Gli incendi dolosi di Reggio Emilia
Circa un anno fa mi è capitato di occuparmi delle vicende di Reggio Emilia, a proposito dei collegamenti poco trasparenti collegati all’acquisizione della squadra di calcio cittadina e dei probabili tentativi di speculazione immobiliare legati allo stadio.
Torno ad occuparmi della città natale del nostro tricolore perché a distanza di un anno, quella che sembrava una “speculazione giornalistica” concretamente mostra effetti e circostanze di maggiore rilievo. Come i commenti di allora dimostrano, a nessuno, e a buon diritto, piace si parli del proprio territorio come possibile obiettivo sensibile dell’infiltrazione criminale.
Nondimeno la reazione non può restare nella sfera della negazione e del ridimensionamento, ma deve essere un concreto guardare in faccia le cose, e cercare di dare una maggiore attenzione ai problemi.
Nel silenzio dei grandi giornali nazionali, in questi ultimi mesi, si sta assistendo ad un crescente quanto inquietante ripetersi di fenomeni intimidatori. Nello specifico incendi dolosi.
Sabato un cronista della Gazzetta di Reggio mi ha contattato per un commento. Stamattina è uscito il pezzo-intervista, che vi ripropongo in via integrale.
Perché, come dice benissimo il titolo “è fondamentale rompere l’omertà” e come continua il catenaccio “non bisogna sottovalutare mai nemmeno il minimo segnale”.
1) Che significato hanno questi incendi dolosi? E' un messaggio? Un segnale di sofferenza? Un gradino oltre la minaccia?
L’incendio doloso è un tipico segnale della criminalità organizzata. In genere tipico della camorra e della ‘ndrangheta. Ma c’è da chiarire che non è certamente il primo. Prima viene “la richiesta” di un qualcosa – soldi, vendere, un appalto, un subappalto, una fornitura. Poi seguono in caso di rifiuto minacce, più di una e certamente in forma chiara e diretta. Possono seguire altre forme minori di avvertimento. E solo alla fine un atto così forte e comunque clamoroso.
La criminalità organizzata ha poco interesse a farsi pubblicità. Tra l’altro questo genere di atti “lascia tracce” materiali su cui costruire indagini profonde e anche i reati correlati sono decisamente di maggiore gravità.
2) Quattro incidenti dall'inizio dell'anno, è un fenomeno in crescita o cosa?
Bisognerebbe approfondire il materiale istruttorio, ovviamente, per dare una valutazione precisa. Di certo le chiavi interpretative sono almeno tre, e tutte parallele, senza che nessuna esclusa a vicenda l’altra. La prima: una chiara e forte penetrazione criminale nel tessuto locale. Che significa logistica, uomini, mezzi, e soprattutto interessi da far crescere e tutelare. La seconda: una “discreta” resistenza da parte del tessuto locale sano per non far crescere il grado e il livello dell’infiltrazione, e talvolta è una scelta di coraggio, altre di semplice sottovalutazione del fenomeno. La terza: la diversificazione degli interessi criminali. Si va dal settore cimiteriale, al terziario all’edilizia, alla piccola impresa. Tutti settori tipi dell'investimento a scopo di riciclaggio, ma soprattutto di controllo del territorio.
3) Come avviane l’infiltrazione criminale nel settore economico?
Le organizzazioni criminali dispongono di immense somme di denaro liquido. Quando dico liquido intendo letteralmente denaro contante, non depositato in banca. Denaro frutto di estorsioni, pizzo, traffico di stupefacenti, ma anche appalti, furti. In un periodo di forte crisi economica è facile avere occasioni di reinvestimento nel circuito legale, acquistando in contanti e a poco prezzo esercizi commerciali e imprese. E chiaramente questi investimenti avvengono in aree ben lontane dai normali centri di interesse e sotto osservazione specializzata delle forze dell’ordine, o dove faticosamente con gli anni si sono sviluppate associazioni di categoria capaci di affrontare il problema e di informare i commercianti e gli imprenditori per contrastare il fenomeno. Si presentano come investitori, definiscono un prezzo, entrano nel tessuto sociale, spostano persone, beneficiando di avvocati, commercialisti e prestanome, a volte anche locali, compiacenti, certi di facili e lauti guadagni. E come un neo-tossicodipendente che è certo del suo “smetto quando voglio” da quel momento questi professionisti non sono più padroni della propria esistenza. E tutto il tessuto locale comincia ad ammalarsi.
4) Qual è il ruolo che deve svolgere il cittadino, il politico o l'amministratore?
Esistono molte cose che si possono fare. Intanto commercianti e imprenditori non devono assolutamente sottovalutare alcun segnale, anche minimo, di intimidazione o di approccio. Per gli inquirenti sono comunque elementi utili se non indispensabili per mappare ciò che sta avvenendo, anche con il supporto delle banche dati incrociate. Mai pensare di essere “soli”. Soli ad affrontare un problema o soli ad essere vittime di una minaccia, seppur apparentemente velata. Significa che altri, in silenzio, stanno subendo la stessa cosa. Parlarsi è fondamentale. Per chi ha ruoli politici e amministrativi la strada è diversa. Monitorare ogni atto anomalo. Le cessioni delle attività, le nuove residenze o domiciliazioni, troppi atti commerciali da parte di un certo notaio o un certo commercialista. Soprattutto nei piccoli e medi comuni, potrebbe essere semplice tenere sotto controllo ciò che avviene nel tessuto commerciale semplicemente parlando con le categorie, uscendo per strada, confrontandosi con i commercianti, o attivando una maggiore e diversa attenzione da parte dei vigili urbani. Perché il passaggio successivo dell’infiltrazione è sempre politica, con referenti propri in ruoli amministrativi.
Conta moltissimo anche ciò che fanno i giornalisti locali, che hanno una conoscenza territoriale ramificata, e possono “raccontare le storie” anche mantenendo riservo e anonimato, e soprattutto possono denunciare i fenomeni, stimolare domande e richiedere un maggiore impegno degli amministratori e degli inquirenti. E mantenere alta la tensione e l’attenzione su questi fenomeni è determinante.
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