Grillo balneare verso il Movimento12Stelle
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Al di là dei sondaggi, che danno Grillo in calo di circa 10 punti dalle politiche, quello che è certamente più interessante comprendere il come e il perché del vero e proprio crollo di pubblico in rete, quello che per Casaleggio è il futuro finanche della democrazia e delle istituzioni, e quello che per Grillo è il solo parametro di valutazione, oltre che quel non-luogo in cui, dice lui, tutto è nato e che lo ha investito ufficialmente del ruolo di leader indiscusso e indiscutibile.
In soli 4 mesi – dopo il picco delle politiche – il blog di Grillo ha perso l’80% delle pagine viste, è sceso nelle classifiche mondiali dal 400° al 9.000° posto, è sceso anche sotto il suo minimo storico in termini di visite e di permanenza media (segno del poco interesse anche del lettore più affezionato) e soprattutto su cento persone che sino a quattro mesi fa cercavano il suo blog in rete, oggi ne sono rimaste circa 30, con un trend in calo costante e quotidiano. I trend non accennano a migliorare, se non con piccole punte legate ai post più accesi, intransigenti e spesso violenti. Ad esempio in occasione delle varie espulsioni. Lo stesso referendum chiesto da Grillo sulla sua leadership ha registrato un’astensione di circa il 40% dei fedelissimi irriducibili 50mial iscritti certificati al blog. E lo stesso RestitutionDay, che avrebbe dovuto essere un momento celebrativo mediatico delle promesse mantenute è avvenuto un po’ in sordina senza nemmeno la presenza del leader-maximo. L’ultima occasione l’ha tentata tirando in ballo il Presidente della Repubblica, urlando dal blog un post di richiesta di incontro urgente, per la verità rivelatore della vera aspirazione del Beppe nazionalpopolare: diventare premier per acclamazione senza mai prendere un voto di preferenza. Mal gli colse che Napolitano invece con le opportune e doverose precisazioni – formali e sostanziali – accettasse l’incontro, togliendo una settimana di post infuocati al comico, visibilmente in difficoltà perché impreparato. Di tutta questa vicenda esiste solo un fiume di parole sui giornali dal tema “che dirà mai Grillo a Napolitano”. Lo sapremo mercoledì, quando forse lo saprà anche Grillo.
Di certo è difficile tenere insieme in un unico movimento tutto e il contrario di tutto. I delusi, giustamente, dalla politica dei partiti tradizionali, gli scontenti della linea del proprio partito, i movimentisti, i no-tav, i piccoli imprenditori del nord-est, gli agricoltori delle quote latte e i no-ponte siciliani e calabresi, con i movimenti ambientalisti delle comunità campane, martoriate e inascoltate sul campo dei rifiuti. Il tutto con le molte persone ansiose e speranzose di poter fare qualcosa di buono e di poter finalmente partecipare (semmai le stesse che a Roma avrebbero a larga maggioranza voluto dare un nome per la giunta Marino, seccamente annullate da due righe di Grillo, che in barba alla rete e all’uno vale uno ha chiarito che l’uno che vale è solo lui). Ed è questo il pezzo più concreto e forse importante che Grillo ha perso, sia in termini di pubblico che di elettorato e di fiducia.
Quella che si profila è una politica decisamente balneare, in cui Grillo esisterà solo come fenomeno mediatico e solo in funzione dello spazio e dei rilanci che giornali e televisioni daranno ai suoi post, che di necessità saranno massimalisti, estremisti e violenti. Perché sulla sostanza politica anche le proposte dei suoi parlamentari, anche quando ragionevoli, saranno accantonate proprio a causa di quel massimalismo escludente, traducendo anche le migliori intenzioni in una presenza politica inutile.
L’unico obiettivo per Grillo sarà consolidare un risultato non troppo lontano dal 15% alle europee. Elezioni in cui nuovamente conta il simbolo e la leadership più che i nomi, ed in cui un tour può fare proseliti. Riciclando in chiave antieuropea la retorica della casta. Nessuna alleanza, Europa affamatrice dei popoli, l’euro la iattura dei mali nazionali, le lobby e le caste europee riunite in un’abile cospirazione massonico-finanziaria, e lui unico baluardo. Solo? No, in un’improbabile compagnia-accozzaglia si profila il grande passo: rompere gli indugi e costituire il movimento a dodici stelle (tante quante sono quelle raffigurate nella bandiera comunitaria).
I primi contatti sarebbero avvenuti con una parte dei leader di Alba dorata, quindi si sarebbero aggregati gli spagnoli, e parallelamente i ciprioti. Ma il dato più sorprendente è che a presentarsi sotto lo stesso simbolo, alle prossime europee, ci sarebbero movimenti antieuropesiti francesi e inglesi e persino un partito tedesco.
Se questo è l’unico collante politico, resterà un grande vuoto pneumatico.