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Michele Di Salvo
23 Jul

AGID story - due anni di sprechi inchieste e ritardi

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  AGID, Agenda Digitale, web, internet, Renzi, governo, sviluppo, innovazione, Madia, PD

AGID story - due anni di sprechi inchieste e ritardi

Sull'Agenda Digitale si gioca l'idea stessa di un'infrastruttura strategica per il paese e per il suo futuro. Un ente che da solo dovrà gestire l'appalto per il sistema pubblico di connettività – del valore di circa 2,5miliardi – e nella cui partita può rientrare, a costo zero, l'intera infrastruttura Rai. Gestirà il progetto di digitalizzazione della PA, stimato in un'infrastruttura da 1 miliardo di euro, e che potrebbe essere re-immaginata riducendo i costi del 90%. Gestirà il progetto della cd. Identità Digitale, su cui da circa un decennio esperti mondiali discutono sulla opportunità in termini di benefici e rischi per la sicurezza dei dati personali. Sul terreno anche i tanti progetti "lasciati in sospeso", che vanno dall'anagrafe unica della PA, al sistema unico dei database fiscali, fino alla carta di identità elettronica, lanciata come sperimentazione ma di cui nessuno ha fornito informazioni sugli esiti. Una partita enorme che punta nelle indicazioni economico-finanziarie del Governo a ricavare circa 3,5miliardi di risparmi, e ne sposta altrettanti di investimenti. In gioco non c'è uno o più appalti, ma l'intera piattaforma strategica della digitalizzazione del Paese, da cui passa una crescita potenziale di 3 punti di Pil annuo, e il cui ritardo ci costa, concretamente, circa 30milioni al giorno. Proviamo a ripercorrere le tappe salienti della tormentata seppur breve storia di questo ente, almeno sino ad oggi.

Marzo 2012 - Monti promette il decreto Digitalia entro l’estate: il ministro/banchiere Corrado Passera l’aveva promesso con una serie di obiettivi: dematerializzazione della PA, banda larga, servizi digitali e soldi alle startup: di fatto l’ossatura del futuro decreto.

Giugno 2012 ­ - arriva il decreto sviluppo e la nascita dell’Agid che deve attuare l’agenda digitale italiana coerentemente con i dettami dell’agenda digitale europea. L’Agid deve prendere il posto di tre enti nel frattempo soppressi e le cui spoglie sono divise tra Agid, Consip e Sogei, e di un pezzo di Iscom, l’istituto superiore delle comunicazioni, per favorire risparmi ed efficienza nella spesa pubblica per l’informatica e promuovere la digitalizzazione del paese: i tre enti sono DigitPa, l’Agenzia per l’innovazione, il Dipartimento per la Digitalizzazione e l’Innovazione della Presidenza del consiglio. Iscom non passerà mai sotto l’Agenzia.

Luglio 2012 – Tra le funzioni attribuite per decreto all’Agenzia ci sono la progettazione e il coordinamento dell’erogazione dei servizi in rete della pubblica amministrazione a cittadini e imprese; l’attuazione di programmi europei, la promozione di protocolli di intesa e accordi inter-istituzionali. Sottoposta alla vigilanza del Presidente del Consiglio, o del ministro delegato, ma indirizzata dai ministeri dello Sviluppo Economico, della Funzione Pubblica, del Tesoro, dell’Università e della Ricerca, l’Agid si deve dotare di uno statuto, definire gli organi e assumere non più di 150 persone. Il primo scoglio è la nomina del direttore, da completare entro il 27 luglio.

Ottobre 2012 – La nomina del direttore di Agid subisce ben due slittamenti per motivi politici e organizzativi. L’enorme quantità di funzioni che sta accentrando l’Agenzia che ingloba tre enti preesistenti, e l’interessamento di ben quattro ministeri alla nomina del direttore che dovrà però essere fatta dal Presidente del Consiglio sulla base di una short-list fornita da una società di head hunters. Dallo scontro finale tra Profumo e Passera passa Agostino Ragosa. È un tecnico, proviene dalle Poste dove gli rimproverano ancora il blocco dei servizi informatici che non consentirono per due giorni il pagamento delle pensioni agli sportelli. Sarebbe stato scelto fra 239 candidati ma ai parlamentari che chiedono di conoscerne i criteri di nomina in due distinte interrogazioni non verrà mai data risposta.

