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Michele Di Salvo
31 May

La teoria dei giochi e la crisi di governo

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  Savona, Nash, teoria dei giochi, governo, m5s, lega, Salvini, Di Maio, Politica

La teoria dei giochi e la crisi di governo

Il Prof. Savona in questi giorni ha spiegato – a proposito della sua simulazione di uscita dall'euro – che in realtà si trattava dell'applicazione della teoria dei giochi.

Molto nota tra gli economisti, teorizzata da una delle menti matematiche più brillanti della storia (l'economista e matematico John Nash da poco scomparso), la teoria dei giochi viene spesso usata dagli economisti per "gestire" o spiegare i fenomeni economici e le relazioni tra i soggetti politici imprenditoriali o finanziari.

La tesi sostenuta da Paolo Savona – che va ricordato è e resta uno dei maggiori economisti italiani – è che la sua "euro exit strategy" altro non era che un pezzo di una tesi di negoziazione. In altre parole se voglio negoziare una permanenza nell'euro a condizioni diverse e più favorevole devo convincere le mie controparti che sono disposto anche a uscire dall'euro, altrimenti la "minaccia" resta sempre parziale e poco credibile.

Ragionamento forse un pò troppo sofisticato in questa fase politica ed economica italiana, in cui forse più che le strategie teoriche occorre concretezza e qualche maggiore certezza di stabilità. Quanto meno da parte di un ministro dell'economia più che da un negoziatore designato.

Tuttavia il caso torna utile per ricordare intanto una cosa: la teoria dei giochi offre strategie con regole precise, descrive e spiega scenari e dinamiche negoziali e relazionali, ma resta una teoria, e soprattutto parliamo di "giochi" (anche quando molto seri).

La regola principe dei giochi è che – a parte la rarissima condizione sempre auspicabile di un esito win-win, ovvero dove entrambe le parti ottengono un risultato soddisfacente – che in un gioco c'è qualcuno che vince e qualcun altro che perde. Nell'ambito di regole date tra l'altro, ed in quadro negoziale e relazionale con ruoli precisi, i "giocatori" devono partire dal presupposto che possono vincere, ma anche che possono perdere.

La Teoria dei Giochi studia situazioni in cui i giocatori prendono “decisioni strategiche”, cioè decisioni in cui ciascun giocatore tiene conto delle azioni e delle reazioni di ognuno degli altri.

Applicata a questa fase politica, la teoria dei giochi ci torna anche utile per comprendere la difficile situazione "negoziale" tra Quirinale e la neo nata alleanza giallo-verde.

Un gioco che possiamo utlizzare per comprenderne la dinamica è "il gioco del coniglio", per altro notissimo: una situazione in cui due giocatori avversari devono indurre la controparte ad adottare un certo comportamento senza fare altrettanto. Il classico esempio è quello di una gara di coraggio tra due persone che guidano la propria macchina sulla stessa strada ma in direzioni opposte: il primo che gira perde, se entrambi sterzano la gara è nulla, se si scontrano entrambi muoiono.

Il momento della decisione di "sterzare" è stato quando il Presidente della Repubblica ha detto no al nome di Savona. A questo punto abbiamo avuto il seguente scenario: accettare il no significava "perdere" per la coppia Salvini-DiMaio, accettare il dictat significava "perdere" per il Quirinale... entrambi quindi non hanno sterzato "insieme", e si è andati allo scontro frontale.

A ben guardare la vittoria "vera" sarebbe stata quella di accettare il no a Savona, portando a casa il risultato del governo. Ma la questione di principio ha prevalso preferendo lo scontro frontale, nella certezza che il Presidente avrebbe eviatto a tutti i costi la crisi.

In questo caso ha "giocato" meglio il Quirinale, che ha dimostrato di non temere la crisi (e la piazza) certo delle sue convinzioni istituzionali.

Questo riporta il gioco nelle mani dei giocatori "sconfitti". Accettare un governo del presidente, cercare nuove strade, tornare "da sconfitti" a rinegoziare una nuova squadra di Governo.

In questo caso il "coraggio" motivato ha prevalso su quello che molti hanno definito un eccesso di bullismo politico. Laddove interesse primario del "giocatore-presidente" andava ben oltre il nome di un ministro, ma la tenuta stesa della credibilità del suo ruolo e della sua carica e prerogative istituzionali.

Per quanto la teoria dei giochi abbia un nome così "innoquo" aparentemente, essa spiega dinamiche e suggerisce regole e scenari proprio per evitare che si arrivi a scontri tra le parti, scontri istutuzionali, finanziari, industriali, relazionali e spesso bellici, che sono decisamente seri, ed hanno conseguenze spesso pesanti sulla vita reale di milioni di persone – in questo caso l'Italia e gli italiani.

Certo, l'Italia ha pochi esperti di questa teoria, e tuttavia è davvero un peccato che il Prof. Savona non abbia consigliato meglio i suoi "promotori" a ministro.

Sarebbe bastato ricordare il gioco del pollo (o del coniglio che dir si voglia) per risparmiare al paese e ai cittadini uno stallo che sotto tutti i punti di vista è un danno pesante.

Spesso – teoria dei giochi alla mano – fare un passo indietro è la via migliore per farne due avanti.

E sempre un risultato win-win è e resta il migliore risultato auspicabile.

Se la politica è in sé conflitto e mediazione, la statura del politico si misura proprio nella capacità di disinnescare il conflitto e portare a casa il migliore risultato auspicabile.

La teoria dei giochi e la crisi di governo La teoria dei giochi e la crisi di governo

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