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Michele Di Salvo
16 Sep

La comunicazione politica in rete

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  web, comunicazione politica, comunicazione tossica, socialnetwork, CyberShill, Troll, Fake, BotNet, Trackers

Che si vada ad elezioni anticipate o meno, l’anno che si apre sarà di sostanziale campagna elettorale. Vuoi per un governo retto da una maggioranza di emergenza, vuoi sul fronte interno dei partiti per la leadership (attraverso vere primarie o cooptazioni), vuoi per le europee e le tornate amministrative di primavera. Di certo gli appuntamenti non mancano.
Come è stato più volte detto, il web conta e conterà sempre più nelle competizioni, per almeno due caratteristiche; la velocità di creazione del messaggio e la capacità virale offerta dai nuovi modelli internet e dei social network. Questo senza considerare la straordinaria forza aggregante che hanno le strutture di rete dotate di interazione, dai blog, ai gruppi, alle reti sociali home-made.
Per dare un’idea della forza di questo canale, basta ricordare che Obama addirittura si realizzò un suo social-network, e vi raccolse oltre 50mila volontari attivi e quasi 1milione di visitatori costanti, che raccolsero oltre 550milioni di dollari di finanziamento. Se il web da solo non basta, di certo contribuisce a “diffondere contenuti”, aggrega le persone su un obbiettivo comune (persone che non si conoscevano prima e da ogni parte), e soprattutto può addirittura creare la notizia.
Ed è quello che progressivamente è successo in Europa e che accadrà anche da noi. Un web sempre più “fonte” delle notizie e dell’informazione. Un video particolarmente virale, un post condiviso centinaia o migliaia di volta, ripreso dalle testate online, diventa la notizia dei telegiornali, e quindi l’oggetto degli articoli dei giornali tradizionali del giorno dopo. Basta che una notizia sia “virale” o molto condivisa perché sia anche “vera e attendibile”? Assolutamente no, e questo certamente è un nodo importante, perché “la fonte originaria” in sé dovrebbe esserne la garanzia, come in tutte le notizie.
E tuttavia il web che ha delle straordinarie risorse di comunicazione pulita o cd. “bianca”, come appunto post, siti ufficiali, newsletter, profili e gruppi social riconosciuti e riconoscibili, ha anche straordinari strumenti di comunicazione “grigia”, ovvero border-line, per non parlare di strumenti considerati “neri” e che finiscono con l’essere decisamente scorretti se non addirittura illegittimi e illegali.

Possiamo considerare “bianchi” tutti gli strumenti che la fantasia e la creatività ci offre, a patto che: sia sempre riconoscibile chi c’è dietro uno strumento (che sia profilo social, sito, blog, mail…) che sia indicato con chiarezza quale parte sostenga e per correttezza quale sia la fonte finanziaria che sostiene quell’attività. Sia chiaro, sono libero ad esempio di fare da casa mia tutte le telefonate che ritengo, ma se il mio tempo può rientrare nel “volontariato”, la mia bolletta telefonica dovrebbe essere figurare “contributo indiretto economico” a quel partito o movimento nelle sue rendicontazioni.
Nella zona “nera” possiamo fare rientrare tutte quelle decisamente illegali come violazioni di siti web, attacchi DDoS, vero e proprio hacking teso a danneggiare siti software e strutture altrui o per “spionaggio informatico”, invio di mail “a nome di…” fasulle, la diffusione di notizie false, di cui si conosce la falsità, l’uso di falsi profili a nome o di nome simile al proprio avversario, o anche l’accusa non dimostrata che una di queste azioni venga compiuta da un proprio avversario.