Dicembre 2012 – Il 20 dicembre 2012 arriva il decreto dalla Corte dei conti che nomina Ragosa commissario con pieni poteri per gli enti che Agid deve assorbire (tecnicamente diventerà direttore solo nel 2014 con l’approvazione dello statuto). Il 15 gennaio 2013 Ragosa si insedia. Non incontra mai i vertici uscenti. Mette alla porta Giorgio De Rita, direttore generale dell’accorpata DigitPa e Mario Dal Cò, direttore dell’Agenzia per l’Innovazione. Entrambi gli faranno causa per interruzione anticipata del rapporto di lavoro e mancati pagamenti di stipendio.

Marzo 2013 – Il 9 marzo, il ministro Corrado Passera annuncia con un tweet il varo dello statuto dell’agenzia. Il testo viene bocciato dalla Corte dei Conti.

Maggio 2013 – Il 15 maggio Agid e la Fondazione Ugo Bordoni firmano una convenzione quadro con cui viene "appaltato all'esterno" il supporto di natura tecnica e scientifica relativamente a una serie di azioni a cominciare dal censimento dei Ced, i centri elaborazione dati della Pubblica Amministrazione e l’elaborazione di linee guida per la loro razionalizzazione e risparmiare soldi pubblici. Gli accordi esecutivi che preciseranno l’onere per il rimborso delle spese sostenute dalla Fondazione, personale impiegato compreso non sono ancora note.

Giugno 2013 – La prima denuncia riguarda direttamente l’operato del commissario dell’Agenzia per l’Italia digitale, Agostino Ragosa e due fiduciari: Gianluca Polifrone già capo della segreteria del senatore di Forza Italia Mario Greco, “assunto come impiegato dalla società Consip”, e AttilioNertempi di Poste Italiane, che “intrattengono rapporti professionali presso la presidenza del consiglio dei ministri, i ministeri e le regioni in nome e per conto sia del direttore generale sia della stessa Agenzia per l’Italia Digitale”. L’accusa peggiore riguarda “il fiduciario Nertempi intrattiene rapporti con il mercato del quale è il collettore”.

Giugno 2013 – Il 13 giugno, un giorno dopo la denuncia, con un tweet, Enrico Letta rende nota la nomina di Francesco Caio, manager di Avio che, a titolo gratuito, avrà il compito di commissario all’agenda digitale. Dovrà operare come raccordo politico tra Agid e presidenza del consiglio per l’attuazione dell’agenda digitale e superare almeno in parte il problema costituito dalla chiassosa cabina di regia di ben cinque ministeri. “Con la scelta Caio ci aspettiamo comunque un nuovo impulso all’agenda digitale, è troppo importante per l’economia del nostro paese”. Caio deve attuare il famoso decreto Sviluppo bis e dare quindi risposta al tema degli standard aperti e degli open data, ridurre il digital divide, realizzare il fisco elettronico e le identità digitali. Riuscirà con molta fatica dopo nove mesi a dare lo status di decreto a tre vecchi provvedimenti ­ anagrafe nazionale, identità digitale e fatturazione elettronica. Solo quest’ultimo è partito tra le polemiche il 6 di giugno 2014. Il "servizio gratuito" gli tirerà la volata verso l’amministrazione di Poste Italiane poco dopo il varo del Governo Renzi.

Nell’ambito del cosiddetto “Decreto del fare”, approvato in occasione del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2013, viene ridefinita la governance dell’Agenda digitale italiana: Francesco Caio presiederà l’istituenda cabina di regia dell’Agenda digitale italiana.

