De Luca - di porcilaia in porcilaia
“Un grido dolore che si è diffuso per le valli dell'appennino di porcilaia in porcilaia.”
Sono parole di De Luca, governatore della Campania. Riferite alle critiche ricevute da Miguel Gotor. Sfida Crozza dando il peggio di sé. Già Gotor non lo conosce (dice). Strano. Quando De Luca sosteneva Bersani contro Renzi Gotor non era proprio l'ultimo degli socnosciuti. Ma si sa. Al cambiare delle posizioni politiche la memoria fa brutti scherzi. O sarà anche colpa dell'età del “giovane renziano rottamatore” governatore della Campania.
La notizia di ieri titola più o meno così “Scandalo in Regione Campania” dove sette persone, fra cui De Luca, risultano indagate per i reati di corruzione e rivelazione di segreto. Indagati con lui anche un giudice del Tribunale di Napoli, Anna Scongnamiglio (la stessa che ha firmato il 22 luglio la sentenza di sospensione della sospensiva della Severino per il governatore), Carmelo Mastursi, ex capo della segreteria di De Luca che lunedì si è dimesso dal suo ruolo, un avvocato e un manager della sanità pubblica, Guglielmo Manna (marito della Scongnamiglio).
Il fatto. Secondo l'indagine tutto parte dalla condanna dei giudici a De Luca per abuso d'ufficio, che doveva essere sospeso per la Severino: allora a discutere la causa e depositare la decisione c'era il giudice relatore Scognamiglio. A quel punto, da un'altra inchiesta, viene intercettato un manager della sanità pubblica e marito della giudice, Manna, che telefona ad un avvocato avellinese per chiedere di contattare il capo della segreteria di De Luca Mastursi, storico collaboratore del governatore. Telefonate in cui Manna propone uno scambio: una nomina nella sanità pubblica in cambio dell'esito sulla sospensione di De Luca rivelato in anteprima.
Parafrasando De Luca questa ordinanza è “Un grido dolore che si è diffuso per le valli della Campania, di porcilaia in porcilaia.”
------------------------------------------------------
Mi si risponderà che i politici si giudicano dai fatti e non (solo) dai coinvolgimenti nelle inchieste (che talvolta sono atti dovuti). Ed allora ho provato a ripercorre le prime tappe del governo dell Regione dell'era deluchiana.
Che De Luca fosse "uomo del fare" i suoi più stretti collaboratori e sostenitori lo hanno ripetuto per tutta la campagna elettorale. E c'era da crederci anche senza questo tormentone. E che avesse un consenso molto ampio, anche questo lo si sapeva bene. Del resto ha vinto le primarie anche perché nello stesso Pd non c'erano alternative né forti né innovative, e ha vinto non solo nella sua Salerno dove nel 2006 era il quarto sindaco più popolare d’Italia enel 2008 aveva un tasso di approvazione del 75 per cento.
Come ha ben spiegato Davide Maria De Luca su Il Post "Tutto questo consenso, però, ha avuto un prezzo molto alto. Salerno è al quindicesimo posto in Italia per le spese per personale sostenute dal comune: quasi il 40 per cento del totale delle spese correnti (cioè il denaro usato per pagare stipendi e far funzionare i servizi essenziali di un comune). Oggi Salerno ha debiti per più di 200 milioni di euro, il 120 per cento della sua spesa corrente. È il venticinquesimo comune più indebitato d’Italia – anche senza considerare un altro centinaio di milioni di euro in debiti fuori bilancio, cioè debiti contratti dalle società partecipate dal comune."
Oggi – con corsi e ricorsi tra Tar e tribunale ordinario – da circa un mese si è insediato a Palazzo Santa Lucia nella nuova veste di Presidente della Giunta Regionale. Non solo. Ha tenuto per sè alcune deleghe. Trasporti, Sanità, Cultura e... Agricoltura. Come ricorda Mimmo Panegalli "In una conferenza stampa a Palazzo Santa Lucia ha detto: ”L’agricoltura è una mia passione personale e mi sono riservato la delega” facendo forse riferimento al periodo in cui era funzionario dell'Alleanza dei Contadini." Ed ecco alcuni dei primi atti del neo governatore, su cui cominciare a fare un bilancio del primo (abbondante) mese della nuova amministrazione.
