Il web tossico
Il web offre straordinarie opportunità di comunicazione, disintermediazione, organizzazione.
Questa caratteristica di "strumento di oportunità" tuttavia non è priva di rischi, proprio perchè la disintermediazione preclude quello strumento di verifica della notizia – nel bene e nel male, e talvolta costuituendo un limite alla conoscenza – che stava alla base dell'informazione, che non va dimenticato costuituisce anche il fondamento delle democrazie, contruibuendo a formare una coscienza consapevole, sulla cui base – almeno in teroria – si forma la coscienza civica e quindi un voto consapevole.
Alle vecchie forme di comunicazione, generalmente unidirezionali, il web affianca oggi un canale nterattivo, in cui almeno in teoria ciascuno può essere creatore di contenuti e può contemporaneamente interagire, condividendo, citando, commentando, contenuti altrui.
Questa forma di partecipazione è certamente positiva, come ogni forma di disintermediazione, perchè avvicina il cittadino all'eletto, il candidato agli elettori, il media tradizionale ai lettori.
Un'osmosi che può generare plusvalore, può migliorare la qualità dei messaggi e dei contenuti, e può far scoprire mondi e micromondi sino a ieri sconosciuti, degni di spazio e rappresentanza.
Ma il web non è privo di rischi.
Essendo uno strumento editoriale, che genera intrioti e vive di accessi, visite, click, genera anche tutte le patologie legate all'uso di "qualsiasi strumento utile" a generare questi accessi, e quindi incassi.
La comunicazione politica tossica, intesa come quell'insieme di casi in cui il messaggio, la sua organizzazione, la sua viralizzazione e le dinamiche di gruppo nei social network, determina da un lato una falsa percezione del consenso, e dall'altro tendono ad una vera e propria manipolazione, della realtà e delle persone.
La politica si intreccia con il mondo dell'informazione proprio perchè è sempre più diventata anche uno spettacolo di massa, finendo con il condividere regole e metriche tipiche degli show, seguendo l'audience e la telegenia, subendo il condizionamento di ciò che fa alzare o meno lo share.
Ed anche la webreputation non sfugge a questa deformazione, attraverso la lettura di dati di accessi, letture e condivisioni come metrica del consenso politico. Con tutte le implicazioni patologiche del caso, soprattutto quando i dati – come sin troppo spesso e massicciamente avviene – sono dopati.
L'ho definita comunicazione tossica perché, proprio come un virus, si diffonde nel web contaminando comunità, persone e ambienti, spesso inconsapevolmente.
La caccia al numero di fan e follower, al valore kloud, il numero di visite al proprio sito finiscono con l'essere l'unico obiettivo da perseguire, a costo e scapito dei contenuti, della riflessione, del progetto, del programma e dei valori.
In definitiva, il rischio, è che il web da strumento utile per la comunicazione, disintermediazione ed organizzazione della società e della politica, finisca con il deformare e trasformare – inconsapevolmente – non solo la comunicazione, ma anche il rapporto con la politica e l'organizzazione della società.
Introduzione alla comunicazione tossica
Politica e mass-media
La spettacolarizzazione dell'informazione
Il web sorpassa la tv
Il web e le "leggi speciali"
Il popolo della rete, il popolo che non esiste
Gli "stumenti" della comunicazione politica in rete
La percezione e i falsi numeri del web
La social-auto-percezione
Informazione e SocialNetwork in Italia
La comunicazione politica tossica
I gruppi e i social network.
Influencers della rete
La formula dell'engagement
La comunicazione manichea
Il web e il complottismo
La paura e la politica. La politica della paura.
TV e potere La politica trasformata in fiction
La politica testicolare
Twitter e l'opinione della maggioranza
L'hashtag-politik
Se il cyber-utopismo conquista la politica
La campagna elettorale e il web 2.0
La comunicazione social dei leader europei