Luglio 2013 ­- Il 2 luglio arriva la seconda denuncia ed è più pesante della prima. Si parla di affidamenti diretti e allude a gare pilotate. Dopo aver “devoluto” all’ufficio legale della Consip la gestione dei pareri sulle gare pubbliche, c’è la grande incompiuta dell’SPC, il sistema pubblico di connettività (progetto datato 2005), un progetto che come ci dice il suo architetto, Sandro Osnaghi “andava bene 15 anni fa, adesso si può fare tutto su internet”.

La partita dell’SPC vale 2 miliardi e mezzo di euro, ma a fine maggio del 2014 se la aggiudica Tiscali con un ribasso del 92%. Il 26 luglio Wired chiede un accesso agli atti perché non si trovano sul sito dell’agenzia curricula e dati retributivi, incarichi politici, professionali, l’elenco delle procedure per l’acquisizione di beni e serivi. La risposta dell’Agenzia rimanda a visionare la sezione trasparenza, dove però i dati richiesti non compaiono.

Agosto­-dicembre 2013 – Una serie di soggetti privati come Ernst & Young, e rappresentanti del Ministero per lo sviluppo economico si incontrano presso l’Agid e lavorano alla stesura del documento strategico per l’agenda digitale italiana. Il lavoro è coordinato da Attilio Nertempi che nel frattempo, pur senza un incarico presso l’Agid continua a svolgere il ruolo di referente del direttore Ragosa e ad avvalersi di beni dell’agenzia.

Marzo 2014 – Il 5 marzo un rapporto del Servizio Studi del Dipartimento Trasporti della Camera dei Deputati certifica le inadempienze dell’Agenzia e i ritardi dell’Agenda digitale: dei 55 adempimenti previsti solo 17 sono stati adottati e per quelli non adottati di ben 21 risultano già scaduti i termini. Lo studio è stato fatto su input del parlamentare Pd Paolo Coppola.

Aprile 2014 – Le riforme attribuite a Francesco Caio in qualità di commissario diventano operative: fatturazione elettronica, anagrafe nazionale, identità digitale. Garantirebbero risparmi notevoli contabilizzati nella spending review di Cottarelli ma i sindacati non sono d’accordo e denunciano come illusori i risparmi previsti (3,6 miliardi) in assenza di nuovi investimenti per la digitalizzazione e modernizzazione degli apparati dello Stato. E per la prima volta denunciano una struttura ombra dentro l’Agid. Il Ragioniere generale dello stato chiede alla Presidenza del Consiglio di intervenire sull’Agid per irregolarità amministrative, ma Matteo Renzi ha già delegato con un decreto il Ministro Marianna Madia per la funzione pubblica sia a vigilare sull’Agenzia per l’Italia digitale che a lavorare per l’attuazione degli impegni per l’innovazione digitale dello Stato e quindi ci deve pensare lei. Il timbro sul decreto di nomina è del 23 aprile, ma il decreto è retroattivo e rimanda al giorno successivo all’insediamento di Marianna Madia.
Il ministro interviene sulle irregolarità denunciate da sindacati, parlamentari, revisori dei conti e singoli dipendenti in particolare relativamente all’affidamento di incarichi dirigenziali e forniture in violazione della legge. Intanto il primo maggio il direttore dell’Agenzia è decaduto per non aver presentato né il bilancio di previsione nei termini stabiliti dalle norme, né il rendiconto generale a fine aprile.

Maggio 2014 – Ragosa non è rimosso in base alla logica dello spoil system ­per cui Renzi avrebbe avuto tempo fino al 25 maggio­ ma perché decaduto dalla funzione, nonostante il comunicato del ministro che dà notizia delle sue dimissioni sia insolitamente diplomatico.

Giugno 2014 ­ – Venerdì 6 giugno 2014 con un tweet Marianna Madia rende noto che sta per uscire il bando di selezione per il nuovo direttore dell’Agid. Il bando esce un’ora dopo. Poche righe sul tipo di incarico e sulle qualità dei candidati che potranno chiedere la valutazione del proprio curriculum vitae in formato europeo entro la mezzanotte del 15 giugno. Il dl 83 prevede esplicitamente che la selezione del DG debba avvenire con procedura ad evidenza pubblica, mentre il bando parla di un avviso per la raccolta di candidature e lascia ferma la discrezionalità di scelta alla amministrazione.