Meno semplice è parlare delle attività “grigie”, anche perché in quest’area rientrano spesso attività di cui qualcuno in estrema ratio tende a “giustificare” l’utilizzo come “non illegale”. Vediamone alcune per semplificare.
Parliamo di CrossBlogging quando ad esempio una notizia viene pubblicata su un blog anonimo o creato ad hoc per pubblicarla (e non direttamente riconducibile a quella parte politica), semmai informa anonima, salvo poi “contribuire a rilanciare” quella notizia dicendo candidamente “questo blog ha detto che…”. In misura speculare il ForcedReBlogging, ovvero un sistema quasi automatico per cui un post viene sistematicamente rilanciato da una rete di blog e siti apparentemente non collegati tra loro, alle volte usando semplicemente dei feed o rss, per accrescere la visibilità e la percezione di autorevolezza i una certa notizia o informazione.
Parliamo di CyberShilling quando persone – normalmente freelance – vengono impiegate per “postare commenti favorevoli o propagandistici” in rete, generalmente su blog o siti di riferimento, spesso usando nick-name di fantasia, semmai associati a profili twitter o facebook. Questa tecnica nasce per le esigenze commerciali di alcune aziende per “parlare bene in rete” dei propri prodotti o per limitare l’effetto di commenti sgradevoli, e nondimeno è di efficace impiego anche nella comunicazione politica generalmente anglosassone, dove i volumi sono decisamente grandi.
Uso di Troll, Fake e BotNet. Intanto chiariamo che i troll sono profili che interagiscono con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi, i fake sono invece direttamente profili falsi, contraffatti, che nascondono identità o ne imitano altre. In entrambi i casi abbiamo una gestione “umana” tesa a falsare o disturbare le relazioni e le comunicazioni in rete. Le botnet invece sono macchine, profili artificiali che compiono azioni programmate. Si va dallo spam di messaggi privati via twitter, all’invio di mail automatiche, a semplici “numeri” social che aumentano la percezione del seguito di un personaggio, o semplicemente aumentano la percezione delle visite di un determinato sito web generando accessi, generando visualizzazioni di video o di post, o inviano commenti automatici (sempre gli stessi o con variazioni in random).
Infine tra le attività che vanno per la maggiore ci sono quelle dei cd. Trackers, ovvero finti volontari e sostenitori (in genere in coppia) che con strumenti come telefonini e tablet “seguono” i vari candidati e “pubblicano” video e dichiarazioni o notizie e documenti (normalmente in forma anonima) che possono creare imbarazzo o mettere in difficoltà.

L’efficacia è data in genere non tanto dal clamore del fatto in sé ma dall’effetto sorpresa e dall’impreparazione dell’altra parte e soprattutto dalla “velocità” ed efficacia con cui viene “sfruttata” la notizia.
Da cosa dipende se questi strumenti rientrino nell’area grigia o nera? Dall’azione finale che viene compiuta. Ogni azione tesa a falsare dovrebbe essere nera, anche se non illegale, nondimeno ogni azione di semplice “ridondanza” di un contenuto non è di per sé illegittima.
Non credo verranno usati tutti questi strumenti, né in forma massiccia nelle nostre campagne elettorali, perché non fanno (ancora) parte della nostra normale comunicazione politica e sono pochi i professionisti capaci di organizzare una macchina funzionante organica e operativa per la politica. In genere chi segue la comunicazione strategica lavora con strutture proprie nel settore privato, e in caso di elezioni mette a disposizione la propria struttura per “il nuovo cliente”. Mancando una attività “normale” manca anche la struttura da impiegare, e certamente non la si mette in piedi in pochi mesi di campagna elettorale. A meno che non sei in America dove la macchina non si ferma mai, essendoci elezioni amministrative ogni anno, politiche ogni due, presidenziali ogni quattro.
Nondimeno già alcuni di questi comportamenti in rete cominciano ad essere diffusi e percepibili anche da noi, soprattutto nei partiti più giovani e meno strutturati, e per loro è certamente un vantaggio.
Si tratta tuttavia di attività scoordinate, non accentrate e lasciate (ancora) alla “buona volontà” degli attivisti. Che sia un bene o un male non possiamo dirlo, di certo però questo accresce la “zona grigia” in termini di irresponsabilità del soggetto politico che si avvantaggia di queste azioni, perché sarà più complesso e meno trasparente ricondurre a lui direttamente l’attività. Questo di certo un bene non è.

La comunicazione politica in rete

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