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Michele Di Salvo
26 Sep

Marco Travaglio e il giustizialismo fai da te

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  Napoli, Marco Travaglio, Luigi De Magistris, garantismo, giustizialismo, informazione, giornalismo, Il Fatto Quotidiano

Marco Travaglio e il giustizialismo fai da te

Accade spesso che il giornale di Marco Travaglio sia la voce del giustizialismo italiano.
Una componente importante del pensiero non solo politico, che merita il giusto spazio, e che ha avuto il grande merito, in tempi in cui la magistratura pareva non vedere le malefatte della politica, di dare impulso ad un moto di società civile che diede man forte ad esempio a “mani pulite”.
Sin qui ci sono già quasi tutti gli elementi di criticità del nostro sistema, e prima ancora della nostra società. La magistratura non dovrebbe essere un potere, ma un “ordine” amministrativo dello Stato. Non dovrebbe esserci una “spinta” della società civile, ma un'ovvia e naturale attenzione e forza e indipendenza tali per cui le indagini, sulla base di indizi e fatti concreti, si facciano, sempre e comunque. Anche più patologico è che ci sia un organo di informazione, e che non sia tutta la stampa, a dare il giusto risalto alle indagini, vigilando, senza essere di parte, e raccontandone la cronaca. Anche peggio se, per l'opinione pubblica, “un giornale” è o appare “la voce della magistratura”. Anche peggio se quel giornale – o anche altri, non necessariamente uno solo – mentre sono giustizialisti, e richiamano al rispetto di leggi e regole, per vendere qualche copia “gossipara” in più pubblicano a manetta intercettazioni intere o pezzi... sarebbe reato diffonderle, va ricordato, e chi le pubblica dovrebbe essere visto come quantomeno complice. Un po' come fosse ricettazione. Se la legge fosse chiara, e non ci fosse nessuno che pubblica, banalmente nessuno potrebbe divulgare alcunché. Ma capisco che si griderebbe alla “minaccia della libertà di stampa” che dovrebbe consistere nel “riferire la cronaca” non nel copincollare pezzi scelti di telefonate sbobinate e prive di toni e inflessioni e suoni... ma questo Travaglio e Gomez lo sanno bene, anche e soprattutto quando fanno finta che sia irrilevante.

Questa lunga premessa perché accade altrettanto spesso che se qualcuno si permette di essere invece “garantista” in questo tritacarne mediatico, che sfocia nel gossip quando non nel sanculottismo, finisce con l'essere spacciato per complice, al servizio di poteri forti, o nel neo pentastellarismo addirittura “pagato dalla casta”. Laddove sarebbe bene ricordare che il garantismo è un pezzo della parte migliore del pensiero liberare, che introdusse garanzie giuridiche precise per evitare lo strapotere dello Stato contro il cittadino, o peggio la discrezionalità sociale o politica dei processi. Ma si sa: sei popolare se parli di casta e “tutti via”, mentre non lo sei se ricordi che un avviso di garanzia è solo “notizia di un'indagine” e non un rinvio a giudizio, né una condanna di primo grado.

Passa quindi in secondo piano un volo pindarico fantascientifico, per usare un aggettivo proprio di Travaglio, che poche settimane fa titolò “Primarie PD tutti indagati” a caratteri cubitali, in un articolo scandalizzato per per l'impresentabilità, secondo loro, di Richetti e Bonaccini su cui si stava semplicemente facendo una indagine, su meno di 10mila euro in due, in due anni. Un giustizialismo moralizzatore senza spazi alla presunzione di innocenza che rappresentava “tutto un partito” (di centinaia di migliaia di iscritti, milioni di elettori e amministratori e politici di tutto rispetto) come un pozzo di marciume.
A distanza di poche settimane dalla anche sua trasmissione (Servizio Pubblico ha Il Fatto come azionista) tuona “mai detto che De Magistris era un grande magistrato”. Smentito da se stesso in pochi minuti. Perché come direbbe Casaleggio guru di Grillo a lui caro, “la rete ha memoria”.
E allora il nostro (nel senso di “nazionalpopolare”) giustizialista, che è bene ricordare ha appoggiato – anche se brevemente – la prima lega forcaiola anti romaladrona, si definisce liberale che voterebbe Chirac e Merkel - oggi fa un volo pindarico davvero fantascientifico, e nel suo editoriale di prima pagina titola “è innocente ma deve dimettersi”.

