Io e la mia scrivania
La mia scrivania è in legno di ciliegio.
Non è antica, ma è un massiccio ciliegio anni cinquanta. Mi accompagna anche negli studi da quando frequentavo le scuole medie. Poi ha sopportato i vocabolari del liceo. Libroni universitari, quintalate di appunti, fogli, block-notes, fotocopie. I suoi tre cassetti contengono "le cose importanti". Ha sopportato centinaia di articoli e decine di saggi e libri che scritto in questi anni.
La mia scrivania in ciliegio rosso era fatta per altri tempi. Per tempi in cui al massimo si metteva un panno di nappa e ci si poggiava su la macchina da scrivere.
Non era stata immaginata per i computer, men che meno per i portatili.
Perchè i pc, e ancor più i portatili, emanano calore e rovinano la lucidatura, che allora si faceva a cera.
È per questo che i mobili per ufficio sono in quel fintolegnorivestito che in realtà è truciolato più plastica. E come molti suggeriscono è preferibile anche usare tavoli con ripiano di cristallo. Quelli – concepiti nell'epoca dei pc – non si rovinano.
I tavoli di legno d'altri tempi, nell'epoca della tecnologia, necessitano di cura.
Ci ricordano però che anche le persone, soprattutto nell'era accelerata, poco attenta, meno riflessiva, della teconologia, necesitano di altrettanta cura, nonostante la tecnologia e spesso anche più propria a causa di questo web che ci fa dimenticare che siamo persone e non seplici profili.
E allora un po' come quegli allenamenti di karatè-kid di quando ero ragazzo, mi sono comprato la mia cera – pura cera d'api preparata – me la sono scaldata a bagnomaria, l'ho stesa, e con un bel panno di legno caldo mi sono dedicato a dare un po' di cura alla mia scrivania.
Di legno di ciliegio. D'altri tempi. Che necessita di cure, ma è più calda di un qualsiasi tavolo di cristallo.