La guerra a chi fa la guerra ai fake
Qualche giorno fa ho elaborato un’inchiesta indipendente e bipartisan che mostrava i fake sui social network, ed in particolare su twitter, dei politici italiani più in vista.
Nel pezzo che ho scritto, ospitato su l'Unità del 14 maggio scorso, avevo tra l'altro fatto rifermo a chi, per primo, aveva solvato la questione, e al sito statuspeople da lui creato.
Bene, oggi, per alcune ore, il sito di Rob Waller è stato "bloccato".
Prima un attacco ddos, e successivamente l'IP è stato bloccato.
Problema risolto in poche ore, per carità, con quella velocità propria di altri paesi e di un team davvero in gamba.
Tuttavia il problema resta.
Per chi pensasse che in fondo "drogare" la propria presenza in rete sia una cosa di poco conto, beh, non è così, perchè pare che un semplice servizio che fa una semplice valutazione ha dato molto fastidio.
Come ho scritto altre volte, un tempo si chiudevano i giornali, oggi basta, in silenzio, spegnere un server.
Parafrasando Waller “in ultima analisi, se sei disposto a mentire su quanti amici hai, su cosa non sei disposto a mentire? E se sei disposto ad acquistare follower per aumentare la tua popolarità, cosa non sarai disposto ad acquistare?”
Continuo a sostenere che non occorrono norme stringenti alla libertà di espressione in rete ma rendere sempre più pubblici i dati e offrire strumenti per una maggiore consapevolezza può aiutare, ma è essenziale una partecipazione attiva del “popolo della rete” nel chiedere conto di questi strumenti, dell’uso dei fake o dei finti fan.
E nondimeno se una legge occorre, essa dovrebbe punire con decisioni questo genere di guerriglia.