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Michele Di Salvo
07 Jan

Il 2013 del web raccontato su l'Unità

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  Nsa, Cia, datagate, Obama, privacy, web, socialnetwork, Prism, Snowden

Il 2013 del web raccontato su l'Unità

Il 2013 per il web è stato un anno complesso e decisamente di transizione. È stato attraversato da nuove acquisizioni e da fusioni importanti. E di certo lo scenario che si apre è di ulteriore evoluzione, soprattutto per un processo ormai inarrestabile di apertura ai nuovi players orientali, che in qualche modo contribuiranno a diversificare la sintassi della rete per come noi oggi la conosciamo e per come siamo abituati a concepirla. Oltre ai nostri social network, che ormai assorbono oltre il 65% del tempo che un utente medio trascorre navigando in internet, dall’altra parte del mondo oltre due miliardi di profili sociali sono contenuti in cinque “reti sociali” con cui il mondo imparerà a relazionarsi e a interagire nel prossimo futuro: Sina, RenRen; Orkout, VKontakte, YouKu, Tencent, QZone, per citare i maggiori.
Uno scenario che deve tenere conto anche delle nuove strategie di infrastruttura del web dovute ad accordi sempre più ampi e strategici tra Cina, India e Russia, che puntano a ridefinire i luoghi e i rapporti di forza nell’infrastruttura della comunicazione globale, ma anche dei contenuti e della pubblicità, un mercato in crescita inarrestabile che è stimato nel 2014 superiore ai 100miliardi di dollari. Ma il vero “affare” in gioco è ben più grande ed importante, e riguarda l’infrastruttura delle informazioni a livello mondiale, e soprattutto la capacità di spostare opinione tra le persone in chiave geopolitica.
Abbiamo scoperto la rilevanza delle forze in rete in casa nostra, e lo abbiamo visto nelle proteste turche e nelle elezioni iraniane, che a differenza della comunemente definita “primavera araba” stavolta hanno visto i social network essere il vero strumento di diffusione delle informazioni e contemporaneamente hanno mostrato l’inadeguatezza dei governi nel gestirne fenomeni e infrastrutture, se non in chiave palesemente repressiva.
Negli anni dei “nativi digitali” questo è stato l’anno in cui maggiormente, sia per via legislativa che per via regolamentare, c’è stato il tentativo attraverso misure più o meno dirette e dichiarate, di limitare la libertà di espressione nei blog, anche nel nostro paese. E semmai la buona notizia è che la rete, anche in casa nostra, si è fatta sentire con forza mostrando tutta l’inadeguatezza di una generazione nel regolamentare un web che, di fatto, non conosce.
Il fatto di cronaca che maggiormente però ha tenuto banco sui media è stato sicuramente il Datagate, o più propriamente detto l’NSAgate, scoppiato a giugno dopo le rivelazioni di Edward Snowden, l’impiegato di un’azienda appaltatrice di un servizio della National Security Agency americana nota come Prism, che aveva il compito di decrittare e archiviare messaggi e mail intercettati in rete.
Il caso Snowden segue di pochi mesi la vicenda di un’altra “gola profonda”, stavolta un militare dell’esercito americano, Bradley Manning, processato quest’anno per aver consegnato a WikiLeaks nel 2010 centinaia di migliaia di video e documenti che hanno dimostrato la sistematica violazione dei diritti umani e delle regole di ingaggio in guerra, e non solo, da parte delle truppe statunitensi, generando scalpore, imbarazzo e indignazione in tutto il mondo.
Entrambi i casi hanno aperto fronti importanti nelle relazioni internazionali e sono da considerarsi apripista per nuove sentenze, e quindi precedenti giuridici e nuove leggi, in tema di fonti giornalistiche, di rapporto tra informazione e tecnologia, e di difesa dei wistleblowers, ovvero di tutti i dipendenti pubblici (e privati) che anche venendo meno al dovere della riservatezza, trasmettono all’esterno informazioni di cui sono a conoscenza che, secondo coscienza, violano la legge, il mandato conferito, il giuramento di servizio allo Stato e la costituzione.
