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Michele Di Salvo
07 Aug

Esposito Berlusconi e il giornalismo da italietta balneare

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  Cassazione, Silvio Berlusconi, pdl, Esposito, Il Giornale, Il Fatto Quotidiano, PolisBlog, giornalismo, giornali, comunicazione tossica

Esposito Berlusconi e il giornalismo da italietta balneare

La vicenda del Presidente Esposito è di fatto una perfetta radiografia della società italiana, dei suoi interessi, del grado di attenzione, e del livello della comunicazione politica, nonché del giornalismo nostrano (che in questo risponde perfettamente al voyeurismo del lettore medio) e della qualità e dei contenuti della classe dirigente politica.
Andiamo con ordine. La vicenda in sé andrebbe chiusa e censurata semplicemente nella inopportunità che il presidente di una corte di Cassazione parli – è bene chiarirlo – dopo aver emesso una sentenza, e prima che ne escano le motivazioni. In sé e di per sé non c’è alcun elemento “antigiuridico”, non c’è rivelazione di segreto d’ufficio, non c’è alcun elemento che ne invalidi l’operato.
Ciò non significa che se buona norma è non commentare mai le sentenze, sarebbe stato opportuno che, se proprio ne sentiva il bisogno, il presidente di quella corte parlasse dopo aver notificato le motivazioni, semmai rispondendo a qualche domanda qualora a qualche giornalista qualche passaggio non fosse stato perfettamente chiaro. Tutto qui. Perché chi sceglie di fare il magistrato dovrebbe non solo essere ma anche apparire ineccepibile. Questo non lo dico io, ma è lo spirito e la sostanza della legge. Ricordando anche che la legge richiede al magistrato non di essere “giusto” ma equo, e che la magistratura non emette sentenze “d’opinione” ma semplicemente raffrontando se un atto o fatto rientra o meno nella determinazione della legge. Punto. le opportunità e le scelte politiche sono cose che appartengono alla politica, alla società ed al diritto d’opinione.
Qui finisce la sostanza e cominciano decine di anomalie, che per noi sono normalità.
Al di là di questa sostanza, ci sono moltissimi complementi, dettagli assolutamente irrilevanti, moltissime cose inventate e manipolate. Che però assurgono a elementi centrali, senza un motivo, se non “parlare” e soprattutto “far parlare”, trasformando finanche i quotidiani normalmente più “seri” in settimanali da spiaggia.
Tra i dettagli esclusi e omessi nel dibattito su questa sentenza, c’è che mai un collegio è stato così “equo” verso Berlusconi, con un procuratore generale che chiede (lui e non la difesa) la revisione parziale della condanna, uno dei cinque giudici è stato finanche artefice di una assoluzione precedente, e il figlio del presidente Esposito che “frequentava” Nicole Minetti.
E ciò nonostante, in base alla legge, Berlusconi è stato condannato, o meglio, la sentenza d’appello è stata confermata.
a quel punto si è scatenato l’inferno mediatico del signore della comunicazione.
Ben lungi dall’entrare nel merito della questione, del fatto e del reato, nessuno dei quali politici, bensì finanziari, fiscali e amministrativi dell’imprenditore Berlusconi, tutto si è riversato sul solito tormentone della magistratura che complotta contro un politico per abbatterlo.
In un altro paese qualcuno chiederebbe di dimostrare concretamente chi, come, dove questi giudici si sarebbero incontrati per mettere in piedi questo complotto. Verrebbe chiamato a dimostrare nell’interesse concordato con chi e in cambio di quale beneficio. Diversamente si configura un reato, verso lo stato e verso la magistratura. Dalla diffamazione all’ingiuria al falso, scegliete voi.
E invece in questo paese si parla di complotto e nessuno chiama rendere conto di questa accusa.
Nella anomalia nazionalpopolare un quotidiano, anzi tre (Libero, Il Giornale, Il Foglio) ricostruisco attaccando violentemente la vita del Presidente Esposito. Lo fanno letteralmente inventando qualsiasi cosa.
Scrive Lorenzetto – su tutti – su il Giornale (testata formalmente di proprietà di Paolo Berlusconi, fratello del condannato Silvio).
Il Giornale che contestò a Mesiani (altro giudice che condannò Berlusconi Silvio) condotte sospette e bizzarre consistenti nell’andare dal barbiere a piedi, nonché di indossare calzini colorati, non si smentisce per l’altezza delle accuse.
Però vale la pena anche la puntata di replica affidata al Fatto Quotidiano, a firma di Gianni Barbacetto .
La giustizia gossippara, fatta anche da noi di trasmissioni come forum e quarto grado che la televisione commerciale trasforma nella “vera forma” che dovrebbe assumere il processo, ovvero senza procedure, senza regole, e scannatoio di opinionisti e sentenze di pancia per acclamazione, continua. Con parta attiva i quotidiani che rilasciano a puntate letture estive da settimanali da spiaggia.
Si va dalla intervista al Mattino di Napoli. Questa è stata smentita, confermata dal giornale, parzialmente confermata da repubblica ma smentita nei fatti dalla pubblicazione della registrazione.
Un giudice che viene bersagliato di menzogne e attacchi personali perde la pazienza? No, ma i bravi giornalisti sanno che l’occasione è ghiotta per far dire e non dire.
Un giudice è abituato a leggere le carte, e si rende conto di quello che dice quando lo legge, questo è fatto normale per chiunque di noi sia stato intervistato anche solo una volta.
Ma davvero tutto questo cambia la sostanza dei fatti, aggiunge qualcosa, è in sé notizia?
Il Mattino ha fatto un’intervista, ha mandato il testo via fax, il giudice lo ha approvato.
Tra il fax di conferma e il testo pubblicato non c’è conformità, e un discorso generico è stato trasformato in un titolo scoop, mentre nella sostanza è stato effettivamente trasformato.
Lo ricostruiscono ottimamente Andrea Signorelli e Alberto Puliafito su Polisblog.


