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Michele Di Salvo
14 Jul

Di Pietro contro tutti

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  Di Pietro, idv, Gianroberto Casaleggio, m5s, Marco Travaglio, Gabanelli, Monti, Napolitano, Quirinale

Di Pietro contro tutti

“Ho consegnato a vari uffici giudiziari, tra i quali l’antimafia, documenti, riscontri e prove dell’esistenza di strutture criminali che hanno il compito di costruire dossieraggi su personalità istituzionali e pubbliche in generale. Me compreso”. Così Antonio Di Pietro in un’intervista a L’Espresso.
Che prosegue “nel nostro paese esistono organizzazioni che hanno agito e agiscono con una duplice strategia: vendere dossier al miglior offerente, oppure svolgere trattative con i diretti interessati”.
Un gruppo che vedrebbe coinvolti personaggi “prossimi ai servizi segreti” anche se Di Pietro non fa nomi “in attesa che la magistratura svolga i riscontri. Se la matassa verrà dipanata potremo riscrivere la storia politico-giudiziaria italiana, dall’avvio di Tangentopoli fino a questo luglio 2013”.
Fra le altre curiosità dell’intervista Di Pietro racconta di aver scritto con Gianroberto Casaleggio la pagina che acquistò nel 2009 sul “Herald Tribune”, titolata “Democracy is in danger in Italy” e anticipa di aver preparato una causa civile contro “Report” e Milena Gabanelli.
E conclude “Ho commesso due errori strategici, che in ogni caso rifarei. Il primo è non avere appoggiato il governo di Mario Monti, un ragioniere che ha fatto pagare il conto ai più deboli e onesti. E il secondo, non avere taciuto sull’arroganza con cui l’ufficio di presidenza della Repubblica ha gestito il caso della trattativa Stato-mafia. È da questo uno due che sono partiti la defenestrazione e l’isolamento dell’Idv dalle istituzioni”.

Ricapitoliamo.
In un Paese in cui si fanno dossier su tutto e tutti, reali o il più delle volte falsi o anche solo millantati, esisterebbe una oscura Spectre che opera come macchina bellica del ricatto.
Il condimento della limitrofità con i servizi ci sta sempre, dai tempi della nascita della Repubblica, e la retorica nazional-popolare non lo considererebbe attendibile se non venissero nominati.
Però i nomi di questa “cosa” che avrebbe rapporti con pezzi strategici dello Stato uno che è stato, nell’ordine, commissario di polizia, magistrato, deputato, ministro, segretario di partito, europarlamentare… non ritiene di dirli… in attesa della magistratura che “dovrebbe trovare le prove e i riscontri”.
Il democratico Di Pietro torna poi alle origini casaleggiane – che poverello non riesce a essere nemmeno più autore di nulla, sempre co-autore, co-fondatore, co-garante… un co.co.co. insomma.
Tanto democratico che da quando la Gabanelli non va più bene per il Quirinale è anche colpevole di aver danneggiato matrimonialmente il Di Pietro semplicemente avendo “detto la verità”.
Concludendo, veniamo all’ostracismo.
Non già per un’alleanza sbagliata, per aver perso voti e credibilità, ma per eroismo.
Essersi messo anche lui contro i poteri forti e la celeberrima trattativa Stato-Mafia nella cui cospirazione si intuisce ci sia al vertice non un ministro, un pezzo della politica, gran parte di Cosa Nostra e qualche zelantissimo (non si sa verso chi) uomo delle forse dell’ordine e dei servizi, bensì Giorgio Napolitano.

Se era un modo per far parlare di sé c’è riuscito, dopo che non è più nemmeno nel partito che ha fondato.
Se è un modo per cercare un editore per un nuovo libro giallo, la trama mi permetto di dire che regge poco, ma funziona come allegato di settimanali di costume.
Se è un modo per ingraziarsi il Movimento 5 Stelle e toccare corde a loro care, non so se sia poi così efficace.
Di certo una cosa l’ha chiarita: è arrivata l’estate e fa caldo. E si sa che il caldo da alla testa.

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