A Roma Grillo ha perso la maschera
Un tempo avremmo detto che Travaglio, da bravo portavoce, seguiva la linea Grillo. Stavolta sembra quasi che sia l’ex comico genovese a seguire la linea politica dell’editorialista principe del Fatto Quotidiano. Una linea semplice, tutto sommato, che ignora le linee guida della dialettica e della prassi politica, e che confonde un qualsiasi accordo tra partiti diversi con l’idea di inciucio.
Confusione anche semanticamente coerente con l’idea che si possa fare politica con il 51% o che sia anche solo immaginabile un parlamento 100% monocolore. L’idea del “lavorare insieme” in politica e anche più negli enti amministrativi locali, è il seme della democraticità, e prevede il presupposto che se anche io ho la maggioranza, se sono chiamato ad amministrare tutti i cittadini, io tenga conto delle indicazioni di tutti e collabori con tutti, proprio perché, di base, non penso di avere ragione da solo. Ignazio Marino, appena eletto sindaco di Roma, come aveva annunciato in campagna elettorale, sta cercando di mettere insieme la migliore squadra possibile, e in generale di aprire ed allargare alle forze politiche e sociali che ritiene possano offrire qualcosa di buono e costruttivo alla città nel suo insieme e completezza, e nondimeno con un segnale di forte discontinuità rispetto al passato. Per questo ha “aperto” ad una collaborazione – che non significa alleanza politica o programmatica – amministrativa e costruttiva ad un movimento, il 5 stelle, che si è posto e presentato come forza sociale e di innovazione, offrendogli per altro una indicazione proprio sulla trasparenza e legalità. Quale migliore occasione per un movimento che intende offrire sobrietà, trasparenza e concretezza?
"In merito ad alcune iniziative dei consiglieri comunali di Roma si ribadisce che: il MoVimento 5 Stelle non fa alleanze, né palesi né tantomeno mascherate, con alcun partito, ma vota le proposte presenti nel suo programma. L'unica base dati certificata coincidente con gli attivisti M5S e con potere deliberativo è quella nazionale che si è espressa durante le Parlamentarie e le Quirinalie e quindi il voto chiesto da De Vito online non ha alcun valore". Così parlò Beppe Grillo liquidando il M5S romano, la possibilità di pesare e tanto nel nuovo corso post Alemanno guidato dal neo sindaco Ignazio Marino. E così liquida anche qualsiasi proposta anche solo di confronto e sondaggio con la base locale, quella che ha fatto la campagna elettorale, ha chiesto e ricevuto voti veri e reali, mettendo in gioco la propria faccia, il proprio nome e la propria storia, perché ha creduto di poter davvero fare e contare e realizzare qualcosa di buono per la propria comunità.
E invece no, Grillo getta la maschera, lo fa sulla linea-Travaglio “collaborare = inciucio” e ferma qualsiasi reale ipotesi di confronto dal basso, negando anche l’idea (cui ormai nessuno crede più) di un’ipotesi di uno vale uno: da oggi è evidente che vale solo lui.
Per il M5S, nella consueta logica manichea tra buoni e cattivi, che riguarda ormai anche l’interno del movimento, e dei suoi parlamentari, è il momento di fare chiarezza sull’unica via percorribile: essere il braccio di Grillo, e meri esecutori. L’occasione magistrale sarà il Restitution-Day, creatura perfetta datata anche al momento giusto per non accavallarsi con altri eventi “altrui” a contendersi lo spazio (soprattutto mediatico) ed essere palcoscenico unico per il leader unico per dettare la linea ed essere spot elettorale. Mossa semplice per mettere a tacere ogni polemica interna e ogni dissenso, e unire la base: i parlamentari che dissentono sono quelli attaccati a soldi e poltrone. E viene così cancellata ogni polemica. Da un lato i buoni, dall’altro i cattivi. Nessun distinguo e nessuna via di fuga.
Tutto questo però non serve all’Italia, non serve alle persone normali, a quelle che non arrivano a fine mese, a quelle che non hanno un lavoro né una speranza di averlo, non serve ai ragazzi che devono scegliere se restare qui o andare all’estero, non serve alle imprese, non serve ai commercianti e agli artigiani, non aiuta i terremotati, non risolve alcun problema sociale, né mette un piatto a tavola a chi (e sono molti) non ce l’ha.
E quando ce ne accorgeremo, e prima smetteremo di farci prendere in giro da queste retoriche, meglio sarà per tutti noi, singolarmente e tutti insieme come Paese.
L’unico che ci guadagna è Berlusconi, che in uno scenario senza alternative, anche se decotto come leader di una qualsiasi destra liberale e moderata, acquisisce, grazie alla linea Grillo-Travaglio non solo maggiore legittimazione, ma soprattutto peso e spessore politico. Se non altro di necessità istituzionale.
P.s.
Un tempo Grillo sbandierava che “uno vale uno” e lui era un semplice megafono, al massimo portavoce. Bene, gli attivisti 5 stelle romani hanno scelto di dare un nome a Marino. Lui, da megafono e portavoce, dovrebbe supportare questa scelta. Invece… l’unica base che lui riconosce sono quelli iscritti al suo sito. Tradotto anche sul semplice tema di Roma, gli attivisti semplicemente non contano. Ecco i fatti, il resto è noia. E la peggiore propaganda della prima repubblica, in cui si cambiava maggioranza o assemblea o corpo elettorale in funzione delle decisioni già prese altrove. Amen, basta dirlo.