Grillo al passo del gambero
Il 12 giugno ho scritto su l’Unità un articolo intitolato “Ma se le cose vanno male il comico ha un piano B”.
Un’analisi su cosa stava accedendo nel Movimento 5 Stelle e sulla comunicazione politica di Grillo, sui toni e sulle scelte, soprattutto nel contesto dei non pochi mal di pancia successivi alle elezioni amministrative.
Scrivevo “…Intanto in rete, con varie declinazioni di dissenso finanche tra i fedelissimi e gli assidui frequentatori e commentatori del blog, al punto che è stato necessario eliminare la funzione “ordina i commenti per gradimento” perché altrimenti la percezione sarebbe stata addirittura schiacciantemente contro il capo. Dissenso continuato fuori, per settimane nei gruppi parlamentari e sui giornali, con qualche esternazione fuori dalle “modiche quantità consentite”. Situazione peggiorata con i risultati delle amministrative: consensi dimezzati nei casi migliori, e nessuno dei candidati arrivato al ballottaggio. Dati allarmanti soprattutto per giovani neo-eletti parlamentari che sanno bene che con questi numeri, in caso di elezioni non verrebbero confermati – seppure e nei casi in cui venissero ricandidati, viste certe performance ed esternazioni.”
Aggiungevo – prima del caso della senatrice Gambaro – “al crescere delle critiche alla linea monolitica del capo, sembra aprirsi un fuggi-fuggi estivo, alla ricerca di ospitalità altrove o in nuovi gruppi che diano qualche chance in più. Si susseguono indiscrezioni, voci di corridoio, frasi dette e non dette che finiscono come commento su ogni giornale, per lasciare intendere un malessere e quantificare le persone. Sonia Alfano parla di 35 parlamentari che sarebbero stati pronti ad appoggiare Bersani, linciaggio mediatico a chiunque lasci il gruppo, anche solo per confluire nel gruppo misto o perché letteralmente cacciato, e Zaccagnini (già noto per atteggiamenti tutt’altro che pentastellati) che esterna la sensazione che Grillo voglia un gruppetto del 10-15% facilmente gestibile… e torniamo casualmente sui numeri già indicati, mentre Carla Ruocco – come se parlasse di un bisticcio tra compagni della squadra di calcetto, glissa “chi non è d’accordo libero di andare”, cui fa eco la voce collettiva del “…e prima è, meglio è per tutti”.
Questa era la premessa su cui avevo descritto alcuni passaggi, per altro confermati da alcune fonti molto ben informate.
“Una terza vita si apre per l’ex-comico genovese, che potrebbe rilanciare il messaggio di un movimento 5 stelle che “avrebbe potuto” fare la rivoluzione ma i cui eletti “sono stati corrotti dalle stanze del potere” e lui “non ci sta più”. Forse un nuovo libro accompagnerà e spiegherà questa nuova svolta, semmai tradotto direttamente in più lingue, e chissà che non ci stia già pensando, visto che ultimamente anche i testi dei suoi discorsi stanno cambiando, almeno rispetto allo Tsunami Tour. Linfa di nuovi autori? Grillo ci sta lavorando. Sta scrivendo, prepara testi nuovi e probabilmente dopo l’estate dovrebbe iniziare un vero e proprio giro nei teatri
“Che bello, quando queste piazze le riempivo sempre a pagamento, che nostalgia…” è frase ricorrente in tutti gli ultimi discorsi elettorali a sostegno dei 5 stelle.”
Senza citare l’Unità, anche Repubblica il 13 giugno riporta la conferma dell’ira di Grillo verso il dissenso interno. Ai 5 Stelle romani ha detto “mi sono rotto se continuate così mollo tutto”. Nel suo post di ieri chiama i fedeli a raccolta “non lasciatemi solo, fate sentire la vostra voce” – riferimento implicito alla maggioranza dei commenti che sul blog invece chiedono un cambio di passo e di toni al comico genovese.
Coerentemente con questa linea oggi Nuti (che ha appena sostituito Roberta lombardi come capogruppo alla Camera) rilancia "Il livello di attacco al M5s si è alzato e mira diritto al cuore del MoVimento". E aggiunge "Sappiamo con certezza che c'è in atto una compravendita morale e politica dei nostri parlamentari
Il collega Tacconi twitta una replica "Nessuna compravendita in atto. Queste dichiarazioni sono volte solo a distogliere dal merito della questione" e propone il link ad un articolo in cui si parla del caso Gambaro, la cui espulsione sarà decisa da un'assemblea congiunta lunedì pomeriggio.
La questione in definitiva è sempre di comunicazione politica e non di sostanza.
La compravendita “politica e morale” non è nulla; si presta molto a essere fraintesa con quella di Berlusconi, finita in inchiesta giudiziaria con tanto di rinvii a giudizio. Ma si guarda bene il neo-capogruppo dal finire semanticamente nel penale e la mette sul “politico e morale”.
Se con questo vuole intendere che se un parlamentare viene espulso e non si dimette in qualche gruppo dovrà pur andare; se vuole intendere che, eletti per fare qualcosa, qualcuno mal digerisca una linea di opposizione oltranzista, credo sia più una questione politica interna, che non un condizionamento esterno. Ed in tutte queste cose, la morale è una parola tanto ad effetto quanto fuori luogo.
In realtà di pressioni ce ne sono molte, ma non nel senso indicato dall’on.Nuti, ma in una visione più articolata. Il dissenso sulla linea del capo attraversa tutta l’Italia e mette insieme storie ed estrazioni differenti, di parlamentari che hanno compreso che fare un gruppo isolato rischia di essere una scelta che non incide sull’immobilismo che mal sopportano.
E resta comunque sul tavolo la questione che con percentuali in forte caso, è prevedibile che molti di loro non avrebbero alcuna chance di essere riconfermati. Il punto semmai è che sono certi che on verrebbero nemmeno prese in considerazione le loro candidature, perché “chi non è d’accordo fuori dalla balle” – Grillo dixit, ac fecit!
In tutto questo però i toni e le esternazioni di Nuti confermano quella linea “da piano B” di cui avevamo parlato.
“Una terza vita si apre per l’ex-comico genovese, che potrebbe rilanciare il messaggio di un movimento 5 stelle che “avrebbe potuto” fare la rivoluzione ma i cui eletti “sono stati corrotti dalle stanze del potere” e lui “non ci sta più”.
Resta quindi la questione, quasi da uovo e gallina – sono i deputati che vanno via perché “corrotti dalla casta” e quindi “traditori del movimento” o piuttosto che a furia di non creare dibattito interno, di non ammettere declinazioni differenti della linea politica, di non accettare il dissenso, di negare un confronto vero e autentico, e di dover sempre e solo accettare la linea dettata da Grillo, qualcuno alla lunga si stufi, anche semplicemente di sentirsi dire che “non vale nulla”?
Non accettare di essere insultati, significa essere anche dei “corrotti morali”?
E porre semplicemente la questione sui toni dei post di Grillo, deve necessariamente portare all’espulsione (eventuale) ed al linciaggio mediatico (certo)?
Forse la struttura di partito senza organi e assemblee elettive comincia ad essere un po’ troppo stretta on tanti eletti e soprattutto per l’indole di Grillo, che piuttosto che perdere un minimo del suo potere interno preferisce ridurre la sua creatura a partito d’opinione e scegliere altre vie… il mondo è grande.