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Michele Di Salvo
25 Mar

Lettera a Beppe Grillo

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  m5s, Beppe Grillo, giornalismo, giornali, europa, l'Unità, web, squadrismo, share

Lettera a Beppe Grillo

Mi scuso in anticipo. Questo post sarà un po' lungo, e raccoglie il pezzo che ho scritto per l'HuffingtonPost e la mia lettera uscita su l'Unità. Nella premessa le cose che avrei voluto dire a Beppe personalmente.

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Caro Beppe, ti volevo dire che ti voglio bene anch'io.
Solo alle persone cui si vuol davvero bene si evidenziano gli errori, affinché possano migliorarsi. Così, costruttivamente, voglio leggere il tuo post in cui mi accusi di "tagliare" per "manipolare", laddove la mia era una citazione, e ovviamente non poteva contenere tutto il pezzo. Prendo atto che tutto il resto andava bene, e non avevi nulla da ridire.
Costruttivamente andavano parimenti letti i miei articoli precedenti, il richiamo ad una democrazia vera, l'invito a fare pulizia interna "da soli", e tanto alt
ro, che tu so che già sai.
Non ho trovato molto carina la cosa di ritwittare chi mi insultava dal tuo account, ecco questo non è carino verso chi come me ti segue con tanto affetto ed attenzione e che stava scrivendo un post dal titolo "le cose buone del M5S"... vabbè, sarà stato l'abbaglio di qualche solerte collaboratore, non penserei mai l'abbia fatto tu, cioè, intendo in prima persona.
Proprio ieri la Le Pen ha detto che avete tanti punti in comune, e proprio non capisce perché tu non faccia squadra con lei; mo tu vaglielo a spiegare che perderesti voti a dirglielo (è Salvini quello che semmai li guadagna). Però dai, lo sappiamo bene quali sono i gruppi a Bruxelles, mica entrerai nel PSE o nel PPE o nel GUE... e sai anche che non è che puoi cambiare gruppo di volta in volta. Si, io lo so, poi dirai che "non sei alleato con ma che una scelta andava fatta..." che anche se non la stimi politicamente in Europa è un'altra storia... o forse no, o forse il Movimento riuscirà nell'impresa di trovare altri parlamentari di almeno altri sei paesi che faranno "gruppo insieme". E io ne sarò il primo lieto, e il primo a congratularmi per le cose che farete.
Ma vedi Beppe, entrambi sappiamo che questo pezzo era un pretesto, perché gli articoli che davvero ti hanno fatto perdere la pazienza sono ben altri. E tu lo sai. E allora, sempre con affetto e costruttivamente, ti dico come la penso.
Vedi Beppe lo squadrismo non dipende da che simboli adotti, dal lato dei tuoi banchi in parlamento, dal colore di una camicia. Tendenzialmente dipende anche dagli slogan che adotti, dai vari "boia chi molla" ai "me ne frego", alla violenza dei "siete morti" o "arrendetevi siete circondati" o cose simili. Ma anche quelli passano in secondo piano rispetto ai comportamenti concreti.
Vai qualche volta sul tuo blog, vatti a leggere in ordine i commenti offensivi, violenti, minacciosi, che fomentano e alimentano i tuoi post. Vatti a vedere in rete chi – con il tuo simbolo – commenta dove e come e cosa dice e cosa scrive. Da qui, le scelte sono sempre due, e sempre le stesse. O ti dissoci, o se non lo fai certi comportamenti li avvalori.
E allora, Le Pen o non Le Pen – che sia oggi, prima del voto, o domani – ciò che emerge – che tu lo voglia o semplicemente pensi di usarlo in modo strumentale – è solo uno squadrismo violento di cui, con affetto, ti dico che francamente l'Europa, l'Italia, la nostra società e i nostri figli non hanno alcun bisogno.
Vedi Beppe, capisco che talvolta è facile ed altre utile dividere la società manicheamente in buoni e cattivi, ma in cambio di qualche facile voto oggi, la lacerazione sociale che semini rischia di essere troppo di lungo periodo, ed è con questa riflessione, che lascio al silenzio, che ti saluto.

P.s. Ti sarei grato se potessi chiarire ai tuoi (mi hanno detto che hai un certo ascendente) che non sono pagato da nessuna casta di nessun potere forte e che non sono servo di nessuno... sai io lo so che tu lo sai, ma alle volte una tua parolina può togliere qualche frainteso... Se poi quando sei a Napoli per il tour ti andasse, mi lasci un accredito? Io poi ti offro una birra! Sai, ho apprezzato che hai usato su Facebook la mia foto goliardica di San Patrizio e vorrei ricambiare.