Il vaso di pandora scoperchiato da Snowden ha avuto effetti planetari, non solo per quel che riguarda la rete, la percezione della “vita su internet”, e le implicazioni in tema di privacy per ciascun “cittadino digitale”, ma anche a livello diplomatico, di relazioni bilaterali, portando alla luce un intero universo che, se qualcuno intuiva nei macroaspetti e di cui qualcuno era consapevole accademicamente, adesso è provato: esce dalle nicchie digitali e dalle trame da spy-story per diventare quotidianità di ciascuno, in ogni parte del mondo.
Prima i giornali britannici e, a ruota, tutte le maggiori testate del mondo, hanno cominciato a raccontare di un’agenzia di intelligence senza limiti di bilancio che senza alcuna forma di controllo da oltre dodici anni intercettava, immagazzinava e decrittava una mole indescrivibile di mail, allegati, conversazioni telefoniche, messaggi di ogni tipo e su qualsiasi piattaforma, dalla posta elettronica ai social network. Chi con maggiore attenzione al commento ed alle implicazioni diplomatiche, chi ponendo l’accento sulle attività delle agenzie omologhe di casa propria e dell’implicazione del proprio specifico governo, i maggiori giornali del mondo hanno dovuto dedicare ampi spazi al web, prendere atto di cosa era e di cosa era diventato. E di conseguenza se ne è riscoperta la sua strategicità. L’Unità in questo è andata anche oltre e per prima ha raccontato le centinaia di società del mondo hi-tech e web direttamente controllate e finanziate dalla Cia e dall’NSA. Abbiamo cercato di descrivere i super computer messi a punto per lavorare e decrittare una mole di dati e di informazioni che nessuno poteva nemmeno immaginare potesse essere raccolta.
Quello che emerge da questo 2013 è un mondo in cui il web è sempre più la piattaforma unica della comunicazione, e quindi dello scambio di informazioni a livello globale, e come anche ha mostrato il datagate, le forze in gioco per la conquista di questo spazio senza confini sono enormi, anche perché parliamo di una rete interconnessa in continua espansione e sempre più veloce.
Ci sono gli scenari geopolitici, legati alle sfere di influenza tra ex superpotenze e i paesi emergenti, sempre più all’avanguardia nelle nuove tecnologie e anche più della ricerca e della potenza di calcolo. Ci sono gli scenari industriali, in cui ed attraverso cui si determina e si determinerà sempre più la vera supremazia globale in termini di Pil e di capacità produttiva, oltre che di fornitura di beni e servizi. Infine ci sono gli scenari di intelligence, in cui agli uomini sono state sostituite le reti, ed in cui chi fornirà router e processori domani avrà anche le chiavi di accesso ai sistemi di comunicazione, anche volendo “spegnendoli”.
Infine c’è il mondo degli affari, dei servizi ai consumatori, delle profilazioni, della pubblicità, ed in questo la sfida, lo scontro e talvolta la guerriglia, sono apertissimi: in un web apparentemente gratuito, la carta moneta sono i nostri dati, le nostre informazioni personali, le fotografie, la nostra mappa di relazioni e contatti e la capacità di influenza sugli altri. Ma anche il grande mercato della sicurezza, in cui abbiamo scoperto il vero nemico non essere “l’hacker” o il criminale informatico di turno – questo anche – ma anche grazie ai recenti strumenti di mappatura degli attacchi informatici abbiamo compreso che spesso sono proprio i paesi e le società informatiche ad essere in prima linea per danneggiare un concorrente o per vendere un nuovo programma o servizio.
Il grande tema con cui si apre il 2014 è quello della privacy, soprattutto dopo che i tribunali americani hanno stabilito una volta per tutte che le attività di intercettazione denunciate da Snowden sono incostituzionali. Una privacy che va sempre più disciplinata e regolamentata a livello globale, perché sempre più senza confini nazionali è il terreno di espansione dei social network, dei servizi di posta elettronica e dei motori di ricerca, che non sono più servizi “accessori o rinunciabili” e che, indipendentemente dal luogo dove le singole società hanno sede legale, devono in qualche modo risponderne paese per paese e devono garantire a tutti i cittadini dell’era digitale garanzie piene e diritti chiari. E questo anche perchè ormai l’85% delle transazioni finanziare avviene in rete, e i nuovi scenari mostrano un web capace di creare moneta virtuale e sistemi di pagamento nuovi.


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