Le amministrative e la rete a 5 stelle
La forza della comunicazione di Grillo, e della Casaleggio, sta nella capacità di mettere insieme il voto di protesta su temi di ampia convergenza: casta, costi della politica, sprechi, euro, europa, ambiente. Il suo successo è frutto di una legge elettorale in cui si vota un simbolo, un’idea, un programma, o semplicemente una lista di punti come fosse una dichiarazione di intenti. Quando cambia il sistema elettorale, e quanto più ci si avvicina ai cittadini e ai problemi quotidiani, e soprattutto quando c’è da scegliere scrivendo un nome e cognome, contano le storie personali, il radicamento sul territorio e la credibilità. Certo la comunicazione conta, ma non può incidere più di tanto su una scelta diretta e nominale, e in queste sedi la protesta si traduce più in astensione che non in un voto di protesta alla cieca.
Qualcuno potrebbe allora citare il caso di Parma. In quel caso sarebbe utile ricordare che in quella città il Pdl era stato spazzato via dagli scandali (e il conteggio matematico mostra come al ballottaggio abbia appoggiato Pizzarotti), il Movimento 5 Stelle era nella sua fase di slancio, Pizzarotti una persona credibile a livello locale, e il Pd considerava la vittoria scontata al ballottaggio, e infine se andiamo a contare quanti sono stati i voti ai consiglieri 5 stelle e quanti sono stati gli elettori che hanno votato al ballottaggio, i conti sono presto fatti. Si potrebbe citare il caso Sicilia, e val la pena ricordare quanto impegno abbia profuso in termini di voto di protesta Grillo in quei giorni (ben gli colse, e monito per gli altri!), va valutato quanto abbia contato il voto di protesta anche lì (voto di cui anche la scelta di Crocetta è in sé elemento concreto) e non va scordato che a fronte di molti voti di opinione al simbolo a 5 stelle, molto inferiori sono state le preferenze sul singolo consigliere eletto.
Tolta quindi la tara dell’effetto propulsivo iniziale, resta il dato – che è sempre positivo per la democrazia – che il movimento 5 stelle esiste ed è presente, e da voce a fasce importanti di cittadini con istante spesso dimenticate o male o affatto intercettate dalle altre forze politiche. Il rischio è che si possa pensare che il modesto risultato elettorale di questa tornata amministrativa sia proiettabile a livello nazionale, dove invece quella comunicazione e questa legge elettorale continuano a dare a Grillo percentuali importanti. Che abbia perso qualcosa è fisiologico, perché coloro che speravano in un’alleanza di qualsiasi tipo con il Pd sono stati delusi, e perché alcuni elettori sono tornati a votare pdl o hanno trovato risposte più adeguate in altre liste civiche locali, o semplicemente delusi anche da Grillo non sono andati alle urne. Ma non possiamo dimenticare che i temi su cui Grillo aggrega il suo elettorato sono ben lontani da essere affrontati e risolti, e sono potenti parole d’ordine aggreganti. Il rischio implicito di questo risultato è che per reggere il movimento sia tentato da un maggiore radicalismo, per rilanciare l’idea di essere diverso e alternativo, rifiutando accordi anche di semplice ragionevolezza su qualsiasi cosa e in ogni proposta. E questo di certo non fa bene alla democrazia e al Paese. E infatti già da ieri i toni del blog si sono radicalizzati, proponendo ancora una volta l’immagine di un paese e di una società divisa in due. I buoni sono gli elettori pentastellati, e tutti insieme, politici, affaristi, impiegati pubblici, giornalisti, pensionati, mantenuti di ogni tipo, sono i cattivi, impegnati ad arginare ed impedire l’unico cambiamento possibile “quello a 5 stelle”. Dovremo ricordare che chi si candida lo fa per governare tutti in un paese intero e unito, e che di certo la retorica dell’insulto, del complotto e la logica della divisione, spesso violenta, delle persone e della società, non fa bene al paese, e non migliora la qualità della vita delle persone, né risolve alcun problema.
Ieri un deputato del M5S ripeteva “il problema è che gli italiani guardano la televisione e non vanno su internet”
Io credo che invece sia lui a dover andare su internet, e leggere come il popolo pentastellato ha risposto al post di Grillo.
Che la strategia fosse ironizzare, demonizzare gli avversari, insultare (ancora) e attaccare tutto e tutti, in primis i giornalisti e lanciare una frattura con chiunque la pensi diversamente era prevedibile. La strategia della comunicazione di Casaleggio è strutturata per creare un gruppo coeso facendo sentire le persone sotto attacco, minacciate, e come le uniche buone (a cinque stelle appunto) contro tutto e tutti, nella logica del “chi non è con noi è servo, è pagato, è in mala fede”.
Strategia che viene portata avanti senza eccezioni, e stringendo le fila, implicitamente “chi non è d’accordo è fuori” (lo ripete e lo fa concretamente da tempo).
E qui ha ragione Grillo: il suo non è un partito. Però non è nemmeno un movimento, perché nei movimenti si discute e nessuno caccia via nessuno,
Ha ragione perché la sua è un’azienda privata, gestita da un proprietario del logo, che scrive le liste, nomina parlamentari, è proprietario di un simbolo, e presiede un’associazione formale di tre persone (con lui, il suo commercialista/nipote e suo fratello) in cui il vero motto è io conto uno, ma voi non contate nulla.
Ed ha anche ragione perché in un qualsiasi partito dopo un risultato come queste amministrative chiunque e ovunque avrebbe chiesto le dimissioni non solo del segretario, ma dell’intera segreteria… ma qui non esiste alcune collegialità, assemblea, organo elettivo, e quindi…
Però se dobbiamo spegnere la televisione e i non leggere i giornali, entrambi “notoriamente di proprietà dei partiti” (tutti, indistintamente ndr.) e leggere il web scopriamo qualcosa.
Che il leader politico più seguito su facebook e su twitter (non è vero se togliamo i fake) non risponde a nessuno di coloro che gli scrivono, e verrebbe da dire che in rete non naviga nemmeno, e la cosa grave è che non legge nemmeno i commenti sul suo blog!
Perché anche se il suo network ambientale, Travaglio in testa, e tutti i siti gestiti dalla Casaleggio, e molti suoi parlamentari e blogger rilanciano un po’ pappagallescamente le parole d’ordine del Grillo nazionale, pare che il suo “popolo della rete” cominci a dissentire.
Pare che qualcuno comincia fare quello che Grillo diceva qualche anno fa “non credete a tutto quello che vi dico, informatevi”.
Pare che cominci a filtrare il concetto che in democrazia si possa anche perdere, e chiamare la sconfitta per nome, pare che sia concepibile mettere in discussione le scelte, non concordare con la linea unica (checché la riecheggi il Fatto) ed in qualche modo avviare e chiedere una discussione.
Pare, che questo post, pure così importante sul piano dei contenuti e della situazione, sia tra i meno condivisi e se possibile anche meno commentati del blog di Grillo (e la quasi totalità dei commenti è critica, basta leggere).
Forse a Grillo però quello che di tutto questo piacerà meno è che tutti questi “pare” sono altrettante buone notizie per la democrazia.