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Lettera a Beppe Grillo sull'Europa - l'Unità

Caro Beppe,
Ho letto la motivazione per cui mi hai inserito tra i "giornalisti del giorno", anche se io, come ben sai, non appartengo alla categoria. E' solo una precisazione, ma credo doverosa.
Hai citato un mio articolo, che pero' non e' uscito sul giornale, ma sul mio blog personale. Anche questo non e' importante, ma e' giusto precisare. Il mio pezzo aveva come incipit una citazione di un articolo-intervista di Pietro Treccagnoli, che non e' del Messaggero, ma del Mattino di Napoli. Anche questo non e' importante, ma e' corretto precisare. Nel suo incipit e nel catenaccio del titolo il Mattino stesso dava rilevanza al gruppo comune in Europa con "estrema destra e partiti polulisti". Su questo non hai avuto nulla da dire ne' obiettare. Ne prendo atto, ma e' giusto chiarire e puntualizzare.
In due anni avro' scritto oltre cinquecento articoli, di cui al massimo un centinaio sulla comunicazione del Movimento cinque stelle, un paio di istant-ebook. Nel merito, anche questo e' bene chiarirlo, non hai mai trovato nulla da sottoporre nemmeno a rettifica. Non e' essenziale, ma e' opportuno dirlo. Salvo in tre occasioni. La prima volta hai negato che fosse in preparazione un tour a pagamento nei teatri, e dopo nove mesi, come un bambino, e' nata la tournée. La seconda volta mi hai corretto dal tuo blog, affermando che un decoder non era un decoder. Peccato che nel video il tuo collaboratore che mi doveva correggere lo chiamava lui stesso decoder. Succede.
Stavolta avrei tagliato un'intervista, un pezzo ontologicamente non essenziale, in cui dicevi semplicemente che "vedrai dopo il voto". Ecco Beppe, qui la precisazione e la chiarezza invece sono importanti, perche' l'Europa e' una cosa seria, perche' dall'Europa dipendono il nostro futuro e quello dei nostri figli. E forse ancor piu' in quel Parlamento non possiamo, tutti, consentirci il lusso di mandare persone che dicano semplicemente no.
Io comprendo bene che, per ragioni elettorali, non puoi oggi essere chiaro e dire la verita' ai tuoi elettori. Magari hai bisogno di essere ambiguo e di illudere tutti che le aspettative di ciascuno - le piu' diverse - troveranno risposta. Tu sai che non e' cosi', ma non puoi dire a chi si illude che, ad esempio, farete alleanze con Tsipras, che non ha capito nulla. Ti giochi tutto, per tua scelta, in questa guerra personale ed egocentrica, e quindi ti serve sino all'ultimo voto.
In Europa i gruppi sono sei. Escluderei una adesione dei 5stelle al PSE e al PPE. Resta Gui, ovvero il gruppo dove forse andra' Tsipras, che e' il gruppo dei vari sel, partito comunista francese. Escluderei i conservatori inglesi. E quindi, la scelta, direi obbligata, e' il gruppo NL, dove si va dalla LePen alla LegaNord. La matematica, caro Beppe, e' abbastanza semplice, almeno come le scelte dei gruppi all'europarlamento.
Chi fa politica ha, in questo tempo, il dovere morale della chiarezza, della trasparenza, e di dire ai propri elettori cosa vuol fare e con chi, senza l'opportunismo di ambiguità strumentali.
Caro Beppe io non ce l'ho con te per la gogna cui pensi di avermi sottoposto, ne' aprioristicamente con il tuo movimento di cui sei personalmente proprietario. Quella che ti chiedo e' un'azione politicamente coraggiosa, dire la verita' oggi, dichiarare prima del voto con chi starai. O basterebbe anche solo dire con chiarezza e certezza con chi non starai.
Penso che il popolo italiano meriti la consapevolezza di sapere quale parte andra' a rinforzare votando M5S. Ma la domanda e', puoi permettertelo? Io non credo, purtroppo, ma saro' il primo a esaltare il tuo coraggio qualora lo facessi, se cio' che dichiarerai oggi lo farai domani.
Perche' c'e' davvero uno spettro che si aggira per l'Europa, ed e' lo spettro di un populismo che ricorda tanto uno squadrismo che speravamo di aver debellato.
Ci vediamo in teatro, sara' un piacere.

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Un giorno alla gogna - HuffingtonPost

