La politica testicolare
Qualche settimana fa spopolò sul web la campagna #coglioneno, che provocatoriamente faceva provare ad idraulici e antennisti l'umiliazione propria dei grafici e dei creativi nel nostro paese. Il "nuovo partito" che vuole "rinnovare il paese" e imporre onestà, trasparenza e meritocrazia ci casca anche lui proprio in questi giorni: anche il M5S cerca un grafico che lavori gratis, venendo però lautamente premiato con una menzione; insomma "ti diamo visibilità, che altro vuoi?"
È di ieri la querelle sul plagio di Beppe Grillo verso la celebre espressione testicolare dell'ex-cavaliere del lavoro, dott. Silvio Berlusconi "chi vota Pd è coglione". Chissà se uno che fa l'artista e vive in buona sostanza di sbigliettamento teatrale e diritti d'autore girerà qualcosa al titolare legittimo di questa affermazione. Sarebbe un bel gesto. Anche con buona pace di quelli del M5S che dicono e dichiarano di "essere di sinistra" e di "aver votato a sinistra": tecnicamente – e giusto per chiarire – il vostro leader vi ha detto che se non lo siete oggi lo siete stati, appunto, coglioni.
Coglioni dovrebbero essere anche i tanti che guadagnando meno di 1500 euro al mese e ne apprezzano 85 in più. Li dileggia Grillo "comprati con una pizza". Ma c'è da capirlo, chi guadagna come lui dai 50mila ai 100mila euro a settimana non può nemmeno immaginare quanto possano pesare 1000euro l'anno per una famiglia.
Come non ricordare la celebre frase di Umberto Bossi "la Kyenge? Ha rotto i coglioni", e ci sarebbe da immaginarsi una qualche colluttazione, anche se le cronache non sembrano ricordare che i due si siano mai materialmente nemmeno incontrati. Lo stesso precisava "Non è la Lega, ma l'Italia che ha i coglioni pieni della Kyenge" chiarendo subito dopo (a scanso di equivoci) "Sono contrario agli insulti, ma bisogna anche dire la verità".
"Tirare fuori i coglioni" è del resto frase ricorrente nelle nostre campagne elettorali. Non si comprende il nesso con l'accezione del "avere coraggio" (se non fosse per il testosterone che qualcuno vuol credere abbia qualche collegamento), né se il senso sia il berlusconian-grillino "tirare fuori i deficienti". La frase in sé non ha significato, se non il rischio che ove mai il gesto fosse materialmente esercitato si rischierebbe una denuncia per atti osceni, evidente retaggio di leggi retrogradi che non colgono le elevature della politica moderna.
I testicoli, quell'organo maschile preposto a due funzioni: la produzione degli spermatozoi per la riproduzione, e del testosterone, che nell'uomo determina anche caratteri sessuali secondari, come la barba, la distribuzione dei peli, il timbro della voce e la muscolatura. Cosa c'entri tutto questo con la politica difficile comprenderlo, se non fosse per il sottile assioma per cui coglione = menomato (in termini di intelligenza, acume o altro).
Se ne ricava quindi che la politica "maschia" sia in sé una politica "menomata", deficiente di qualcosa, in qualche forma inferiore. Ecco, ora si pone il problema di andarglielo a spiegare a quei "parlamentari maschi" che resistono non tanto e non solo sulle quote rosa, quanto su un impianto della politica nel suo complesso che non sia effettivamente paritario tra i generi, tutti i generi.
Perché nell'epoca – anche questa, come in tutte quelle di crisi – del ritorno alla "politica maschia", l'eccessiva presenza di "coglioni" rischia solo di lasciarci un paese politicamente menomato.
La produzione giornaliera di testosterone superati i 40 anni, tende a diminuire annualmente dell'1%. Il che scientificamente ci riporta al fatto che oltre che "meno maschia" la politica dovrebbe essere anche "meno vecchia", perché col tempo si perdono anche gli effetti "positivi" del testosterone.
Se però in generale la comunicazione (non solo) politica cominciasse ad essere meno testicolare tutta la nostra società correrebbe il serio rischio di essere meno "deficiente" in qualcosa.
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