Grillo, il blog, il M5S e il cascione del web
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Era da un bel po' che non scrivevo del M5S, e devo ammettere che on ne sentivo affatto la mancanza. Devo ammettere che in fin dei conti devo ringraziare il Beppe nazionale: col il semplice passare del tempo ha banalmente e lapalissianamente dimostrato che tutto quello che avevo previsto era corretto, anche e soprattutto quando diceva il contrario.
Parlavamo di democrazia diretta, era il tempo i cui i grillofan più sfegatati ci ripetevano che uno vale uno, sempre e comunque, e che "la democrazia della rete...". Poi sono venuti i referendum sulle espulsioni con orari sempre diversi, poche ore di preavviso, in cui votavano sempre meno. Espulsioni senza discussioni, alle volte senza motivi nemmeno reali. Ma la cosa a ben vedere ha fatto sempre meno notizia. Meno inaspettata e tutto sommato anche poco criticata la scelta della "nomina" dall'alto del neonato "direttorio". Nella democrazia diretta, dal basso, della rete, dove uno vale uno e Beppe "è solo un megafono" e Casaleggio "solo un tecnico", in due decidono chi comanda, e nessuno deve nemmeno votare o ratificare: è semplice cosa fatta.
E poi ci sono gli eletti, i sindaci coi problemi di tutti i giorni, che ovviamente non vannno più bene.
E poi ci sono gli "in Europa poi vedremo" e guai a dire che si sarebbero alleati coi nazisti... alla fine il gruppo in Europa è proprio coi nazisti, ma chi ci fa più caso? Passa tutto in secondo piano rispetto al "e invece voi?..." riferito genericamente a tutti... e invece verrebbe voglia di dirlo a loro "e invece voi?" perché i verdi vi hanno detto no? Perchè "podemos" spagnoli non vi si filano di striscio?
Sarebbero sane riflessioni politiche che si potrebbero anche fare con un minimo di democrazia interna, di dibattito civile, di programma su cui costruire. E invece...
Abbiamo in regalo chicche imperdibili, di straordinaria vetero memoria politica ricicciata a nuovo dal verbo del web purificatore: scopriamo che con l'ISIS dobbiamo parlare, e poi difronte all'indignazione generale "sono stato frainteso, intendevo Hamas..." - oh cavolo, meglio mi sento.
Scopriamo anche che "la Russia di Putin è all'avanguardia politica". E lì ti torna in mente Anna Politkovskaja, le censure del web, le Pussy Riot, i blog chiusi, i dissidenti politici arrestati, gli omosessuali, gli omicidi politici col polonio... ma no, la Russia è all'avanguardia... e verrebbe la macabra battuta "eccerto, usano i socialnetwork per schedare e arrestare le persone e mica ammazzano con le volgari P38, usano il polonio, sono all'avanguardia".
A dirlo però – e questo fa tristezza – non è l'ultimo bimbominkia uscito dai meandri di 4Chan, ma il vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati... e allora prima un po' ti incavoli per la demagogica ignoranza, poi ti domandi quanto in basso siamo scesi, e poi niente... ti arrendi alla tragicità del tuo paese.
Il sacroblog attorno a cui tutto ruota, e i cui click secondo Beppe sono "la misura del consenso" (anche quando sono generati da pubblicità, da click pagati, da relink discutibili...) ci propone come economista di riferimento tale Eugenio Benetazzo – già vicino a Forza Nuova, e diciamolo, viva la coerenza almeno in questo. Sono lontani i tempi della balla di "Stglitz ha scritto con noi il programma: è l'era di Benetazzo che di se stesso scrive: economista indipendente e saggista economico fuori dal coro, conosciuto alla stampa di settore come il Nouriel Roubini italiano o lo Steve Jobs dei mercati finanziari... è considerato un vero e proprio guru finanziario soprattutto grazie alla sua ineguagliabile capacità di lettura e sintesi del panorama finanziario e socioeconomico della nostra epoca.
