che tantissimi utenti andranno sul sito in cerca di verifiche e notizie, fioccheranno i commenti, e soprattutto episodi di questo tipo distolgono l’attenzione. Contenutisticamente le polemiche interne sui fatti gravissimi di Bologna, sul vuoto della proposta politica, sulle finte occupazioni del parlamento, la questione della trasparenza fiscale e finanziaria, le polemiche interne sul ruolo e le affermazioni di capigruppo passano direttamente in ultimo piano, rispetto alla capacità coesiva di un gruppo che si sente sotto attacco. Che l’attacco sia vero o fasullo è assolutamente secondario.
Per il pubblico di lettori e giornalisti non specializzati e dei commentatori tuttologi hacker è sinonimo di gente “cattiva e ben addestrata” che opera nell’oscurità dotata di mezzi oltre la Nasa e la Cia messi assieme, una sorta di spectre della rete.
Pochi ammettono che in realtà si tratta per lo più di “smanettoni” che conoscono la programmazione web e che mentre navigano in rete come tutti, a differenza degli altri “si divertono” a capire come i siti internet sono stati programmati e come funzionano le applicazioni.
Non stupiscono quindi le dichiarazioni di oggi di Orellana e gli altri sui dubbi su quanto avvenuto nei meetup, sui voti multipli, come spesso Salerno e altri ci mostrano nei servizi non solo di Gazebo. Sistemi semplicissimi per "bucare" la piattaforma (basterebbe una seconda domanda d controllo ad esempio) o per votare più volte (basterebbe escludere quell'id una volta assegnato il voto). Ma viene davvero il dubbio – alla fine – che queste polemiche alla Casaleggio facciano comodo, siano utili e strumentali, e a loro della piattaforma, del web, del voto online, non gliene frega davvero nulla...
Se no, come direbbe un altro comico – che forse non va bene perché non è Grillo – "basta poco, che ce vò?"
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Al via l'operazione meetup
“Chi non è d’accordo se ne vada fuori dalle palle”. Non è un titolo forte di un giornale avverso, ma la linea che Grillo chiarì sin dai tempi del famoso emendamento proposto dai senatori 5 stelle sul reato di clandestinità. Oggi questa dichiarazione programmatica assume una nuova dimensione pragmatica, uscendo fuori dal “caso singolo” e isolato, e diventando “sistema di gestione del dissenso interno”. Ai senatori Orellana, Battista, Campanella e Bocchino viene contestata la dichiarazione secondo cui “Grillo ha sbagliato a comportarsi così nell’incontro con Matteo Renzi”, opinione non dissimile da quella espressa dalle migliaia di attivisti e simpatizzanti nei successivi commenti sul blog gestito dalla Casaleggio. Quello che cambia è il metodo, che si fa più sofisticato della semplice espulsione, e che viene immediatamente dopo la consueta messa alla gogna mediatica pentastellata a firma del capo. Questa volta è un’implicita rivendicazione del possesso, anzi di una vera e propria proprietà della rete di meetup in cui è organizzato il movimento. Una prova di forza sulle regole interne, sulle persone e sulla rete territoriale, che pone una pietra tombale definitiva su qualsivoglia idea della tanto sbandierata “democrazia diretta” e del celebre “uno vale uno” che ha dato anche il titolo alla canzone-inno del Movimento5Stelle.
I dubbi sulla presenza e sulla gestione di gruppi, ed anche dei voti e della gestione dei profili, non li sollevo io – come fatto altre volte come nel caso delle parlamentarie e delle quirinarie, e delle varie altre consultazioni – ma sono affidati a precise dichiarazioni dei senatori espellendi in un video in cui ci mettono la faccia e la voce. "In questa vicenda - afferma Orellana - la verità è che il Movimento nei gruppi territoriali non ci ha mai sfiduciati con un voto assembleare, né nel caso mio a Pavia né nel caso di Palermo per i colleghi Bocchino e Campanella. Questa è la verità. Il mio comunicato porta addirittura la firma di meetup inesistenti". Ancora più pesanti le accuse di Bocchino "A Palermo la 'sfiducia' è firmata da 12 attivisti, un comunicato falso scritto a nome del meetup. C'è un comunicato successivo" (in cui a Campanella e Bocchino viene rinnovata la fiducia) "firmato da 45 attivisti. Questa è un’operazione creata ad arte da chi detiene la password del sito, tra queste persone, mi spiace dirlo, ci sono parenti e conviventi dei deputati della Camera". "Di fronte a queste verità - chiede Battista- per cosa si procede? Espulsione per cosa? Per un comunicato con delle nostre osservazioni? E' questo il reato grave? E anche se avessimo detto una cazzata, è normale espellere per il reato di cazzata? Quanti dovrebbero mandarne via?". "E' gente come noi il nemico? - chiede dunque Orellana - i nuovi Scilipoti come sono stato definito io sul blog? Semplicemente perché abbiamo detto cose che tutti gli altri non hanno coraggio di dichiarare ovvero che la comunicazione di Messora non funziona?". Già Messora, che era già stato indagato per alcune informazioni private diffuse, il blogger imposto come uomo di fiducia della Casaleggio, che tutti hanno conosciuto per i suoi coloriti twitt. Casaleggio in prima linea anche per il caso di Pavia relativo alla mozione di sfiducia del meetup locale che è stata animata e portata avanti da Maurizio Benzi, dipendente proprio della Casaleggio e uomo marketing, nonché candidato in quel territorio. Il tema che emerge, indipendentemente da questa singola – ma emblematica quanto grave vicenda – è se abbia un senso parlare, millantare, farsi portabandiera anche solo dell’idea di “democrazia diretta e partecipata”, democrazia liquida e della rete, quando tutta questa partecipazione si riassume in mozioni presentate da 12 a 45 persone, pardon “profili su meetup locali”, di cui per altro si dubita anche della “realtà ed attendibilità”. O non siamo, più propriamente, di fronte al disvelamento finale per cui anche quei gruppi e quella partecipazione in realtà sono gestiti, o comunque gestibili, da qualcun altro, anche per pilotare e alterare certe decisioni. Il punto è che tutto è in mano ad un soggetto non eletto né elettivo né collegiale, la Casaleggio Associati, unica depositaria dei “profili certificati”, che conosce finanche chi vota cosa nelle consultazioni tematiche o nella scelta dei candidati, e che ne comunica i risultati finali senza che nessuno abbia mai modo di verificarli. Se questa è la democrazia, io credo che tutti abbiano un’opinione diversa, e infatti Grillo ci ha ricordato solo qualche giorno fa che lui “non è democratico”. Basta saperlo.
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