Se le banche (e i banchieri) non pagano le tasse...
A chi non è mai capitato di non poter prelevare al bancomat perché per pochi euro sarebbe finito in rosso?
Di non poter fare un acquisto perché il conto della carta di credito non era stato ancora addebitato?
O anche di essere ripreso dal direttore di banca perché per un ritardo in accredito era andato in scoperto?
O anche in generale quando “ti viene fatta la morale” su un ritardo di qualche giorno nel saldo della rata del mutuo o del prestito?
Questo anche prima di questo momento particolarmente difficile e complesso per le famiglie.
Oggi l’ansa batte: “ex ad Unicredit profumo e altri 19 rinviati a giudizio con l’accusa di frode fiscale aggravata da ostacolo alle indagini”.
Non entro nel merito delle indagini – in parte concluse e in parte ancora in corso – né credo sia il caso di riprendere le numerose inchieste che hanno evidenziato le prassi dei “re-bond”, ovvero quei titoli di debito/credito che venivano emessi “tra banche” e che altro non erano che strumenti atti a far quadrare i conti, ottenere utili finanziari (tassati in maniera differente rispetto a utili di esercizio) e a generare provviste off-shore. Credo di poter comunque dire che difficilmente la nostra magistratura avrà a disposizione competenze tali da controbilanciare quelle che metteranno in campo le banche, almeno in tempi processualmente utili a non incorrere nella prescrizione. E questo senza sminuire la competenza della Guardia di Finanza o dei tecnici della Consob.
Non voglio nemmeno entrare nel merito del fatto che i “finti utili” e le “performance straordinarie” venivano create ad arte per far guadagnare bonus stratosferici a manager e dirigenti – anche laddove questi risultati, di fatto, erano irreali.
Non entro nel merito della assurda prassi di continuare a calcolare gli interessi debitori mensilmente – prassi che porta all’anatocismo, illegale per legge – anche laddove tutti i tribunali lo hanno condannato. Da un lato, è comunque un chiaro falso di bilancio, laddove vengono contabilizzati utili illegittimi e inesistenti. Dall’altro, e soprattutto, il calcolo delle banche è semplicemente statistico: quanti clienti mi faranno causa e io dovrò restituire il maltolto? Ecco, se come è l’anatocismo è illegale, perché, intanto, il nostro governo, non fa un bel decreto che impedisca alle banche di emettere estratti conto con l’addebito interessi mensile?
Verrebbe da ultimo da rilevare come gli azionisti di riferimento di Unicredit (in questo caso, ma anche delle altre maggiori banche italiane) siano alla fine delle Fondazioni, ed in queste le nomine politiche contano non poco – e quindi appare chiaro che lo scopo ultimo sia generare utili e liquidità non tassata per facilitare la spesa da parte delle fondazioni stesse.
Senza entrare dunque in queste discussioni, a me resta ancora una volta quella epidermica fastidiosa distonia tra questi atteggiamenti, e gli straordinari stipendi di banchieri e direttori generali, ed anche dei direttori di banca – che sono gli stessi che propongono questo o quel bond ai clienti – in un sistema alimentato dalla poca trasparenza e chiarezza – e i termini di arroganza, spesso saccenza, e assoluto distacco e superiorità che queste persone usano quotidianamente con molti dei loro clienti.
Mi chiedo, dato che un qualsiasi dipendente, è davvero difficile che possa evadere le tasse, è ancora il caso che queste banche e questi banchieri, continuino a farli sentire “umiliati” nel loro momento di difficoltà? Guardarsi la mattina allo specchio e chiedersi il famoso “da che pulpito…” non sarebbe il caso, e il momento?
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