Il PD e un progetto per Napoli
/image%2F0468898%2F20140605%2Fob_6edd4f_pd-congresso.jpg)
Forse Civati è "il più avanti" nel partito democratico nel percorso dell'uso migliore del web: lo ha dimostrato alle primarie, ma soprattutto dopo, sfruttando tutte le potenzialità di organizzazione e "tenuta insieme" delle persone che si raccolgono spontaneamente attorno a quella piattaforma... per chi pensava fosse uno strumento esclusivamente elettorale, oggi, a Napoli, scopre che c'è qualcosa di più e di meglio: la voglia di mettere in circolo idee e confronti, e di far ragionare le persone sui territori e sui problemi locali. E chi dovesse sorridere pensando alla marginalità di questa iniziativa, significa banalmente che ha compreso poco o nulla della potenzialità che, ad esempio, i meetup hanno trasformato in risorsa nella parabola del Movimento 5 Stelle.
Se il web non è la soluzione, certamente è uno strumento formidabile per il confronto e la "messa insieme" delle persone, su cose concrete e problemi reali: un confronto più rapido e veloce e fattivo di qualsiasi lettera aperta sui quotidiani tradizionali.
Può sembrare un commento banale, ma questa iniziativa dei "blog locali" è "una cosa buona e bella". Quando un grande partito di massa, che assume su di sé la responsabilità sociale di essere erede politico dei grandi partiti di massa, diventa ancora più grande, va incontro a enormi rischi: snaturarsi, imbarcare ogni genere di opportunismo, allargarsi senza quei doversi confini sociali, politici, programmatici, morali ed etici che ne impediscano di snaturarsi.
Se allargarsi, non restare chiusi, è sempre un bene, cambiare senza confini rischia si creare una palude, che soprattutto nei valori, nei programmi, nelle pragmaticità etiche e morali, è quanto di più distante dalle necessità del paese.
Che quindi lo faccia tutto il partito o una componente, è cosa "buona e bella" per la politica aprire al dialogo e al confronto sui contenuti. Non i massimi sistemi, ma cose immediate, dirette, concrete. Come l'amministrazione di città ed enti locali, dove è difficile barare, nascondersi, ma anche dove sono i cittadini a misurare concretamente le scelte che fai e le posizioni che assumi.
Meglio, se questo dibattito parta da uno sforzo in più al sud, dove le criticità – e ci torno con forza – sono innanzitutto etiche e morali, e difficilmente eludibili agli occhi dei cittadini che conoscono le storie personali.
Il ragionamento dei primi post, concordo, è sul dibattito surreale sul futuro del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Surreale per molti, troppi motivi. È come se il problema della città fosse il futuro del sindaco, come se tutto ruotasse a cosa farà dopo "una sola persona". Non già il tema vero della politica: governa chi vince, l'opposizione controlla e stimola, e – soprattutto – il voto come momento di sintesi e valutazione, e assunzione della responsabilità politica e amministrativa delle cose fatte o meno, e del come.
Discutere se e come il sindaco – che si è candidato contro il Pd, che ha sempre criticato persone cose e programmi del pd – entrerà o meno nel partito democratico, quale collocazione avrà e per che ruolo, non ha alcun collegamento con i problemi, seri, veri e talvolta drammatici della città. Da Bagnoli, Napoli Nord, Napoli Est, la riqualificazione di intere aree e soprattutto la definizione delle strategie di crescita e sviluppo (oltre a piano traffico, trasporti pubblici, strade, parcheggi), sono i grandi temi che si intrecciano con quelli quotidiani di ogni giorno dei cittadini napoletani.
Da un grande partito ci si aspetta un'idea su questo, che parta dai fallimenti di questi anni, e dalla comprensione piena che la soluzione politica offerta dal sindaco, ovvero il "solo contro tutti", tutti cattivi, non è la rivoluzione costruttiva che merita Napoli, che va affrontata con il contributo concreto di tutti. Senza arroganti presunzioni rivoluzionarie monocratiche egocentriche e quasi monarchiche.
Compete al Pd, oltre che nomi, indicare cosa. E possibilmente indicare una squadra con nomi e cognomi, e un progetto complessivo reale e fattibile. Sopratutto politicamente e amministrativamente misurabile. E il dibattito sul futuro del sindaco è francamente troppo irrilevante per perderci del tempo, a meno che non nasconda un vuoto politico.
Perché che ne sarà di De Magistris lo decideranno i cittadini napoletani, dopo che lui per primo avrà deciso che fare di se stesso.
Al Pd compete altro, e sarebbe il caso – e il momento – che ci si riunisse tutti attorno a un tavolo e pensare a Napoli. Perché – anche nel pd – è bene comprendere che non si vincerà grazie a Renzi, non vincerà una componente sola, e che c'è bisogno del contributo politico, programmatico e di esperienza, di tutti per fare davvero qualcosa che vada oltre l'occupazione di spazi e le carriere.
Compete oggi, e non opportunisticamente in campagna elettorale, individuare sin da subito chi sono le “energie nuove” da coinvolgere, e su quale progetto da realizzare. Perché se da una parte c'è il sempreverde tatticismo partitico, la città merita una strategia politica più alta e più grande, e non è questo il tempo in cui il primo prevalga – ancora – sulla seconda.
--------------------------------------------
Articoli correlati
Dieci domande a Luigi de Magistris
Il ferragosto di De Magistris tra promozioni, fantabilancio e nuove alleanze
Il record di De Magistris sindaco a sua insaputa
De Magistris sindaco di Lussemburgo
Lettera aperta a Luigi de Magistris
De Magistris e la rivoluzione che non si processa
De Magistris, il forum delle culture e il dilettantismo di una visione miope
Dieci domande ad Antonio Marciano
Il destino di una città senza opposizione