Chi ritiene già condannato un indagato, riscrive letteralmente tutto il processo, lo ri-racconta, e sentenzia “è innocente”, e “lo dimostrerà in secondo grado”, bontà sua. E secondo lui dovrebbe dimettersi da sindaco di Napoli per la legge Severino. E qui va fatta chiarezza anche al giustizialista specificando che io la penso esattamente al contrario di Travaglio. E anzi gli dico grazie, perché mi offre l'occasione di dirlo e, in un paese in cui tutti devono essere uguali a qualcuno, le differenze è bene farle e chiarirle.
Io credo che le sentenze non si commentano, e i processi non si riscrivano, e che De Magistris abbia avuto un processo con tutte le garanzie e i migliori avvocati possibili di sua fiducia. Se un tribunale lo ha condannato, la sentenza va rispettata. Avrà poi altri gradi di giudizio in cui difendersi da uomo libero e conoscitore della legge e delle procedure quale è, essendo un magistrato preparato.
La pena è sospesa, e senza menzione, quindi la Severino non si applica, caro Travaglio. Ma qui c'è un'ulteriore distinzione. Io sono garantista sempre e con tutti. Politicamente e da cittadino potrei ritenere che ci siano cento motivi per cui De Magistris dovrebbe fare un passo indietro. E lo dico non certo da amico o rivale del sindaco, avendo scritto sempre in modo chiaro il mio pensiero su questa amministrazione (e non da ultimo essendocelo anche detti direttamente).

Ma non è questo il centunesimo motivo per le dimissioni.
Non certo per un abuso di ufficio compiuto come magistrato anni fa, una sentenza non definitiva, per un reato parzialmente cancellato dal codice penale. Ecco, essere garantisti, sul serio, è non fare distinzioni tra “amici, nemici, avversari”, ma richiede coerenza. Una coerenza di pensiero che impone che tu non puoi titolare “è innocente...” il giorno dopo una condanna.
Il dettaglio forse sfugge tuttavia a chi fa i processi mediatici dal suo giornale, e che assolve o condanna a seconda di un avviso di garanzia, o peggio dalla sua interpretazione di un pezzo di telefonata, o peggio ancora a seconda del colore politico.

Essere garantisti o anche giustizialisti richiede coerenza e rigore. A qualcuno questo rigore va forse stretto. E a seconda del malcapitato si cede a toni più o meno blandi di condanna mediatica.
E questo non fa bene al paese, e di certo anche questa è un'altra patologia della nostra società.

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A margine vorrei aggiungere un commento che Salvatore Romano ha lasciato ieri sulla mia bacheca facebook

In ambienti vicini al sindaco , stanno organizzando una manifestazione in suo favore. Già domani c'è una riunione organizzativa. Lo trovo grave. Non credo si tratti più di chi appoggia o no il Sindaco. Manifestare contro le sentenze e' un atto inutile , che spaccherà ancora di più la città. Un atto che non serve a nessuno. Neanche al Sindaco. Una manifestazione contro una sentenza e ' stata fatta solo da Berlusconi. Spero rinsaviscano. Alla città tutto ciò non serve.
Non credo occorra ancora spaccarci sui pro e contro. In questo momento serve mettere da parte le divisioni. Io hot parlato della manifestazione . La trovo aberrante. La sentenza non è passata in giudicato, il Sindaco ha ancora due gradi di giudizio per dimostrare come spero la sua innocenza. Dividere la città con una manifestazione in suo favore, per fare pressione, servirebbe a coprire di ridicolo una comunità che ha 2000 anni di storia . Le manifestazioni contro i giudici contro le sentenze le ha fatte in Italia solo Berlusconi . Le prove muscolari per testimoniare la propria forza contro la legge. Carissimi amici. Siamo tutti uguali di fronte alla legge. Nessun cittadino condannato oggi può organizzare una manifestazione in proprio favore e per le proprie ragioni. Sarebbe un precedente imbarazzante quanto grave . Spero davvero si capisca il dolore e la preoccupazione delle mie pa
role.

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A
"sarebbe reato diffonderle, va ricordato, e chi le pubblica dovrebbe essere visto come quantomeno complice". Ma lei conosce la legge? Sa che le intercettazioni, come tutti gli atti, una volta depositati e comunicati alle parti sono pubblicabili?
Rispondi
M
infatti... una volta depositati e resi appunto pubblici.<br /> non è la fattispecie in questione, ovviamente