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Michele Di Salvo
10 Jun

Usa-Cina tra cyberwar vere e presunte

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  Usa, Cina, India, Privacy, Datagate, censura, web, socialnetwork, sicurezza

La campagna elettorale delle ultime presidenziali americane e' stata fortemente incentrata sul rapporto USA-Cina, con i repubblicani che anche attraverso i junk-spot (spot televisivi e web non direttamente commissionati dai candidati, ma realizzati da gruppuscoli anonimi di sostenitori, spesso usati per attaccare con poco savoir-faire l'avversario) mettevano in evidenza la dipendenza economica USA (il 22% del debito americano e' in mani cinesi) e industriale.
Romney di questo antagonismo ne ha fatto un vessillo, riciclando toni da guerra fredda e, lui liberale liberista, ripescando misure protezionistiche anti cinesi a presunta difesa della produzione americana (scordando con troppa leggerezza che l'esternalizzazione del lavoro e della produzione sono stati la droga delle companies americane dell'ultimo trentennio).
Non sfugge che in questa retorica novecentesca si siano ricavati un ruolo i teorici della guerra digitale, attraverso fondazioni e think-thank che finanziano e realizzano studi tesi a dimostrare la necessita' di abbattere improbabili firewall per esportare democrazia e liberta'. Teorizzando che in paesi come la Russia prima e la Cina oggi, tutti stiano a tempestare i motori di ricerca di parole come liberta' e democrazia.
La simmetria non si limita qui. Vengono finanziate borse, ricerche e dottorati a esuli nordcoreani, cinesi, russi, per dare maggiore peso e credibilita' a questa guerra, che come tutte le guerre e' principalmente un enorme affare per chi la conduce.
Assume quindi un grande rilievo l'incontro (programmato da tempo) tra il presidente Obama e il presidente Xi - il primo alle prese in questi giorni con il cd. "datagate" e il secondo rappresentante di un paese in cui - secondo noi, secondo l'idea che ci siamo fatti sulla base di quello che ci viene raccontato - non esiste una libera rete mentre tutti i cittadini (1,2 miliardi di persone) non sognano altro che democrazia e liberta'.
Sul tavolo ufficiale le questioni solite: il cambio tra le valute, le soglie di inquinamento, tariffe doganali, scambi, debito pubblico, condite da diritti civili che male non fanno.
C'e' da scommettere pero' che il tema piu' delicato dell'incontro sara' il recente accordo bilaterale India-Cina; la prima, il motore della programmazione e del calcolo matematico, alla basa di ogni innovazione tecnologica, la seconda, il motore della produzione tecnologica mondiale, ed entrambi insieme un unico mercato di 2,5miliardi di persone.
Un accordo tra il paese maggiore produttore di software di base e il paese maggiore produttore di tecnologia di base significa avere in mano la chiave non solo della ripresa economica, ma soprattutto del futuro tecnologico del mondo, determinando le scelte e l'ingegneria di un futuro prossimo in cui sara' inevitabile per i grandi colossi del web entrare in mercati come la Cina, ma sara' altresi' il momento in cui altri players (QZone in testa) entreranno e si integreranno nella societa' globale, portando in dotazione un mercato fatto di altri 2miliardi di utenti.
Il tema che sta a cuore agli Usa e' nevralgico, la sicurezza informatica, sia software che hardware, per cittadini e aziende che ogni giorno usano macchine e software la cui componentistica e' prodotta e concepita dai due giganti asiatici.
Un tema serio, e da non confondere con gli spot elettorali ne' con le varie schermaglie cui abbiamo assistito in questi anni, e che possiamo definire dispetti e ripicche tra societa' di informatica.
Possiamo ricordare quando durante il sexygate che coinvolse Clinton un gruppetto di studenti made-in-Cina fecero in modo di abbinare la parola "whitehouse" a "xxx" con la conseguenza che chiunque cercasse la Casa Bianca otteneva come risultati rilevanti su google siti hardcore. O possiamo ricordare come gli Usa abbiano cercato di forzare il sistema di controllo cinese sui motori di ricerca, e per tutta risposta si sono visti deviato tutto il traffico mail per mezzora, con un semplice comunicato in cui si diceva "era un test, volevamo vedere se ne eravamo capaci".
Quello che e' in gioco oggi e' la definizione di chi dettera' le regole di come sara' il web 3.0, che al di la' della creativita' e delle idee di ciascuno, dipendera' comunque da quali e come saranno le macchine e tecnologie disponibili.
E c'e' da scommettere che in pieno datagate sara' molto difficile che la posizione dell'amministrazione Obama si scostera' molto dalla linea o proporra' limiti alle grandi corporation made-in-usa.
Il patto non scritto siglato ai tempi di Cheney e portato avanti dalla segreteria di stato sotto di Hilary Clinton era abbastanza chiaro: dateci una legge che ci dia titolo a trattenere e gestire i dati degli utenti, e noi daremo il massimo della collaborazione all'NSA, ma non dateci alcun limite su quello che possiamo fare perche' dobbiamo conquistare il mondo, o lo faranno gli altri.
Non sara' certo un presidente al suo secondo mandato, anche se premio nobel per la pace, che negli ultimi due anni di presidenza a potersi mettere contro questa strategia bipartisan, nemmeno ricordando il suo passato di avvocato per i diritti civili, e mettendo in discussione Guantanamo e il Patriot Act, a meno di non finire nel tritacarne di un datagate a orologeria.
I signori della Silicon Valley devono poter contare incondizionatamente su un governo acriticamente alleato, e che affermi con forza lo slogan "non ci puo' essere sicurezza se non rinunciando a un po' di privacy". Sembra una frase del ceo di una qualsiasi azienda della new economy, invece e' la linea politica della Casa Bianca. E non e' un caso che questo concetto venga ribadito proprio dalla California.
Non dobbiamo pero' scordare che in questo scenario nessuno dei due Paesi ha davvero interesse ad uno scontro. Non e' il momento ne' per sprecare risorse in cyberguerriglie ne' per inimicarsi (da parte cinese) il migliore cliente (gli USA). E tuttavia il terreno comune di accordo c'e': impedire lo sviluppo in rete di tecnologie che rendano difficile o piu' oneroso il controllo dei cittadini da parte dei governi.

Usa-Cina tra cyberwar vere e presunte

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