Luglio 2014 – L'11 luglio il ministro Madia nomina Alessandra Poggiani direttore di Agid, Stefano Quintarelli alla presidenza del comitato di indirizzo dell’Agenzia e Paolo Barberis a consigliere della Presidenza del Consiglio per l’innovazione.
Stefano Quintarelli, dopo aver fondato Inet e averla quotata, vive della più classica delle old-economy, ovvero ha investito nel settore immobiliare, ed è deputato di Scelta Civica – il suo nome era stato fatto per la direzione generale, ma sarebbe stato un ruolo incompatibile con la permanenza alla Camera dei Deputati. Paolo Barberis è tra i fondatori e proprietari del gruppo Dada, uno dei primi provider e register europei, per qualcuno si potrebbe configurare un conflitto di interessi. Una curiosità: società e titolari fiorentini come il premier.

Il 22 luglio Mauro Romano su Italia Oggi lancia l'ultima notizia "La designazione più delicata, quella di Alessandra Poggiani, nei fatti imposta dalla ministra Marianna Madia, si sta trasformando per Renzi in una vera caporetto mediatica e di credibilità personale su una materia così delicata come l'innovazione nella PA." Più incisivo Massimo Melica "Non mi schiero tra coloro che levano critiche sterili e faziose ma quando c'è il rischio che non si rispettino le regole del gioco, allora mi sento in dovere di tutelare gli interessi comuni legati allo sviluppo dell'Italia digitale. Se per ricoprire il ruolo di Direttore dell'Agenzia per l'Italia Digitale è prevista una laurea italiana o equipollente perchè lasciare il campo a libere interpretazioni sui titoli conseguiti all'estero. La norma, sul punto, parla chiaro in merito alla formazione universitaria richiesta per un ruolo dirigenziale nella P.A.. Si chiede una formazione che non può essere inferiore al possesso della laurea specialistica o magistrale ovvero del diploma di laurea conseguito secondo l'ordinamento didattico previgente al regolamento di cui al decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509. Perchè da Noi tutto deve essere difficile e sofferto?" La Poggiani ha dichiarato infatti di aver conseguito una laurea in Honours Communications and Cultural Studies a Londra. Un corso solo triennale quindi mai equiparabile ad una laurea piena italiana e nel CV non viene specificato presso quale Università o College della capitale inglese sia stato effettivamente preso il titolo. La stessa Poggiani nel suo Cv ha autocertificato che il suo titolo inglese è equivalente al Diploma di Laurea in Scienze della Informazione o Comunicazione vecchio ordinamento, secondo una non meglio precisata delibera Consiglio Universitario Nazionale del 1997.
Sarà titolo valido o meno non è questa la sede né il luogo per dibatterlo. Resta il tema di un'ennesima vicenda che si somma a tutte le altre, e che non era certamente né utile né necessaria.

Come molti hanno ricordato, esistevano numerose candidature più che valide, non solo per il ruolo di DG ma complessivamente come persone, idee, storie e progetti che – nell'interesse generale – devono entrare a far parte del dibattito interno, al di là delle correnti, appartenenze, idee politiche.

Non farlo è un male, e potenzialmente un danno, a prescindere.
Matteo Renzi, e Marianna Madia, hanno compiuto in perfetta autonomia le proprie scelte in termini di nomine in un soggetto chiave anche per la sua diretta connessione con il programma e le priorità del governo. L'auspicio è che questa struttura – di cui hanno oggi piena responsabilità politica – diventi finalmente un modello di trasparenza, di partecipazione e collaborazione con tutti i soggetti, e che porti davvero ad una svolta nel rapporto tra Cittadino e Stato, sia in termini di risparmi che di efficienza.

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