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Michele Di Salvo
20 Jun

Verso il web 3.0 tra cyber-utopismo, privacy e sicurezza

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  socialnetwork, privacy, web, datagate, open, cyberutopismo, giovani, giornali, giornalismo, in evidenza

Verso il web 3.0 tra cyber-utopismo, privacy e sicurezza

In questi giorni ho cercato – grazie all’ospitalità de l’Unità – di proporre una riflessione complessiva sul web, e sulle dinamiche della rete nel loro complesso.
Siamo partiti su un pezzo complessivo su come sta cambiando la rete attraverso i social, descrivendo i nuovi giganti del web.
Abbiamo analizzato il caso di GeziPark, abbiamo parlato di privacy e policy web a proposito delle intercettazioni massive di cui alla cronaca politica americana, abbiamo parlato degli scenari del futuro della rete attraverso gli accordi India-Cina-Usa, e abbiamo chiuso con una riflessione sul cyber-utopismo e sul rapporto con i neo-conservatori americani.
In quattro giorni l’Unità ha dato spazio a ragionamenti e riflessioni che non sono solitamente presenti sui quotidiani, e certamente non vi trovano il giusto spazio, mentre la rete, spesso in siti di nicchia o di ricerca, li affronta da tempo, proponendo luoghi virtuali in cui si cerca di proporre un uso consapevole della rete.
Il vero nodo è che spesso queste riflessioni sono lasciate all’intuizione di singole persone, generalmente di quelli che hanno cominciato in rete vent’anni fa, e che non si limitano a fruire passivamente di “quello che viene propinato”.
In rete nulla è gratis – anche se così appare – e spesso la merce di scambio è in termini di traffico, di pubblicità, ma soprattutto di informazioni personali, che sempre più invasivamente ci tracciano e descrivono oltre l nostra stessa percezione.
Tramite l’IP di collegamento si sa se stiamo navigando da rete fissa o mobile, a quale velocità, con quale operatore, e dove siamo, oltre orari e tempi e cosa visitiamo, e cosa cerchiamo e come e con quale frequenza.
Attraverso i social network – cui tutti bene o male siamo interconnessi – si sa chi siamo, età, studi, relazioni affettive e sociali. Ma soprattutto attraverso ciò che ci piace o meno, attraverso le nostre condivisioni, attraverso le nostre foto e i link che pubblichiamo, si sa “come la pensiamo”, su politica, religione, questioni sociali.
Questo nostro identikit esce completamente fuori dalle leggi sulla privacy conosciute, che si limitano a nome, cognome, indirizzo, numero di telefono… tutte cose che ormai appartengono ad una preistoria che non interessa più nemmeno alle compagnie di marketing.
Oggi interessa poter creare un “basket” di pubblico mirato, cui inviare un messaggio teoricamente interessante e appetibile per quel target specifico.
Non è un bene, né in sé un male.
È semplicemente il “nuovo mondo web” in cui tutti stiamo e di cui tutti facciamo parte, e quotidianamente contribuiamo a far crescere, ad allargare ed arricchire, con qualsiasi tipo di azione compiamo.
Il nodo centrale semmai è scegliere se esserne parte attiva, che usa “lo strumento” consapevolmente, scegliendo di volta in volta cosa dire e cosa no, e come relazionarsi, oppure essere “fruitori passivi” e inconsapevoli, e quindi farci dettare regole e comportamenti dalle dinamiche del web.
La riflessione è aperta, e non credo vi siano strade manicheamente giuste o sbagliate.
ma se il web è uno spazio e uno strumento in più di libertà, credo che la consapevolezza ne sia componente essenziale apriori.

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