La festa della mamma di G e della sua bambina
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Quella che vi racconto è un’ora della mia vita di ieri sera, che mi ha lasciato l’amaro in bocca per molti motivi, e dato che scrivere è anche un po’ catartico oltre che spero in questo caso utile…
Ieri sera mentre rientravo a casa, verso mezzanotte, in una centralissima strada della Napoli bene, mi trovo una ragazza vicino al portone di un palazzo, in pantaloncini e maglietta sporca di sangue, con il labbro spaccato e la faccia gonfia.
Ovviamente le chiedo cosa fosse successo e per il solo fatto che mi ero fermato io si fermano altre quattro o cinque persone. Per farla molto breve il "compagno" le aveva strappato di mano la figlia di diciotto mesi, e aveva cominciato a prenderla a schiaffi nel letto, e alla fine l’ha buttata fuori di casa dopo averle lanciato in faccia la ciotola d’acciaio del cane, restando quindi solo in casa con la neonata.
La prima cosa che mi ha lasciato perplesso è che nonostante ci sia ultimamente una certa attenzione a questo tipo di vicende che spesso si trasformano in fatti di cronaca, cui tutti noi mostriamo una straordinaria indignazione – ed è già anomalo che questa attenzione sia solo recente – nessuno voleva anche solo lasciare il proprio cognome al centralino della polizia che riceveva la chiamata.
Nell’attesa della polizia, che ci ha messo buoni quaranta minuti ad arrivare (e nonostante siano passate di lì senza fermarsi due pattuglie nel frattempo), abbiamo compreso un po’ di più della vicenda; la ragazza non voleva chiamare le forze dell’ordine, essendo terrorizzata dal “compagno”, che aveva precedenti penali, era noto (anche ad alcuni presenti) come persona “fuori di testa e violenta”… e io mi sentivo un po’ su un altro pianeta, perché tra me e me pensavo che proprio queste dovevano essere ragioni in più per chiamare la polizia, e non il contrario.
Alla fine è arrivata una pattuglia in moto, la ragazza è entrata nel palazzo e si è nascosta nelle scale, non ha voluto sporgere denuncia, e la polizia non ha potuto effettuare alcun tipo di intervento perché “mancava una refertazione e non vi era querela di parte”.
All’arrivo della polizia tutte le persone sul posto, tutte sdegnate per la vicenda, si sono dileguate.
Io ci ho dormito su, e mi pongo solo qualche domanda, che condivido con voi.
Ma tutto lo sdegno che millantiamo a parole facendo i moralisti quando sentiamo di queste cose in televisione, tutta l’attenzione che mostriamo, i fiumi di parole che sprechiamo in esercizi di inutile retorica, possibile svaniscano quando ci troviamo una ragazza su un portone in pieno centro di una grande città? Ma per paura di che e di cosa?
Se davvero ci fa tanta paura, abbiamo di che temere maggiormente dal “mostro che è in noi”, dalla codardia e dall’indifferenza nel non voler nemmeno lasciare il proprio nome al centralino del 112.
Nel merito – se poi così lo vogliamo chiamare – vorrei che qualche volta ci mettessimo nei panni delle vittime quando scegliamo come comportarci, e guardassimo il mondo da quegli occhi.
Se io, voi, vostra moglie, la vostra fidanzata, vostra sorella, vi trovaste in questa, o altre situazioni simili, come vorreste si comportassero le persone lì presenti?
Credo che per certe cose non debba essere necessario che si lasci alcuno nome o cognome, dovrebbe bastare la segnalazione del reato o della fattispecie.
Io vorrei che nessuno andasse via, ma soprattutto che ci ricordassimo che i soggetti di quella vicenda erano tre: un noto violento, una ragazza abbastanza giovane, ed entrambi maggiorenni, ma soprattutto una bimba di diciotto mesi, che non può certo sporgere alcuna querela per tutelare se stessa.
La legge, la nostra morale collettiva, ci impone che la cura e il benessere “dei nostri cuccioli” sia collettiva, che quando i minori non sono in grado di essere sostenuti dal proprio ambiente familiare esiste una collettività che se ne prende cura…
Ieri sera nessuno di questa collettività, ha ritenuto di dover far nulla per accertarsi che quel nostro “cucciolo d’uomo” stesse bene.
In questo credo che nella nostra evoluzione, che chiamiamo progresso e di cui andiamo fieri, abbiamo perso gran parte dell’umanità che resta a tutti gli altri mammiferi del nostro piccolo pianeta.
Buona festa della mamma a G. e alla sua bambina.
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