Il coerente razzismo di Grillo
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Non sapendo forse cosa dire o far scrivere e far postare sul suo blog, Beppe Grillo ci omaggia di un post sul linguaggio in cui fa una scoperta straordinaria “Mentre parli devi continuamente e seriamente valutare se ogni parola che stai per pronunciare può urtare la sensibilità di qualcuno: un gruppo religioso, un'istituzione, una comunità, un'inclinazione sessuale, un'infermità, un popolo”. Che Grillo abbia scoperto il rispetto e l’educazione? O il semplice doveroso senso di responsabilità per cui è sempre bene interrogarsi e ricordare che la libertà di parola non è legittimità di dire sempre qualsiasi cosa ci venga in mente, e che questa misura deve essere proporzionale e responsabile del seguito che si ha. Chissà se il riferimento era agli attacchi continui alle più alte cariche dello Stato, in qualsiasi occasione e per qualsiasi cosa pur di emergere e di far parlare di sé. O se il riferimento fosse allo sbandierato autunno caldo. O se il riferimento fosse alle sue posizioni – che i tanti sostenitori del movimento volutamente ignorano e su cui glissano con evidente imbarazzo – su gay e immigrazione. Di certo tutte queste affermazioni contrastano molto con l’avere un polso equilibrato della situazione politica italiana, e rendono in realtà sempre più evidente come a Grillo stia più a cuore fomentare e alimentare confusione e destabilizzare che non costruire e proporre.
Di fatto lo stesso Movimento che accusa la Boldrini di fare propaganda, e minaccia impeachment verso il presidente della Repubblica è lo stesso che afferma – sempre oggi – per voce di Roberto Fico, uno dei suoi esponenti più autorevoli, che “Il Movimento Cinque Stelle non fa nessuna propaganda. Cerca con onestà intellettuale di affermare i fatti per trasferire agli italiani una corretta informazione.” Viene però da chiedersi, concretamente, quando ciò si avvenuto. Sarebbe quando si sceglie cosa mandare in streaming e cosa no? Quando certi streaming miracolosamente quanto provvidenzialmente si interrompono “per ragioni tecniche”? quando parlano di hacker del pd, cui non fa seguito alcuna prova? Sarebbe corretta informazione non accettare mai un confronto né rispondere alle domande, minacciare a titoli cubitali querele sdegnate a chiunque scriva qualcosa di scomodo, salvo poi non informare allo stesso modo che quelle querele non sono mai state presentate (perché a differenza di un blog, poi in tribunale devi portare fatti e non chiacchiere). Qualche chiarimento in più per capire a cosa si riferisse il post sul linguaggio però ce lo offre questa frase “Un immigrato clandestino è un rifugiato alla luce del sole.”
Il 17 maggio maggio scorso, cavalcando l’ennesima onda di indignazione Grillo scriveva prendendo come esempi tre casi di violenza.: «Quanti sono i Kabobo d'Italia? Centinaia? Migliaia? Dove vivono? Non lo sa nessuno». Ripesca episodi di violenza. Tutti commessi da immigrati, tutti in qualche modo con un conto aperto con la giustizia. Nell’elenco c’è «un comunitario portoghese che doveva (deve) stare in carcere», «un ghanese che doveva essere considerato sorvegliato speciale per la sua violenza» e «un senegalese il cui decreto di espulsione non è mai stato applicato». Grillo racconta delitti cruenti, stupri. Infine domanda: «Chi è responsabile? ». «Non la Polizia - è la risposta - che più che arrestarli a rischio della vita non può fare. Non la magistratura che è soggetta alle leggi. Non il Parlamento, che ha fatto della sicurezza un voto di scambio elettorale tra destra e sinistra e ha creato le premesse per la nascita del razzismo in Italia. Nessuno è colpevole, forse neppure Kabobo. Se gli danno l'infermità mentale presto sarà di nuovo un uomo libero». Una inversione di rotta nella linea politica? Assolutamente no. Il 24 gennaio 2012 affermava “la cittadinanza a figli di stranieri nati in Italia è senza senso” aggiungendo che “è una proposta che serve solo a distrarre l'opinione pubblica”. Tutto coerente col famoso post del 5 ottobre 2007 dal titolo "I confini sconsacrati"in cui Grillo sostenne che "un Paese non può scaricare sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in Italia" e che "[il problema dei rom] è un vulcano, una bomba a tempo. Va disinnescata.", additando come responsabili il governo, l'Europa a 25 ed il sistema di Schengen e pubblicando una delle "centinaia di lettere sui rom" che dice di ricevere ogni giorno. Ciò suscitò le proteste di diversi visitatori (che bollarono l'articolo come "filippiche proto-leghiste" e "propaganda anni trenta"). Se qualcuno però dovesse pensare e dire (ancora una volta) che Grillo è “solo un megafono” la sua è un’opinione personale, potrebbe scoprire che nel velo istituzionale non è certo solo. Casualmente ancora una volta gli fa da sponda Roberto Fico che ci informa “ho approfondito nei giorni scorsi il progetto di "The Mission", il reality "umanitario" che la Rai realizzerà in collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l’ong Intersos. Il programma andrà in onda il 27 novembre e il 4 dicembre 2013 per descrivere le condizioni dei campi profughi in Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Mali. Si tratta di tematiche e contenuti meritevoli senza dubbio dell'attenzione dell'opinione pubblica e che dovrebbero essere trattati con serietà e sobrietà. Tuttavia sarebbe opportuno valutare e verificare se il linguaggio di trasmissioni televisive come i reality sia quello adeguato a raccontare il dramma di chi è costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni. Dato il rischio di spettacolarizzazione della sofferenza altrui.
Già, nella strana concezione di come debba funzionare “la parola”, i Vaffa urlati per aizzare le folle vanno bene, mentre è meglio paternalisticamente approfondire la sofferenza vera della disperazione dei campi profughi per non “rovinare” l’atmosfera prenatalizia degli italiani. Anche questa deve essere una declinazione della affermazione di Fico “Il Movimento Cinque Stelle cerca con onestà intellettuale di affermare i fatti per trasferire agli italiani una corretta informazione.”
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