Se 1,5milioni vi sembran pochi
Certo, letta così è una bella cifra. Ben 1,5milioni di euro “restituiti” allo Stato.
Certo, se la dividiamo per 160 parlamentari fa circa 9mila euro a testa, che se li dividiamo per quattro mensilità, fa circa 2.000 euro al mese di risparmio. Se quindi ragioniamo sulle cifre, possiamo dire quindi che ridotti all’osso quei 14mila euro di stipendio non sono una cifra così enorme per fare il lavoro del parlamentare, visto che i più morigerati arrivano a spenderne 12mila!
Certo, c’è da dire che molti risparmi derivano dall’uso di alcuni ristoranti e hotel convenzionati con la Camera o con il senato – per cui il parlamentare paga un forfait (basso) e la differenza del conto la paga sempre lo Stato, ovvero noi. Certo c’è da dire che gran parte di quei soldi sono “risparmiati” per attività non svolte, e qui il nodo da sciogliere c’è. La legge prevede che in quel rimborso rientrino precise attività, tra cui ufficio nel collegio, una certa presenza del parlamentare nel collegio “al servizio” del cittadino e così via. Certo hai voglia a non documentare spese se non le sostieni e nel collegio elettorale non apri un ufficio. E la questione potrebbe essere ricollegata in generale al tema del finanziamento della politica: se non hai fondi dipendi da qualcuno – e io direi sempre meglio dipendere dal pubblico che non scrivere leggi dipendendo da qualche privato.
Beh certo, segue nel ragionamento che devi avere organi collegiali, eletti, un tesoriere, un conto trasparente, un revisore contabile, e possibilmente devi rispettare la legge sui partiti (perché al di là del nome se fai liste, hai un simbolo e ti candidi, sei un partito!).
La questione del risparmio c’è, ed è inutile non prenderla in considerazione, e plaudire a chiunque muova un dito in questa direzione, che poi è semplicemente in una direzione di buon senso, oltre che onestà e senso civico.
Del resto se usciamo dal settore pubblico, in qualsiasi azienda le spese prima le si documenta e poi vengono rimborsate. Perché – con grande semplicità – non potrebbe essere così anche per il Parlamento, semmai mettendo un tetto di spesa massimo?
Tra i tanti commenti esaltati dal gesto, ce n’è uno col quale mi trovo in grande sintonia. Scrive Christian Serra “è un gesto che dovrebbe essere apprezzato al di là del valore assoluto delle cifre che lo Stato risparmierà. È una questione etica, un barlume di speranza che si possa fare politica senza pensare ad arricchirsi. Ad ogni modo per i poverelli che non perderanno occasione per buttarla in rissa anche su questo punto, ricordo che con 1,5 milioni di euro si comprano sei macchinari per poter fare le tac negli ospedali. Per non parlare del fatto che mentre i politici si arricchiscono con i nostri sacrifici, siamo costretti a portare nelle scuole che frequentano i nostri figli pure l’acqua e la carta igienica.”
È un commento che mi piace molto, per la pacatezza, il senso concreto e civico sottostante, per il richiamo a toni concreti e costruttivi evitando di “buttarla in rissa” e perché chiude con un doveroso riportare tutti alla vita concreta del paese in questo momento – che non è fatta di imu, di misure sullo spread, di crescita teorica e recessione reale, ma di carta igienica e acqua negli asili, di persone anziane che rubano nei supermercati una fetta di carne, di persone del ceto medio che si indebitano per pagare una rata di mutuo.
Ecco, io non mi sento di chiedere ai parlamentari di “risparmiare” o “tagliare”, mi sento di chiedere di non trattenere dalle spese ciò che non spendono, ma mi sento anche di esigere che lavorino di più, e meglio, e con più concretezza. Perché sono stati eletti – tutti – per rappresentarci tutti, per scrivere leggi che non riguardano la vita “di una parte” ma quella di tutti, per compiere scelte che riguardano noi, ma anche in nostri – comuni – figli.
Non credo che le bagarre su tutto, i giochi strumentali in aula, le grida e gli strepitii, possano concretamente aiutare il paese, quello reale, in qualcosa. Semmai, e sarebbe il caso di rendersene conto finalmente, questa litigiosità e la non collaborazione aiutano “i giochi di palazzo”.
Si, perché al Paese un governo serve, e se non lo fai contribuendo in maniera costruttiva e alla luce del sole, qualcun altro (peggiore di te) ha forza per essere determinante. Perché se non dici si alle cose che “possono andare bene” anche se non proprio identiche a come le avresti fatte tu, allora non puoi poi chiedere agli altri di dialogare. Se non lavori sui punti in comune con gli altri, e cerchi solo di fare una comunicazione strutturata per dire “io sono diverso” e “tutti mi isolano”, quello che alla fine concretamente resta è che sostanzialmente sei “un parlamentare inutile”.
E dato che invece io credo che tutti siano utili, che tutte le posizioni rappresentano un pezzo della società che merita di avere voce, e dato che so che molti parlamentari hanno cose da dire e da dare, al di là di ciò che “fanno per ruolo”, mi chiedo: non sarebbe il caso di usare l’estate per una serena riflessione che porti a meno scontro, nell’interesse finalmente di tutto il paese?