I suoi passaparola sul blog sono una sintesi perfettamente realizzata con un minipimer mentale di sciocchezze, monopoly fantasy, troika a volontà, noeuro di base e tanta, tanta, ma tanta confusione tra termini economici appresi dalla settimana enigmistica. Inutile spiegare al "popolo del web" pentastelato inesattezze concettuali come "il quadro macro economico dell’Italia continua a peggiorare su più fronti, soprattutto quello socio economico." nell'era dell'economia globale e dell'euro sovranazionale un quadro macroeconomico nazionale è in sé poco significativo, ma mischiato a "fronte" (si badi!) socio economico è demenziale. Benetazzo riesce dove nessuno (sano di mente) può: prevedere la situazione economica a dieci anni: "dal punto di vista socio economico il paese tra dieci anni si ritroverà ad avere un quadro che può essere tranquillamente configurato con una situazione ibrida tra un mix argentino e greco" – a parte l'idea nazionalpopolare di nefandezza e sciagura che nell'immaginario collettivo rievocano questi due paesi, nemmeno uno studente di economia dalla spiccata fantasia e amore per i fantasy di quartordine troverebbe un'analogia accostabile tra Grecia e Argentina, ma Benetazzo e Beppe evidentemente si.
Aggiunge il nostro "Sul piano finanziario invece i rischi di una cosiddetta patrimoniale sono sempre più oggettivi..." e qui la domanda "cosa c'entra il "piano finanziario" con la tassazione? Ah già, per lo Steve Jobs dei mercati finanziari c'è licenza di atecnicità creativa, e quindi anche confondere "piano finanziario" con eventuali "entrate tributarie", tanto che aggiunge che sarebbe un "tipo di intervento attuato per tamponare gli scoperti in termini di deficit"... cos'è uno "scoperto in termini di deficit" lo sa solo Benetazzo, ma si sa lui è fuori dal coro, e verrebbe da dire anche fuori dall'economia e dal senno.
A degna conclusione veniamo resi edotti che " l’Italia ha un determinato ammontare di riserve tenute negli Stati Uniti, la stessa cosa la Germania in Francia, la stessa il Giappone con il Brasile e così via discorrendo, la banca nazionale centrale di ogni Paese detiene un quantitativo di riserve sotto forma di custodia in paesi con cui intrattiene rapporti o scambi commerciali." orbene, inutile ricordare che da Bretton-Woods l'oro è "smaterializzato", che non esistono più depositi aurei ma cartolarizzazione di conti correnti, per altro per far fronte alle reciproche partite di scambi monetari.
Vabbè, si sa, nel cascione del web in cui tutti siamo CT del lunedì, economisti da legge finanziaria, onniscienti di scenari internazionali, noi italiani che "gli altri ci rubbbbano il lavoro" e delle "invasioni", noi che "si stava meglio quando si stava peggio" è il nostro motto nazionale: dall'euro alla lira, dalla democrazia alla dittatura, dal re al papa o allo straniero, sino ai romani e via a discendere... si alle caverne, lì si stava meglio, e infatti lì stiamo tornando: non ricurvi per il peso della clava, ma davanti a una tastiera a riempire di banale qualunquismo e a rispondere e commentare sempre tutto, soprattutto quello che non conosciamo, basta che il nostro commento sia il più veloce.
Ma c'è Di Battista, quello votato da nessuno, che ci parla della teoria della rana nella pentola, che ci parla di nuova guerra fredda e di colossi, che mette insieme tutto e il contrario di tutto. Lo fa gratis, in streaming, in Commissione Affari Esteri... tutto sul blog, clikka e vedi... tanto, "i click sono la misura del loro consenso" e se perdi alle elezioni è colpa della casta e dei brogli.
Clikka e commenta. Questo è il verbo. Un tempo c'era la tv commerciale, oggi c'è il web di Grillo, con cui puoi interagire e commentare, sentirti partecipe, anche se nessuno ti considera e sa che esisti. Bella invenzione la "democrazia del web a cinque stelle" no?
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