La GrilloTV e la Reality Politik
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Cos’hanno in comune l’autunno caldo, il ritorno al VDay, la difesa della Costituzione, la tournée europea di un (ex)comico, l’idiosincrasia per la presenza di tv e giornali alle manifestazioni di piazza, la smania di mettere le mani sulla e nella Rai e la campagna di raccolta firme contro la modifica dell’art.138?
Apparentemente nulla, concretamente tutto. Soprattutto se tutti questi eventi e temi hanno un’esclusiva televisiva, che si chiama “La Cosa”, un’unica concessionaria di pubblicità, che è in definitiva la Casaleggio Associati, e un unico narci-protagonista, Beppe Grillo.
Qualcuno potrebbe obiettare che “la Cosa” non è una “vera televisione” e che gli introiti pubblicitari sono inferiori al mercato televisivo. E qui nasce l’idea geniale, anche per il partito di Casaleggio, strenuo sostenitore che la tv sia il male e che manipoli, mentre il web… ma al cambiamento repentino di idee e di posizioni – non solo politiche dovremmo ormai essere abituati.
Come non ricordare quando Grillo denunciò Giovanardi per inadempimento dell’articolo 67 della costituzione (così disse, poi non lo fece, come quasi sempre!) salvo poi dire che era un articolo senza senso e da cambiare quando la fattispecie riguardava i suoi parlamentari. Come non ricordare il Grillo che nelle piazze parlava contro il porcellum salvo oggi opporsi a qualsiasi riforma vera della legge elettorale e gridare al “complotto per distruggere il movimento” ad ogni proposta.
Cambiare idea è qualcosa di congenito evidentemente, in un movimento in cui la rete è sovrana, uno vale uno, ma le consultazioni tra gli “iscritti-registrati” al blog del leader si fanno solo quando è certo un risultato gradito. O come per miracolo passa inosservata la nuova rotta di Messora (coordinatore della comunicazione del gruppo al Senato) che aveva definito il meeting di Cernobbio "evento cospiratorio massonico tra potenti" e che con la partecipazione del suo datore di lavoro Casaleggio si redime e diventa "incontro tecnico".
Una nuova visione che ha toccato evidentemente anche il guru del web-pensiero pentastellato, che mentre definisce “Giornali e tv strumenti di potere” e conferma che il “web vince”, pensa proprio ad una tv tradizionale, codifica un decoder e “lo vende” ai suoi clienti-seguaci “per poter guardare le dirette anche sui vecchi televisori a tubo catodico.”
Ufficialmente si tratta di “un progetto opensource senza nessuno scopo di lucro. Il riproduttore potrà essere acquistato solo individualmente direttamente da siti che vendono la Raspberry, come un normale acquisto online.” Costo? 60 euro. Suggerimenti? “Il sito che abbiamo pensato per l’acquisto è modmypi.com”. Ma è lo stesso canale “la Cosa” a tradire la nuova linea, in un web onnipotente alla Casaleggio “l’abbiamo pensata per far arrivare a tante persone che non vanno su internet i nostri contenuti.”
Cosa succederà adesso? Semplice. Grillo un suo seguito lo ha sempre avuto, ma è con il VDay di Milano, trasmesso sulla tv di massa e ripreso da tutti i quotidiani che ha assunto una dimensione politica nazionale. Ogni evento che fa oggi Grillo è – come lui stesso ha dimostrato – un contenuto. Vendibile e commercializzabile, se lo trasponi in dvd ad esempio, ma anche remunerativo online, se raggiungi una certa audience. Perché dunque non moltiplicare il pubblico raggiungendo chi non va online? Perché se anche fosse vero che non guadagna nulla dai decoder, quanto aumentano le entrate pubblicitarie e gli incassi per le sponsorizzazioni degli eventi con una tv “personale”?
Come per ogni tv commerciale serve un palinsesto. Eccolo. Si va dalle dirette streaming delle riunioni dei gruppi parlamentari, a quelle degli interventi in aula a 5 stelle (lo potremmo definire Parlamento Reality, peccato che lo stipendio dei partecipanti lo paghiamo noi, e per fare tutt’altro) alle puntate settimanali di approfondimento, agli interventi di Grillo, sino agli show di massa, appunto i VDay e, newentry in co-produzione con FattoTv “le notti della costituzione”, veri e propri happening di artisti e nomi noti dello spettacolo seriamente preoccupati quanto inconsapevoli protagonisti di uno show business.
Che male c’è se “per raggiungere direttamente i cittadini” senza “le tv manipolanti dei poteri forti” le uniche telecamere ammesse saranno le loro? Cosa vuoi che sia il diritto di cronaca? Se vuoi vedere e sapere devi “pagare” (perché la pubblicità è l’anima della tv commerciale)! Certo, se qualsiasi altro partito politico desse “l’esclusiva tv” di un suo congresso ad una tv commerciale si griderebbe allo scandalo, ma non dimentichiamo che il movimento 5 stelle un congresso non ce l’ha, e nemmeno un’assemblea e nemmeno organi collegiali, quindi… decidono tutto in due.
la domanda semmai è che cosa c’entri lo show business con la politica e con gli interessi delle persone, con i loro bisogni, con la soluzione ai loro problemi reali e concreti.
Ma nella Reality-Politik tutto questo non conta, a meno che non faccia audience, per farla, come in tutti i reality, conta dare l’impressione di partecipazione al pubblico.
Manca solo scegliere i parlamentari con il “voto da casa” con gli sms a pagamento.
Visti certi commenti e il post di Grillo sul suo blog, questa la mia replica.
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