Nella veste di Presidente della Giunta e di Assessore ai Trasporti nomina il nuovo cda di EAV – la controllata partecipata regionale che gestisce gran parte dei trasporti pubblici regionali. Alla presidenza, dove dovrebbe andare un tecnico del settore trasporti con una visione "di settore" (coadiuvato da un cda e da un amministratore delegato che "porti avanti la linea e il piano industriale") viene nominato Umberto De Gregorio. Ottimo commercialista e persona perbene. Peccato non si sia mai occupato di trasporti. A suo credito essere stato "l'uomo De Luca" a Napoli in campagna elettorale ed aver organizzato "il programma" del neo-governatore. Con lui due dirigenti regionali: Maria Teresa Di Mattia già incaricata in Autoservizi Irpini e in Acam (l’Agenzia campana per la mobilità sostenibile), e Ruggero Bartocci, dirigente di staff alla direzione generale per la mobilità della Regione. Una nota sulla situazione dell'EAV: ha un credito verso la Regione di circa 500milioni euro, pari all'incirca ai 500milioni di debiti complessivi. Quanto possono essere "pressanti" i nuovi vertici dell'EAV verso l'assessore ai trasporti e verso il presidente della giunta (entrambi la stessa persona) nell'esigere queste somme per pagare i debiti e semmai rilanciare il servizio pubblico locale? Diciamo non proprio una situazione di "vera indipendenza" (anche perché i due dirigenti regionali del cda sono anche dipendenti diretti dell'assessore presidente).
Nella veste di di Presidente della Giunta e di Assessore alla Sanità De Luca ha azzerato anche il cda di Soresa, la centrale acquisti per i prodotti sanitari della Regione, al posto di Francesco D’Ercole, Gennaro Santamaria e Pietro Alfano, vanno il candidato non eletto al consiglio regionale con la lista di Campania Libera, Gianni Porcelli, già sindaco di Mugnano; la non riconfermata consigliere regionale del Pd sannita, Giulia Abbate; e Luigi Giugliano, avvocato irpino. Nomine che – almeno sulla carta – sarebbero incompatibili con riferimento all’articolo 32 della legge regionale dell’11 agosto 2005 che, nello specifico, indica nei «candidati non eletti alle elezioni regionali, per gli otto mesi successivi all’elezione stessa» l’impossibilità di ricevere designazioni e incarichi) e all’articolo 4 della legge Campania Zero del 27 luglio 2012. Come a dire: "intanto ti nomino poi si vedrà". Un poi si vedrà pesante visto che la tanto discussa condanna per abuso d'ufficio da sindaco di Salerno verteva proprio per "una nomina che non poteva fare".
Nella veste di di Presidente della Giunta e di Assessore alla Cultura (forse) De Luca ha poi nominato Patrizia Boldoni consigliere con incarico di Promozione delle Attività Innovative per il rilancio del Turismo attraverso la valorizzazione dei beni culturali. La “figura di alto profilo” grazie al suo “curriculum vitae e culturale e professionale” a cui è affidato “il compito di studio e consulenza per lo sviluppo del turismo campano… ha almeno tre meriti: essere l'ex moglie dell'ex presidente del Calcio Napoli Corrado Ferlaino, avere una estesa carriera in ambito immobiliare (con qualche ombra professionale e qualche processo, come quello sulle ipotesi di irregolarità nei bilanci della società tenutaria di Palazzo d'Avalos), ma soprattutto essere stata una "intensa" organizzatrice di feste elettorali a sostegno di De Luca tra la Napoli bene.
Ma il colpo forse più eclatante – almeno quanto passato in sordina rispetto al resto – è (nella veste di Presidente della Giunta e di Assessore ai Trasporti) la "cessione" di Caremar a conclusione dell'iter di privatizzazione della compagnia pubblica passata definitivamente nelle mani del gruppo Aponte (attraverso Snav), e del gruppo D'Abundo (ovvero MedMar attraverso la Rifin). In pratica l'azienda che si occupa di trasporti via mare verso le isole è stata ceduta ai suoi due concorrenti, che la rilevano (e si tolgono quindi l'unico concorrente pubblico capace anche di "calmierare" mercato, tratte, tariffe e di garantire un servizio pubblico essenziale minimo garantito) per sei milioni di euro. Non solo. La Regione si è impegnata a versare ai suoi ex concorrenti privati 10 milioni di euro per nove anni; una cifra apparentemente contenuta se si considera che con la Caremar pubblica sborsava 20 milioni all'anno. La situazione che avremo è qualcosa del tipo Snav monopolista di fatto del trasporto veloce e MedMar come vettore unico dei traghetti. Caremar significa traghetti e mezzi veloci, significa orari e rotte privilegiate proprio per il ruolo pubblico svolto dalla compagnia. Un patrimonio e una dote finanziaria che valgono ben oltre la cifra sborsata o il presunto risparmio, specie se da quei 20 milioni spesi ogni anno togliamo gli incassi di quelle tratte.