Lo avevo deciso da un po', dopo quasi un mese mi prendo due giorni fuori, staccando da tutto e mi godo un paio di mostre e musei, staccando telefono e internet. Serve, è una di quelle cose che nell'era digitale e delle relazioni sui socialnetwork ti riportano nella tua dimensione umana, tattile.
Ero alla mostra di Frida Kahlo alle Scuderie del Quirinale domenica mattina. Accendo il cellulare dopo la mostra e un jackpot di notifiche fa da colonna sonora. Era Twitter. Centinaia di commenti e insulti dopo il post di Beppe Grillo in cui mi inserisce nella lista neri dei "giornalisti del giorno". Quelli pagati dalla casta dei politici, che lavorano per i giornali pagati coi fondi pubblici per fare – ovviamente – disinformazione contro di lui. Che dire, non sono nemmeno giornalista.
Avevo deciso però che quei due giorni erano di riposo: non si offenda la rete pentastellata. Un paio di twitt bastano e avanzano. Poi è la vota di facebook, perché Beppe nazionale, e sempre più nazional popolare, modestamente, non si fa mancare nulla. Tra commenti sul suo blog e quelli su facebook, messaggi privati, commenti sulle mie bacheche, uno spaccato di insulti quasi fosse una gara a chi sfoggiava il meglio del peggio. Ma si sa, anche questa è la rete: stai comodo a casa tua, di domenica, non hai di meglio da fare, e scarichi le tue frustrazioni, spesso dietro un nickname di fantasia, senza metterci nome e cognome. È anche questa la politica 2.0 nella sua veste populista.
Le offese, le minacce, gli insulti, quelli in rete però, hanno mostrato tutta la loro inconsistenza almeno sotto tre punti di vista, su cui tutti dovremmo fare una profonda riflessione.
Si perché da questa esperienza, è bene tornare ciascuno al proprio mestiere: il mio è quello di tecnico della comunicazione, e quindi è bene imparare qualche lezione pratica.
La prima: un leader politico che mette alla gogna, e poi retwitta dal proprio account altri utenti che insultano non ci fa una bella figura: certo, lo fa per "montare il caso", ma se ha bisogno di questo significa che davvero sente venire meno la sua "base solida".
La seconda: passati i primi twitt di attacco, in maniera assolutamente spontanea la rete ha risposto con una forza decisamente maggiore in termini di vicinanza, replica e solidarietà; persone comuni, normali, che si son prese la briga e il disturbo di intervenire. E questo è un buon segno per la democrazia digitale.
La terza: la maggior parte dei commenti di insulto proveniva da profili fake, nascosti dietro nickname e senza "immagine reale"; la maggior parte degli utenti che hanno scelto di intervenire in mia difesa, aveva nome, cognome e ci ha messo la faccia. Anche questa è una cosa che la dice lunga e dovrebbe far riflettere. Ovviamente senza generalizzazioni.
La viralità – anche della violenza in rete – è importante, talvolta sa essere imponente. E tuttavia se non ha un fondamento solido, se il contenuto che diventa virale non ha una sua consistenza effettiva, scema in un paio di giorni.
È stato questo il caso, almeno per come l'ho vissuto io. Perché infondo sinché stai davanti a una tastiera, puoi farti prendere la mano, entrare nel vortice di rispondere e replicare a tutto e tutti, ma loro sono tanti e tu uno solo. E sai bene che il loro intento non è né capire né confrontarsi nel merito. Se hai la voglia e la forza di staccare, invece, tutto questo (quasi tutto) ti scorre addosso.
Ed è quasi come se non fosse avvenuto. E allora ti chiedi se sei tu che sottovaluti, o se dall'altra parte ci sia davvero qualcuno per cui ormai la rete è tutto il mondo. Che esiste, pensa di esistere, pensa che tutto esista solo lì, in quella dimensione virtuale.
Tra Twitter, Facebook e blog di Grillo ho contato duemila commenti. Nemmeno di duemila utenti diversi. Viene proprio da chiedersi, alla fine, di che parliamo?
Eppure almeno altre due riflessioni meritano qualche riga.
La prima: la straordinaria capacità che hanno avuto Grillo e Casaleggio di "creare gruppo", di mettere insieme persone che fanno "massa unitaria", che si muovono in una direzione comune e costante. Perché il mezzo per mettere insieme le persone è importante, ma qualsiasi strumento non sostituisce la capacità coesiva.
La seconda: per quanto pochi, piccoli gruppi di squadrismo militante restano un fenomeno inquietante e preoccupante. Siano in rete, siano "lontani dalla tastiera". Perché è un sintomo di una profonda patologia della dialettica democratica. E questa patologia è decisamente virale.
Essere squadristi non è questione né di simboli né di gruppi parlamentari di appartenenza, ma è qualosa che attiene ai modi, alle sintassi, ai comportamenti concreti.
Basta andare a leggere in sequenza, e senza un occhio partigiano, i commenti sotto al post di Grillo, piuttosto che quelli sulla pagina Facebook, per avere un quadro decisamente poco edificante di quella che resta comunque un pezzo della società italiana.
E lascia perplessi – o almeno dovrebbe – vedere che alcuni parlamentari del movimento, in cerca di qualche facile consenso nei meetup, si aggreghino a tali sintassi, dimenticando che per ruolo e funzione rappresentano tutti i cittadini italiani, e non solo una piccola parte.

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caro Miki, spendi un po di tempo a controllare i profili dai quali giungono gli insulti, vedrai che sono solo troll creati ad hoc.
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