sulla piccola editoria [bookshop - ottobre 2008]
Ho letto con attenzione i vari interventi pubblicati su BookShop di luglio nell’articolo intitolato “La resa di conti”. Io credo ch nel nostro settore, anche quando “parliamo tra noi”, ci sia una masochistica tendenza a parlare come se stessimo parlando “al pubblico” fingessimo di non sapere delegando la responsabilità dei problemi “altrove”, spesso senza nemmeno chiamarli con per nome. Una lunga discussione sullo sconto del 50% ai librai… ma chi non lo fa – sostanzialmente – uno sconto simile? Cioè, fino a quando noi non chiariremo quali case editrici quali sconti applicano, non riusciremo, nella confusione del dire “i librai” e “gli editori” [falsamente sottintendendo tutti i librai e tutti gli editori] non arriveremo mai davvero ad una soluzione, perché non avremo prima definito il problema. I piccoli e medi editori – alias il 97% del numero degli editori di questo paese – non entra in libreria senza uno sconto sul fornito in conto deposito inferiore al 38-40%; questo è bene chiarirlo, una volta e per sempre. E a questo sconto (reale e diretto) va aggiunto ogni costo aggiuntivo: spedizione e imballo, fatturazione, rendicontazione (spesso con svariate telefonate e fax per non dire lettere raccomandate…), fino alle “rese a carico del destinatario, ed aggiungendo altri due costi – senza che nessuno me ne voglia e solo a scopo di chiarezza fino in fondo -: costo finanziario per i ritardi nei pagamenti – già spesso enormemente dilazionati – costo delle perdite per gli insoluti. Purtroppo spesso questo costi – aggiuntivi – nemmeno l’editore li considera ma alla fine gli pesano nel conto economico. E questo per quanto riguarda le librerie “indipendenti”; non parliamo poi per “entrare” nelle cd. librerie di catena – dove oltre allo sconto talvolta l’iter anche amministrativo rischia di apparire addirittura ingestibile. E questi sconti non sono per “forniture normalmente fatturate” ma per semplici “depositi”… quindi se la proposta – seria – fosse davvero arrivare al 50% di sconto senza il diritto di resa, gli editori, paradossalmente, con quanto pagano oggi per la diffusione libraria, finirebbero addirittura per risparmiare! Non vorrei cominciare a ripetere “le stesse cose” come talvolta mi sembra accada in alcune riunioni con alcuni colleghi; noto che sarà una questione stagionale, ma esattamente un anno fa scrivevo proprio su bookshop esattamente delle stesse cose, quindi non per citarmi rimando alla lunghissima lettera che cortesemente questa rivista a pubblicato un anno fa. Noto solo con rammarico intellettuale come ancora questa problematica venga affrontata “generalizzando le categorie” e non “chiamando i problemi per nome” come sarebbe più auspicabile avvenga da parte di chi fa questo mestiere.