Cosa succede in casa Google
Google fa concorrenza a Facebook, in tema di presentazione e comunicazione.
Ma anche ad Apple, in tema di nuovi prodotti e tecnologie.
E così in pieno stile Jobs a San Francisco ha presentato in un colpo solo una intera gamma di prodotti che farà discutere, e non poco, al di là delle implicazioni di mercato.
Il CEO Sundar Pichai ha presentato il quadro generale in cui Google si stava muovendo, e – in periodo di bilanci, di borse altalenanti, ed di rumors di acquisizioni non poprio marginali – ha presentato la sua azienda come "facilitatore": un unico grande soggetto capace di rendere la vita più semplice, integrata. Google in sintesi vuole "mettere in un unico luogo tutto quello che ci occorre".
Ad essere cattivi alle varie magistrature impegnate in mezzo mondo a processare BigG per monopolio basterebbe sbobinare le parle del suo Ceo.
Il lungo percorso fatto da Google – che ad alcuni negli anni è potuto sembrare altalenante e su troppi fronti diversi – è stato ricondotto ad una unità, dando "un senso" a questa immenza ricerca.
Una migliore capacità di riconoscimento facciale e per immagini, ricerca nel riconoscimento vocale, nella sintesi e nella capacità di traduzione, raccolta di una innumerevole quantità di dati di conoscenza (a questo puntava ad esempio la biblioteca mondiale di googlebook).
"Stiamo per aprire la strada all'intelligenza artificiale" ha detto Pichai, e in effetti ogni prodotto presentato ne ha un po'.
Intanto i nuovi telefoni Pixel "i primi telefoni progettati da Google dentro e fuori." La veridicità di tale affermazione è discutibile (somigliamo parecchio agli iPhone 7) ma i dispositivi sono decisamente concentrati su una concezione Google-centrica.
Google raccoglie la sfida del futuro della telefonia mobile VR con i suoi auricolari Daydream View e con un telefonino di punta con una fotocamera da 12,3 megapixel. Una nuova applicazione per fotocamera con un microscopico ritardo nello scatto e foto HDR "intelligenti" e qualsiasi possessore di un telefonino Pixel ottiene uno spazio di archiviazione illimitato di immagini a piena risoluzione nel Cloud.
Ha preinstallata l'ultima versione di Android.Una barra di Google onnipresente esce dalla parte superiore, una lunga presa sul pulsante home richiama l'Assistente di Google e, naturalmente, la chat di Hallo è pre-installata.
Google ha anche presentato la sua "assistente", l'intelligenza artificiale che presto vivrà residente su tutti i suoi dispositivi. È pensato per essere un sistema potente e relativamente aperto.
La visione è che Google Assistant sia presente ovunque, ogni volta che ne avete bisogno, per tutto ciò che serve in quel momento.
Il nuovo auricolare Daydream View come il suo display si prende cura della sincronizzazione, dell'orientamento e così via. L'auricolare è realizzato in un "accogliente" materiale in microfibra.
C'è anche un controller di VR compatto con sensori di movimento e un trackpad cliccabile.
Qualche aggiornamento "minore" anche per Chromecast: l'Ultra aggiunge 4K, immagine HDR e Dolby Vision. Il nuovo dispositivo ha anche una porta Ethernet integrata per potersi cablare da soli l'intera casa.
Infine Google Wifi. Molto simile a Eero, è un router a forma di disco che diffonde un segnale omogeneo in tutto la casa connesso ai dispositivi che segnalano la presenza umana.
Un app ti permette di vedere quali dispositivi sono collegati alla rete, e li spegne se non ne siete sicuri, o anche permettere di disconnetterne alcuni a scelta.
C'è indubbiamente del fascino in tutto questo, ma pochissima riflessione sulle conseguenze.
L'intelligenza artificiale immaginata da Google sarà sempre attiva e sempre presente. Imparerà quello che cerchiamo online, i nostri orari, inostri spostamenti. Apparentemente lo farà per "conoscerci meglio e facilitarci la vita". Di fatto sceglierà per noi il percorso da fare per andare al lavoro, gli orari dei nostri figli, imparerà a riconoscerci nelle foto – anche quelle non pubbliche e non fatte da noi ma presenti "automaticamente" nel cloud gratuito per tutti i clienti.
Saprà a che ora entriamo a casa, cosa connetttiamo, che film guardiamo e che musica ci piace. Ma questo sognifica che col tempo, ci suggerirà film e musica, riducendo enormemente la nostra capacità di esplorazione, conoscere nuovi gusti e generi.
Quello che l'intelligenza artificiale non potrà mai eguagliare è la nostra capacità – e il nostro bisogno vitale – di uscire da schemi e abitudini, di sbagliare strada, di trovarci nel traffico, di scoprire una musica che non ci piace.
Google ha anche parlato di una "nuova opzione" per disattivare il microfono "per essere sicuri di non essere ascoltati"... ammettendo che questo problema c'era, che "la macchina" ci sentiva sempre. E imparava a conoscerci anche quando eravamo "nella nostra intimità".
Il mondo "griffato Google" ci potrà anche piacere e affascinare. Ma richiede probabilmente un grado di consapevolezza che attualmente non abbiamo.
Mentre "la macchina" di Google mostra ogni giorno di più la propria consapevolezza di acquisire nuove conoscenze su di noi. E forse, è sfuggita di mano anche ai progettisti di Google.