Vediamo quindi a cosa e chi serve questo gran parlare del nulla.
Tutte queste puntate a ben vedere sono una telenovela. In questa telenovela non c’è giornalismo, perché non c’è notizia. C’è un creare un clamore ad un popolo che se legge i giornali troppo spesso non va oltre il titolo e il catenaccio. Ma serve a tutti.
Serve a Berlusconi per rilanciare un’idea di giustizia partigiana e prevenuta.
Serve al Pdl per restare compattato a difesa del fortino.
Serve ai giornali che pare che senza parlare delle vicende di Berlusconi non sappiano come riempire le pagine.
Serve ad un pezzo della sinistra, che da vent’anni ha come unico contenuto l’antiberlusconismo, e senza dovrebbe reinventare se stessa.
Serve perché è gossip e il gossip fa vendere.
Serve ad un popolo di ct del lunedì, di economisti della domenica, di esperti di diritto all’occorrenza, per dire la propria in spiaggia, e distrarsi nel caldo.

Vediamo però perché questa vicenda è importante.
Non per le cose di cui si parla, ma esattamente come fotografia delle cose di cui NON si parla.
Questa vicenda la dice lunga sull’informazione, e sul popolo che si forma all’ombra di questa informazione. Che poi è il popolo che andrà a votare non sulla sostanza delle cose, ma come tifoserie da stadio pro e contro qualcuno.
In questo paese in cui si discute di tutto, non si parla di queste cose e di qualche regola di serietà in più nel come si danno le notizie.
Del resto, è il paese in cui un parlamentare può dire che in fondo “i giudici sono quelli che hanno fatto un concordino scrivendo un compitino” come fossimo alle scuole elementari.
E nessuno si pone il problema che da domani con questa bella frasetta si legittima chiunque, condannato, a non riconoscere né la sentenza né il proprio giudice naturale, né l’ordine della magistratura come potere nazionale in sé.
Non si parla però del fatto che il Giudice Esposito ha un fratello in magistratura e un figlio pm.
Già, per carità, saranno tutti bravissimi, ma a me la scienza “infusa” come l’eros platonico, ovvero per “contatto familiare” o semplice limitrofità non ha mai convinto.
Nel paese che non sa affrontare il conflitto di interessi, si parla di riforma della giustizia quando tocca la condanna di uno solo, e mentre nella scorsa legislatura i magistrati/parlamentari erano 17 questa volta sono “solo” 9 – equamente di centro destra e centro sinistra.
Non si parla del caso Squillante, ma si inventano notizie sugli altri. E i magistrati buoni, sempre, sono quelli di una parte, o che emettono alcune sentenze.
Non si parla delle vere incompatibilità, come ad esempio: un giudice, può giocare a tennis o essere membro dello stesso circolo con gli avvocati che incontra per lavoro ogni giorno?

A tutte queste domande nel nostro paese nessuno darà risposta. A ben vedere nessuno in questo Paese pone nemmeno la domanda. Perché ciò che riguarda una categoria, riguarda anche le altre.
E allora continuiamo a parlare dei calzini di Mesiani, delle scarpe da jogging di Esposito.
Continuiamo a parlare dell’accento in un’intervista telefonica, a parlare di persecuzioni e compitini.
E’ estate.

Ci si deve svagare.

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