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Michele Di Salvo
06 Jan

Acquisto di “pacchetti di indirizzi mail” e il “valore” della gestione di una protesta

Pubblicato da micheledisalvo

Molto spesso mi capita di sentire qualcuno che vuole acquistare pacchetti di indirizzi di posta elettonica.
La scelta ricade su due opzioni: grandi quantitativi indistinti, per invii di massa, o liste specifiche, semmai divise per settore o altri criteri di profilazione.

Nella definizione di un’operazione di questo genere, va sempre fatta una riflessione sul se ne vale davvero la pena.
Almeno due le considerazioni generali.
La prima è se acquistare indirizzi email è legale o meno: la risposta è semplice, e dipende se chi te li vende si comporta a norma di legge sulla privacy.
La seconda è più complessa, e riguarda l’efficacia di uno strumento di questo genere.
Cominciamo con il chiarire che gli indirizzi email per campagne di email marketing possono essere:
a. affittati o acquistati da aziende specializzate, che li raccolgono in modo trasparente e legale, o da broker, la cui attività consiste nel far incontrare i possessori di liste con i potenziali acquirenti; queste aziende sono presenti soprattutto negli Stati Uniti; le aziende statunitensi forniscono in qualche caso anche indirizzi email di utenti internet europei e italiani;
b. raccolti direttamente dall’azienda che li richiede ai clienti attuali e potenziali.

La decisione di acquistare o affittare una lista dipende dalle risorse che si hanno a disposizione per il suo aggiornamento.
Gli iscritti ad una lista possono infatti modificare le loro preferenze o decidere di cancellarsi; la gestione delle modifiche del profilo e delle cancellazioni sono indispensabili perché una lista continui a produrre risultati; sono però impegnative. Se si ritiene di poterle gestire, acquistare una lista può essere un buon investimento.
In caso contrario, è meglio affittarla.

In generale poi, un costo che pochi considerano, è costituito dalla “infrastruttura tecnologica” necessaria per l’invio di e-mail, soprattutto per invii multipli, efficaci, personalizzati, con una banda di traffico che ti consenta un certo numero di invvi in un tempo “ragionevole”, un sistema di monitoraggio e controllo delle statistiche, e così via…

Meglio quindi acquisire liste esterne o creare indirizzari interni?
Una ricerca condotta da Forrester Research l’anno scorso negli Stati Uniti ha evidenziato che quando si usano indirizzi email di clienti e di potenziali clienti raccolti internamente, il costo medio per vendita realizzata in seguito ad azione di email marketing è 100 volte inferiore rispetto a quando si utilizzano liste acquistate all’esterno.
Quello che però la stessa ricerca non dice, è che per creare internamente una list occorrono mesi, risorse, e che spesso non si ottiene una precisa profilazione.
Quello che è certo, da sempre, è che la banca dati, i contatti, raccolti nel tempo, sono il vero patrimonio di un’azienda, e la sua gestione accurata e professionale è la carta vincente per il suo successo.

Una corretta azione di email marketing prevede la fondamentale “permission” da parte di chi lascia il contatto: senza questa si è fuori legge.
Ma anche quando si ha la liberatoria, si può incorrere nelle proteste di chi riceve la nostra comunicazione.
Talvolta anche abbastanza colorite, come questa che vi riproduco di seguito, giratami da un amico che mi ha chiesto consiglio su come regolarsi:

“SENTA MI STANNO GIA’ GIRANDO I COGLIONI , FORSE LE VA BENE CHE LE MANDO UNA LETTERA DAL LEGALE E VI FACCIO CAUSA  E VI FACCIO PASSARE LA VOGLIA DI ROMPERE I COGLIONI E INTASARE LA POSTA ELETTRONICA  ?
IO NON VI HO AUTORIZZATO A MANDARE NESSUNA  PUBBLICITA’  E NON HO TEMPO DA PERDERE  QUINDI  PERDA LEI 10 MINUTI DEL SUO TEMPO  E MI TOLGA  DALLA SUA CAZZO DI LISTA !! SE RICEVO ANCORA DA VOI UN SOLO MESSAGGIO DI POSTA  VI TRASCINO IN TRIBUNALE!!”

Lui la liberatoria ce l’aveva. La lista era stata comprata da un’azienda leader in Italia nella vendita di pacchetti email aziendali.
Questo è un caso in cui il cliente non ha sempre ragione, ma ritengo sia bene farglielo notare con le dovute accortezze.
Ecco la risposta prodotta dal mio amico:

“Buongiorno,
ci scusiamo per il disturbo arrecato.
Il vostro indirizzo è stato incluso nella nostra mailing list perché acquistato da un rivenditore autorizzato, che ci ha assicurato di avere la liberatoria e l’autorizzazione da ogni utente che fa parte delle sue liste. Le assicuro pertanto che abbiamo agito in buona fede. Mi scuso nuovamente per il disturbo, e le assicuro che il suo indirizzo è stato cancellato dalla nostra lista. Cordiali saluti”

Ed ecco che i toni diventano subito più amichevoli:

“GRAZIE, MI SCUSI PER IL TONO , MA SONO STUFO  DI RICEVERE SPAM SENZA AUTORIZZAZIONE E DI ANNULLARLI CANCELLANDOMI E INVECE CONTINUANO  AD ARRIVARE 20 VOLTE AL GIORNO ALL’INFINITO GLI STESSI GIA’ CANCELLATI”

Una gestione simile di reclami e critiche vale per ogni media internet, da un sito, un blog, un messaggio, un articolo, una mail ad una newsletter: spiegarsi, riallacciare subito il rapporto, far passare un pò di tempo e fare una controproposta.
Internet può mettere a nudo i nostri punti deboli, ma offre anche importanti opportunità per recuperare relazioni che sembrano perdute!

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R
Post molto interessante grazie! In particolare mi è piaciuto l'esempio pratico del primo problema che si trova ad affrontare chi si occupa di email marketing :D Io ho sempre utilizzato liste con contatti raccolti praticamente uno ad uno, o manualmente o tramite registrazione sul web, ma capita sempre che qualche destinatari non ricordi di aver dato il suo consenso e vada in escandescenza per i messaggi ricevuti.<br /> I consigli di non usare mai liste di terzi...l'efficacia delle campage dem diminuiscono e si rischia sempre di incorrere in fornitorni poco affidabili. In definitiva mantenere delle buone malilng list non è così difficile, io uso Opendem come servizio per inviare le newsletter, ma praticamente qualsiasi piattaforma permette la cancellazione automatica dei contatti ed effettua verifiche sulla validità degli indirizzi...
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